Sono le cinque e mezza di pomeriggio a Novoli, quando dalla chiesa dietro la piazza principale del paese arriva un suono di trombe, rullanti e clarinetti. Se n’è andato un signore cui la musica da banda piaceva assai. Suonano per un bel po’, accompagnano il morto. Qui si usa ancora così. Siamo nella valle della “cupa” dell’alto Salento, zona del festival della “focara”, il fuoco di Sant’Antonio Abate, l’unica pira del Mediterraneo che si accende da sopra e non da sotto e brucia per tre giorni. Dieci minuti di macchina da Lecce. Durante il tragitto, Tonio de Nitto, regista della compagnia Factory Transadriatica e direttore del Festival dei Teatri della Cupa svoltosi dal 2 all’11 settembre tra Novoli, Campi Salentina e Trepuzzi, mi spiega che per costruire la tangenziale extraurbana ci sono voluti quasi dieci anni, siccome il progetto prevedeva che la strada passasse anche per le terre dei ricchi della città.
Novoli, come pure Trepuzzi, Campi Salentina, Poggiardo, Tiggiano, Tricase è terra di latifondi, di vino e di tabacco che ora non si produce più. In Salento molti paesi conservano targhe dedicate alla valorosa resistenza delle “tabacchine”, che con le loro mani piccole mandavano avanti famiglie intere, lavorando in condizioni disumane: i loro scioperi – nella maggior parte dei casi repressi nel sangue – sono famosi perché consumatisi in pieno regime fascista e proseguiti anche nel dopoguerra. Il 25 gennaio del 1961 le tabacchine di Tiggiano assediarono la città in segno di protesta nei confronti dell’amministratore dei beni della baronessa di Caprarica che a loro aveva preferito la manodopera forestiera. Le tabacchine arrivarono a intrappolare le concorrenti nel magazzino e l’assedio divenne una vera battaglia contro l’esercito mandato da Lecce che non finì in mattanza solo perché in testa alla folla si misero bambini e anziani. Dopo ventisette giorni di sciopero, le richieste delle lavoratrici vennero accolte e tutte le tabacchine vennero assunte.
Delle tabacchine si parla anche in Trip, lavoro a cura della compagnia Factory Transadriatica di raccolta e recupero orale delle storie del territorio, fatto intervistando anziani, personaggi della cultura popolare, praticando il baratto nelle case o associazioni, come spiega De Nitto: «Noi regalavamo storie che avevamo raccolto, scritto e messo in scena e alla fine della nostra esibizione chiedevamo alla gente di raccontarcene altre legate alle tradizioni di questo o quel paese, personaggi che solo il racconto orale può tramandare. Poi abbiamo verificato la veridicità in libri e archivi e abbiamo scelto cosa raccontare».
Al pubblico è data la possibilità di scegliere un racconto da ascoltare accendendo le candele di un altarino “vivente” messo nella piazza di Campi Salentina. Oltre alla vicenda delle tabacchine, in questo terzo capitolo intitolato “Porta d’Oriente”, si narra di tradizioni antiche come le barberie musicali di Alessano, le vie del sale e del contrabbando, i piatti semplici (e dimenticati) della tradizione, personaggi che hanno segnato la storia del territorio da Otranto a Leuca come il poeta Girolamo Comi, il pittore Giuseppe Casciaro, Carmelo Bene.
A quest’ultimo, che è originario della vicina Campi Salentina, sono stati dedicati uno spettacolo/conferenza e una mostra di disegni colorati dai ragazzi del Centro d’igiene mentale di Lecce. Nella programmazione che ha interessato diversi luoghi (non necessariamente teatrali come piazze o sale comunali), anche eventi gratuiti e comunitari, come Cuori, studio per uno spettacolo di clownerie per bambini di Principio Attivo Teatro, compagnia leccese di teatro ragazzi guidata da Raffaella Romano co-ideatrice e co-organizzatrice del festival.
Sull’“identità comica del corpo” era incentrato anche il workshop diretto da Andrè Casaca, attore e regista brasiliano esperto in teatro corporeo e clown che ha messo in scena il suo Casa de Tabua. Un altro lavoro di respiro internazionale – in linea col teatro di figura, clownesco e dell’assurdo – è stato La lettera, spettacolo storico di Paolo Nani, italiano residente in Danimarca. Tra i nostrani, il monologo semplicissimo ma potente dell’attore salentino Franco Ferrante che, partendo da una storia vera, disegna la precarietà perenne e negli ultimi anni ancora più esasperata della vita dei teatranti; il debutto regionale della rilettura/performance per dodici spettatori in dodici letti di alcune fiabe di Andersen e Grimm, a cura di Licia Lanera, attrice e regista di Fibre Parallele, compagnia barese di punta nel panorama della drammaturgia contemporanea under 35; le storie dei lavoratori dell’Ilva di Taranto in Capatosta prodotto dal Crest di Bari.
Il festival, nato nell’ambito del progetto di residenza della compagnia Factory nel teatro comunale di Novoli, è alla sua seconda edizione. Factory nasce a Lecce nel 2009, dapprima fa sede a Nardò ospitata dalla compagnia Terramare. Da quattro anni gestisce il teatro di Novoli. Il regista de Nitto, trentasette anni, una lunga esperienza nel capo dell’organizzazione presso i Cantieri Koreja di Lecce, racconta: «Novoli è socio del Teatro pubblico pugliese che accompagnava il comune solo per il festival della Focara. Ci siamo trasferiti qui e abbiamo riattivato la stagione del teatro che non si era mai fatta, iniziando dalle famiglie, la domenica. Questo è un paese che è stato avulso dal teatro per tanto tempo, adesso lavoriamo molto con le scuole, per formare un pubblico occorre iniziare dalle basi».
Il teatro comunale fu fondato nel 1881, è l’unico in tutta la zona dell’alto Salento (a Campi Salentina è di prossima inaugurazione un teatro dedicato a Carmelo Bene), fu teatro di prosa e di operetta, ci sono passate anche le compagnie di giro come l’Almirante e molte altre che con il blocco imposto dal Fascismo e dal fronte bellico si erano riversate nel sud Italia. «Nella costruzione delle storie per il progetto Trip – continua de Nitto – abbiamo scoperto che era usato non solo dai novolesi ma anche dai forestieri venuti per affari di vino o di tabacco che poi la sera andavano a teatro. C’era anche una programmazione un po’ più osé. Le attrici delle grandi compagnie di giro accendevano gli animi del pubblico maschile, come testimoniano gli episodi di liti e crisi coniugali riportati nelle cronache del tempo, ripresi da Domenico Taraldo nel suo “Il teatro comunale di Novoli”, che abbiamo presentato in ristampa al festival».
Nel dopoguerra il teatro è diventato un magazzino, negli anni Settanta e Ottanta era il deposito dei motorini dei netturbini. Riaperto da oltre dieci anni, non era stato mai dato in gestione e il comune lo apriva saltuariamente per le occasioni più disparate. «Abbiamo atteso un nuovo bando dei Teatri Abitati e siamo diventati residenza. Purtroppo si tratta di un bando annuale. Abbiamo avuto la sfortuna di diventare residenza nel periodo in cui le residenze, che erano la forza di questa regione, ora sono perennemente sotto scacco (vedi il caso di StartUp a Taranto, altro festival storico che quest’anno per la prima volta non è stato organizzato)».
La residenza è stata vinta assieme a Principio Attivo, altra compagnia leccese che si occupa soprattutto di teatro ragazzi: «Non è stato un legame di convenienza, piuttosto abbiamo voluto sperimentarci. È stato bello tirare dentro il loro aspetto pedagogico, mentre noi siamo più ferrati sul lato organizzativo. Nel progetto dell’anno scorso, uno dei punti forti era il festival. Il sistema di questa città è interessante. Nella stessa piazza c’è il teatro comunale, la drogheria delle arti dove c’è il nostro ufficio, il palazzo baronale con la mediateca, dietro c’è la biblioteca con una sala di montaggio all’avanguardia, l’ostello della gioventù, la saletta della cultura: tantissimi contenitori che devono essere riempiti di persone competenti. L’obiettivo negli anni è che questo diventi un festival itinerante che coinvolga tutti i comuni della valle Cupa, che induca il pubblico a muoversi, tra luoghi e contenuti».
I risultati in parte già si vedono; il festival è affollato di persone che arrivano anche da Lecce o dagli altri paesi vicini per seguire i vari spettacoli, ragazzi principalmente, ma anche famiglie con bambini: una comunità teatrale che è lo zoccolo duro di un pubblico formato in questi anni di residenza. Sono quasi le sei di pomeriggio a Novoli. La banda ha smesso di suonare; tra un po’ si va tutti a teatro. (francesca saturnino)
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