Uscendo dalla stazione Bagnoli della Cumana, cammino tra le aiuole e i tavolini dei caffè su viale Campi Flegrei. Prendo una strada laterale, via Acate, dove al numero 65, nella sede del Comune, c’è la biblioteca Giancarlo Mazzacurati, dedicata al critico e filologo che insegnò all’università Federico II.
Una signora sta leggendo un libro; un giallo, a giudicare dalla copertina. È Anna, la bibliotecaria-non bibliotecaria. Prima faceva l’insegnante in una scuola elementare, mi spiega, poi l’artrite l’ha costretta a lasciare quel lavoro: «Non potendo più stare dietro ai bambini, sono stata spostata in biblioteca con la qualifica di “istruttore amministrativo”, di fatto è un po’ come fare la segretaria».
Fare l’insegnante le piaceva molto e confessa che in biblioteca spesso si annoia, ma è contenta di poter leggere tanti libri. Mi indica la sezione di libri per ragazzi: «Quelli li ho letti tutti, così quando vengono i bambini posso consigliare i libri in base alla loro età».
La biblioteca ospita seimila titoli, tutti registrati sull’Opac (il catalogo digitale), in gran parte acquisiti tramite donazioni. Oltre alla collezione: una “sezione multiculturale” di libri in lingua, il fondo Mimmo Iodice con libri di fotografia, il fondo Rossana Rossanda e il fondo Bagnoli, spesso usato dagli studenti e dalle studentesse delle scuole per fare ricerche sulla storia del quartiere e sullo stabilimento Italsider.
Le visite delle scuole erano frequenti prima del Covid e per i bambini e le bambine delle elementari, racconta Anna, si tenevano anche spettacoli di burattini in cui il suo collega, ora in pensione, si improvvisava burattinaio. «È bello quando vengono i ragazzi in visita. Io li faccio giocare a fare i bibliotecari, gli faccio compilare le schede di prestito, registrare i libri, loro si divertono».
Da quando la sede è stata trasferita da palazzo Giusso a quella attuale, molti libri sono rimasti negli scatoloni per mancanza di spazio sugli scaffali. Anna è da sei anni che ne fa richiesta: «Anche usati, in buono stato, andrebbero bene!».
A frequentare la biblioteca sono soprattutto bambini, accompagnati dai genitori, professori in pensione, casalinghe. «Qualche tempo fa veniva una crocchia di vecchietti; sceglievano un libro, si mettevano a leggerlo e ne discutevano tra loro. Il più giovane poteva avere settantacinque anni: direttori di banca, professori in pensione… Avresti dovuto vederli, era divertente sentirli litigare animatamente, scambiarsi le opinioni sui libri, era un modo per tenere la mente in allenamento. Ora è da un po’ che non si vedono».
Prima del Covid, quando la biblioteca chiudeva alle 19, la frequentavano molti(e) studenti e studentesse universitari(e) anche dai paesi vicini, come Bacoli o Arco Felice: «Facevano qui anche la pausa pranzo, per non perdere tempo, ma da quando chiudiamo alle 14, per loro non conviene più spostarsi e venire fin qui per poche ore». Il wi-fi doveva essere installato quattro anni fa: «Hanno portato solo il modem e poi non si è più visto nessuno».
Chiedo notizie sulle acquisizioni di nuovi titoli. Dovrebbero arrivare quindicimila euro di libri nuovi, mi informa Anna, per cui aveva mandato un elenco alla Municipalità: non si tratta né dei titoli acquistati dal fondo Franceschini (luglio 2020), né di quelli acquistati tramite i finanziamenti destinati alle biblioteche comunali (dicembre 2020), ma da un fondo che risale a quattro anni fa. «Secondo me quando sarò in pensione questi libri non saranno ancora arrivati – continua Anna con un sorriso a metà –. Io in pensione ci vado tra quattro anni e non so dirti se faranno nuove assunzioni. So che quest’anno hanno assunto nuovi lavoratori socialmente utili, che per venticinque anni sono stati senza contratto: li pagava per metà l’Inps e per metà il Comune. Se non assumono persone nuove, nelle biblioteche tra qualche anno non ci rimane nessuno».
Mentre mi avvio all’uscita, noto sulla porta dei disegni; alcuni sono copie di vignette dei quotidiani. «Questi li ha fatti un signore di sessantasette anni. Lui ama disegnare, allora veniva qui dalla mattina, si sedeva a leggere i libri per ragazzi e ricopiava le immagini, poi si prendeva il caffè, si faceva una chiacchierata e andava via per l’ora di pranzo, e così passava il tempo. Ora, poveretto, la sorella l’ha messo in un ospizio». Su tutti i disegni, in basso e in corsivo, oltre alla data e alla firma, c’è una dedica alla biblioteca Mazzacurati. (cecilia arcidiacono)
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