Arrivo a San Giovanni a Teduccio con la Circumvesuviana; cammino sul corso principale fino a piazza Giambattista Pacichelli, dove ha sede la biblioteca Labriola. È un martedì mattina di fine aprile e dalla piazza si sente il vociare del mercato da una strada vicina.
Vista da fuori, la biblioteca sembra un tutt’uno con la chiesa che le sta accanto. In effetti, l’edificio era prima un convento, mi spiega Silvio, il bibliotecario-non bibliotecario, mentre mi mostra lo spazio. Silvio lavora alla Labriola da quindici anni come dipendente comunale, insieme ad altri cinque colleghi. Si occupa del prestito e dell’inserimento dei titoli sull’Opac, il catalogo digitale. «Quando ci hanno messo in biblioteca ci hanno detto di fare di tutto ed è così che abbiamo imparato il mestiere».
La biblioteca si sviluppa su tre piani: al piano terra una sala conferenze e una sezione dedicata ai ragazzi; al primo piano uffici, collezione e aule studio di cui alcune affacciano sul mare, altre sulla piazza; l’ultimo piano ospita un’emeroteca e un terrazzo che dà sul mare, ma inagibile al momento della mia visita a causa di un’infiltrazione, non riparata, che sta provocando muffa anche nelle aule studio al primo piano.
La dotazione è di circa quindicimila libri divisi per: narrativa, sezione meridionale, lingue, saggistica, sezione ragazzi e anche una selezione di titoli in lingua braille per persone non vedenti. Il fondo Ghirelli, donato nel 2015, raccoglie libri, opuscoli e riviste su Mezzogiorno, politica, inchiesta sociale sull’area metropolitana e sui quartieri operai dell’area est come San Giovanni. Il fondo è disponibile per la sola consultazione.
A frequentare la biblioteca sono soprattutto studenti universitari che in casa non hanno uno spazio per studiare e, nota Silvio, il prestito è più frequente tra le persone adulte che tra i giovani. Dalla chiusura autunnale, poi, questo è stato sospeso e al momento della mia visita lo era ancora, in attesa di nuove disposizioni dalla municipalità.
Come molte biblioteche napoletane, la Labriola ha un catalogo poco aggiornato, anche quello della sezione ragazzi, che rimane comunque un’eccezione per gran parte delle biblioteche sul territorio. Qui viene spesso usata dagli studenti come aula studio. «D’estate stanno più freschi». A riempire lo spazio vuoto tra i libri, animali-peluche ricoperti di polvere.
Il wi-fi è stato richiesto più volte alla municipalità e non è mai stato installato. «A volte si fermano turisti stranieri con lo zaino che, vedendo da fuori una biblioteca, entrano in cerca di wi-fi. È davvero imbarazzante dirgli che non c’è!».
I primi tempi, continua Silvio, la Labriola ospitava diverse iniziative: premi di poesie, un caffé letterario, presentazioni di libri e altri eventi organizzati da associazioni del quartiere. Anche dalla pagina Facebook, poco aggiornata, sembra che già prima del Covid la programmazione culturale fosse meno attiva. Secondo Silvio tutto è rallentato da quando è andata in pensione la vecchia bibliotecaria, «lei era una di quelle persone che coi libri ci parlava».
Gli chiedo cosa dovrebbe essere per lui una biblioteca comunale. «Io vivo in periferia e penso che investire nelle biblioteche in quartieri del genere sia davvero importante. La biblioteca è l’unica strada che potrebbe tirare fuori da questa realtà, l’unico sfogo che una periferia può dare ai giovani. A me si riempie il cuore quando vedo che i ragazzi vengono qui e non vanno da un’altra parte». Aggiunge che a San Giovanni, come in altri quartieri, sono molti i ragazzi che non hanno una stanza a disposizione per studiare: «Quando hanno chiuso le scuole e le biblioteche per molti è stata dura… Dare dei punti di riferimento è importante. Per questo si dovrebbe investire in quello che già funziona: aggiornare il patrimonio librario, mettere il wi-fi…».
E quei ragazzi che in casa non hanno libri, come avvicinarli alla lettura? «Bisogna creare momenti di aggregazione, così una persona ne porta un’altra e in questo modo si creano relazioni. Pensa che qui a volte vengono i ragazzi che fanno filone a scuola per ripassare le lezioni o per studiare insieme. Con tutto che non sono laureato, io queste cose le ho notate, più come padre che come dipendente. Ora sono prossimo alla pensione, ma un luogo di cultura così, mi farebbe solo piacere se andasse avanti».
Silvio mi accompagna alla porta e si assicura che conosca la strada per rientrare in centro. Lì, sull’uscio di quel vecchio convento, mi sembra il custode solitario di un’antica fortezza, poi arrivano il vociare della strada e i rumori del traffico a riportarmi alle quotidiane urgenze di una tarda mattina. (cecilia arcidiacono)
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