da: Socialist Worker
Lo scorso sabato, a Londra, la popolazione si è radunata per protestare contro l’omicidio di Chris Kaba, avvenuto per mano di un ufficiale della polizia, il 5 settembre dell’anno scorso, a Streatham Hill, nel sud della capitale. Circa duecento persone si sono ritrovate fuori la sede di New Scotland Yard, nel centro di Londra.
Il ragazzo (ventitreenne, membro del un gruppo rap 67, ndr) era stato arrestato dopo un inseguimento da parte di due veicoli non identificabili come appartenenti alla polizia, che trasportavano agenti armati, ulteriori armi e munizioni. L’auto era stata bloccata e circondata dagli agenti, dopodiché uno di loro aveva sparato a Kaba a sparato attraverso il vetro della macchina. Il Crown Prosecution Service (CPS) ha avuto i dossier con gli elementi per le indagini sul suo tavolo da marzo, ma nessun procedimento è mai stato aperto.
Tra i vari slogan e cori ascoltati in piazza: “Nessuna giustizia, nessuna pace” e “Chi ha ucciso Chris Kaba? La polizia ha ucciso Chris Kaba”. I manifestanti portavano cartelli e bandiere riconducibili alle campagne “Giustizia per Chris Kaba”, “Stand up to Racism” e al gruppo “Socialist Workers”.
Il corteo è partito da New Scotland Yard, diretto a Parliament Square. Mentre la protesta bloccava le strade che circondano la piazza ci sono stati diversi interventi, tra cui quello dell’attivista antirazzista e per la giustizia sociale Stafford Scott: «Da anni urliamo e rivendichiamo il diritto di essere trattati come esseri umani! Adesso dobbiamo far capire quanto contiamo qui, in questo posto». Deborah Coles, direttrice dell’organizzazione solidale Inquest, ha dichiarato: «È inaccettabile non aver avuto ancora un processo. Tutto questo non fa che esasperare la famiglia e rendere ancor più sofferto il loro lutto».
La madre di Chris, Helen, ha parlato dell’immobilismo della giustizia, che sembra coprire il comportamento degli agenti: «Quando parliamo di giustizia, intendiamo dire che essere neri non è un crimine. Chris è stato ucciso nella sua macchina, non gli è stato chiesto nemmeno quale fosse il suo nome, non gli è stata data alcuna possibilità. L’hanno ucciso come fosse meno di un essere umano. Continueremo a chiedere risposte, a chiedere fino a che non otterremo giustizia. La polizia ha tenuto i dossier sul caso aperti per mesi, da marzo per la precisione, senza nemmeno leggerli né prendere alcuna decisione in merito. Hanno avuto tutte le prove che avrebbero potuto incriminare il poliziotto che ha ucciso Chris, invece, abbiamo avuto solo silenzio».
Anche il padre del musicista è intervenuto: «Chris aveva un futuro. Avrebbe potuto avere cinquanta, sessanta anni da vivere ancora. A oggi nessuno si prende la responsabilità dell’accaduto […]».
Alla manifestazione ha preso parte anche Marcia Rigg, il cui fratello Sean è stato ucciso nella stazione di polizia di Brixton nel 2008. Nella settimana corrente la donna ha ottenuto delle scuse dalla polizia per il ritardo nella gestione del caso e delle ulteriori scuse poiché non era stata informata del fatto che la polizia coinvolta nell’uccisione di Sean avrebbe addirittura ricevuto un risarcimento. «Lottiamo per la parità dei diritti e per la giustizia sociale. Siamo esseri umani, la polizia rispetta i propri cani molto più di quanto non rispetti noi. Sono furiosa, dopo quindici anni ho scoperto che i poliziotti che hanno ucciso mio fratello hanno avuto addirittura un risarcimento. […] Non ci sono scusanti che tengano ad oggi. Nessuna giustizia, siamo noi da soli. Senza giustizia non può esistere nessuna pace». (traduzione di elisabetta candido)
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