Foto di Valerio Di Martino
Sabato 17 febbraio, ultimo giorno del Carnevale Ambrosiano e inizio di una primavera precoce, si è svolto nella zona nord-est di Milano il corteo in maschera organizzato dai collettivi che da tre anni occupano il primo piano dell’ex municipio di Crescenzago, oggi attraversato da differenti percorsi (come l’osservatorio, “intervalli diseducanti”) e collettivi (come quello degli studenti e delle studentesse del Caravaggio).
Comune autonomo fino al 1923 e poi periferia milanese, oggi il quartiere è al centro di un intenso processo di gentrificazione che sta provocando l’espulsione della componente più povera dei suoi abitanti, in particolare nell’area di via Padova.
Verso le dieci e mezzo in piazza Costantino compaiono le prime maschere mentre i tamburi della Murga Libre scandiscono l’arrivo di un biscione blu di oltre cinque metri. «Questo è Tarantasio, il mostro di Milano», dice una murguera. «I potenti lo hanno rapito dalla palude in cui viveva e rinchiuso nei loro stemmi, rendendolo simbolo di quello che oggi è la città. Ma questo al mostro non piace! Oggi ha deciso di liberarsi, insieme a noi che come lui in questa città siamo considerati mostri, perché ci opponiamo alla speculazione, alla cementificazione e all’esclusione».
Il biscione occupa la strada e guarda tutti con la sua bocca spalancata, aprendo il corteo che si dirige verso via Padova. Contro una Milano vetrina del consumo, del turismo e delle prossime Olimpiadi, ecco una gioiosa mostruosità frutto di una capillare opposizione alle trasformazioni più deleterie del quartiere e della città. Le maschere lanciano semi nell’area verde ai margini di via Padova, bonificata in vista della costruzione dell’ennesimo supermercato. Poi, si trasformano in mostri urlanti nei pressi delle palazzine popolari di via Celentano, dopo aver ascoltato le storie di sfratti e repressione degli ultimi tempi.
Il mostro è simbolo del tentato addomesticamento degli ultimi, attraverso l’isolamento sociale e la promessa che attraverso una vita di rinunce e lavoro potranno ambire agli agi offerti dalla metropoli. La creatività è una ricetta per sfuggire a questa condizione di marginalità, stringendosi nella lotta o aggirando le trappole del sistema, che ci qualifica come mostri, disadattati o pericolosi, da relegare in specifici angoli di città. Finché qualcuno non decide di riprendersi lo spazio.
“Se vi appropriate della piazza spunta il mostro”, recitano in più lingue manifesti apparsi in piazzale Loreto, la cui trasformazione entro il 2026, in continuità con il più ampio progetto delle prossime Olimpiadi Invernali, inciderà profondamente sulla possibilità degli attuali abitanti di continuare a viverci. Via Padova è ancora una delle poche zone vivibili per quella parte della popolazione che non può o non vuole adeguarsi agli standard imposti della metropoli e che da questa viene progressivamente allontanata. Solo che a volte riappare, si mostra in tutto il suo realismo, e scombina i piani di chi la pensava ormai addomesticata. (osservatorio contro la gentrification di crescenzago)
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