Video di Naum
Testo di cyop&kaf
Come ogni sera Montesanto è un mare dove l’onda dei pendolari s’infrange e sparpaglia in mille rivoli, un flusso misterioso guidato dalla sopravvivenza. Ieri però un gruppo di persone ha deciso di fermarsi lì in mezzo, al centro delle correnti, piazzando uno striscione (una vela?) e una cassa autoalimentata per dar vita a un’assemblea, in preparazione alla manifestazione che si terrà venerdì 3 luglio alle 17,00 alla stazione della metropolitana Toledo, per riportare al centro dell’attenzione la vicenda di Ugo Russo, quindicenne dei Quartieri Spagnoli ucciso da un carabiniere fuori servizio, a seguito di una rapina con pistola giocattolo finita male.
La piazza sembra saturarsi alle brevi parole di Enzo, il padre di Ugo, che ricorda ai presenti il numero dei colpi esplosi quella notte, ben cinque, tre a colpire Ugo, e due sparati alle spalle dell’altro ragazzo, quello alla guida del motorino e ora agli arresti. Colpi per fortuna non andati a segno.
Non entrerò nel merito della faccenda, ce ne sarà occasione, però ci tengo a dire che Ugo e tutti i suoi amici sono miei amici, prima perché ci dipingevo assieme, poi perché con loro abbiamo girato un film, e poi i carnevali sociali, di fratello in fratello, quasi mai le sorelle (questa divisione dovrà pur dirci qualcosa). Li ho rivisti in piazza che silenziosamente annusavano l’aria, prendevano le misure dei presenti ascoltando e applaudendo gli interventi di quelli che avevano il coraggio di parlare. Ho letto nel loro silenzio quel che resta di una diffidenza che non si possono più permettere. Adesso è il momento di cercare alleati, stringersi forte attorno a una vicenda che potrà prendere strade molto diverse a seconda delle scelte che sono costretti a fare ora.
Strada uno: scivolare neanche troppo lentamente nella rassegnazione, cercarsi un qualche lavoretto per dotarsi di strumenti minimi per metter su famiglia, da qui a qualche anno, e dileguarsi tra gli sfruttati.
Strada due: reagire d’istinto, o meglio, come s’è visto sempre fare. Costruirsi l’immagine dello sfruttatore che comanda, ignari di recitare un copione circolare già bello e scritto fatto di crimini e figli / arresti e abbandono, finendo col riprodurre lo stesso ambiente che ci ha generati.
Fernand Deligny molto sinteticamente scrisse che “l’esasperazione degli esseri feriti dalle condizioni sociali di una intollerabile disonestà e l’impazienza dei ragazzi, tormentati da adulti maldestri, si esprimono mediante gli stessi segni”.
Intanto la zia di Ugo li ha guardati negli occhi ordinandogli di riscattarsi. Un educatore del quartiere ha raccontato di un cerchio di cinque ore fatto il giorno dopo l’omicidio per girare insieme attorno al trauma. Altri hanno sottolineato le affinità con le vicende degli afroamericani. Io, se le lacrime già pronte non me lo avessero impedito, avrei voluto dirgli – agli amici di Ugo, amici miei: «Badate bene, esiste una Terza via, e se non esiste la costruiamo assieme. Probabilmente è una strada dove nessuna giustizia verrà fatta, e verranno fuori solo verità sbilanciate da campi di forza ineguagliabili, eppure immergersi in questa lotta – che è sempre un atto creativo – sarà, soprattutto per voi, una vittoria e un motore di cambiamento, tanto più efficace quanto impercepibile a quel potere che vi esige dalla nascita pre-giudicati».
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