Il 29 ottobre scorso i sindaci dei comuni vesuviani vicini alla discarica hanno firmato un accordo con il presidente del consiglio dei ministri, alla presenza del sottosegretario Bertolaso, del prefetto di Napoli, dei presidenti della regione e della provincia. L’accordo annunciava che cava Vitiello, la nuova immensa discarica sul parco nazionale del Vesuvio non si sarebbe aperta. Per quanto riguarda la già esistente cava Sari, l’accordo prevede che nel sito verranno ospitati esclusivamente i rifiuti dei comuni dell’area vesuviana, e solo dopo attenti accertamenti sulle condizioni della stessa cava. Una parte della popolazione ha ritenuto quest’impegno una vittoria, ed è notizia effettiva di questi giorni che le persone presenti al presidio alla rotonda Panoramica di Boscoreale siano diminuite di molto. Chi è rimasto prova a spiegare le sue ragioni, e perché ci si debba fidare poco di questa intesa.
Innanzitutto c’è da dire che già nel 2008 un accordo simile fu firmato tra il sottosegretario Bertolaso e il sindaco di Giugliano, Giovanni Pianese. Quest’accordo prevedeva la definitiva chiusura del sito di Taverna del re, a Giugliano, se non in virtù di un provvedimento di legge. Inutile ricordare cosa sta accadendo in questi giorni: il presidente della provincia Cesaro che firma un’ordinanza straordinaria di apertura, i manifestanti che le provano tutte per ostacolare il passaggio degli autocompattatori. La realtà è che nonostante l’accordo il sito è stato ripristinato.
Un altro punto poco chiaro dell’accordo riguarda i siti per il compostaggio. Al termine dell’incontro è stata annunciata la disponibilità da parte dei comuni vesuviani a ospitare gli ormai celebri impianti, che avrebbero un ruolo fondamentale nel processo di stabilizzazione del ciclo dei rifiuti in Campania. Il sindaco di Boscoreale, Langella, ha parlato, tra le possibili ipotesi, della «costruzione di un sito di compostaggio o per il trattamento biologico» proprio all’interno della cava Vitiello, in questi giorni nell’occhio del ciclone. La possibilità di una nuova gigantesca discarica nel parco nazionale sarebbe scongiurata («per salvaguardare l’ambiente dello stesso parco», avevano detto i sindaci) ma non si disdegnerebbe di piazzarvi all’interno un impianto di compostaggio.
Ancora, nel documento del 29 ottobre si utilizza una espressione (“accertate criticità”) ambigua e aperta a diverse interpretazioni: “I comuni predetti potranno conferire i rifiuti in cava Sari, fino a esaurimento della stessa, tranne che in situazioni di accertata criticità”. Il sindaco di Boscoreale Langella, però, annunciava già ieri come imminente (ora che l’accordo è stato raggiunto) il ritorno degli autocompattatori carichi dell’immondizia vesuviana alla cava. Nessuno, intanto, ha ancora verificato se la cava presenta effettivamente situazioni di “criticità”. O, se questo è stato fatto dai tecnici al lavoro in questi giorni, i risultati non sono stati comunicati a nessuno. Le denunce dei comitati (e una relazione dell’Arpac) parlano addirittura di inquinamento da percolato delle falde acquifere, e una risposta in proposito sarebbe dovuta arrivare prima del rientro dei camion in cava. Non è stato inoltre detto nulla a proposito dei comuni, tra i diciotto interessati che non svolgono la raccolta differenziata, i quali scaricheranno tutto, indistintamente, in cava Sari. Non è stato detto nulla a proposito del destino dei rifiuti tossici della “Wisco” di Torre del Greco. Non sono stati stabiliti tempi tecnici per l’esaurimento della cava. Non è stato spiegato come si intende procedere per combattere l’inquinamento delle falde acquifere.
Quello che è stato spiegato, invece, è come dovranno comportarsi i cittadini. I sindaci, infatti, hanno garantito, in barba a qualunque diritto democratico “la sospensione di qualsiasi attività di protesta”. Non si capisce, infatti, in base a quale principio un individuo possa garantire la rinuncia a manifestazioni legali e pacifiche da parte di un altro individuo, e firmare con lo Stato un accordo che limita la libertà di espressione, di movimento, di parola, di un cittadino. (riccardo rosa)
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