Negli ultimi dieci anni, attiviste e attivisti britannici hanno scoperchiato il vaso di pandora di un corpo di polizia politica segreta infiltrata in centinaia di gruppi antagonisti dal 1968 fino al 2011. In possesso di oltre un milione di documenti su individui, gruppi ed eventi, questa polizia segreta ha messo in piedi un programma di sorveglianza da far concorrenza alla Stasi. Tra le tattiche usate da diversi poliziotti sotto copertura, l’utilizzo di relazioni sessuali e sentimentali, fino alla creazione di famiglie con compagne, sodali, sindacaliste e simpatizzanti, ha rivelato la misoginia e il sessismo strutturale interno alle forze di polizia.
P.S.: I nomi tra virgolette singole (“Lindsey”, “Jacqui”, “Lisa”) sono i nomi scelti dalle compagne sopravvissute a relazioni con poliziotti infiltrati che hanno preferito rimanere anonime.
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È il 9 novembre 2002, a Firenze oltre un milione di persone riempiono le strade per la manifestazione conclusiva del primo European Social Forum: tre giorni di riunioni, incontri pubblici e azioni, partecipati da centinaia di gruppi provenienti da gran parte dell’Europa. Tra questi gruppi c’è il Socialist Party, un gruppo trotzkista britannico nato come corrente interna al Partito Laburista negli anni Sessanta, i cui membri furono espulsi dal partito nei decenni successivi, nel processo che trasformò il partito laburista nella sua versione neoliberista del New Labour di Tony Blair. Tra i militanti del Socialist Party c’è Carlo Neri, un omone di Londra con famiglia italiana.
Carlo incontra per la prima volta il Socialist Party nella primavera del 2001, a una manifestazione nel nord di Londra. Di lì a poco si iscrive alla sezione locale e nell’estate di quell’anno partecipa a una manifestazione antifascista a Bradford, contro la presenza delle organizzazioni di estrema destra British National Party e National Front. Nelle stesse settimane Carlo conosce “Lindsey”, un’ex militante del gruppo, i due si piacciono e iniziano a uscire insieme, formando una relazione che continuerà per quasi un anno. Carlo è divertente e premuroso, un po’ timido e restio a parlare di sé, dirà ‘Lindsey’ anni dopo. I due, pur non convivendo, passano insieme molto tempo, a casa di lui come in quella di lei. A dicembre, Carlo porta “Lindsey” a Venezia in vacanza. La storia sembra diventare seria, ma Carlo inizia a scomparire per tre-quattro giorni alla volta, per lavoro oppure perché è con i suoi amici del calcio, che “Lindsey” non ha mai conosciuto. Le assenze di Carlo si fanno sempre più frequenti e protratte, e i due si lasciano nell’aprile di quell’anno.
Torniamo a Firenze. Quando arriva, Carlo ha appena iniziato una relazione con Donna McLean. Di questo, Donna ne ha scritto in un recente libro autobiografico, Small Town Girl, ancora non tradotto in italiano. Anche Donna e Carlo si sono conosciuti a una manifestazione. Lei non è una militante del gruppo e lavora in un’associazione che supporta persone senza dimora. Donna non è potuta andare a Firenze, ma quando Carlo torna, i due vanno a vivere insieme. “In quel periodo eravamo praticamente inseparabili, e sembrava felice di mostrarmi tutti gli aspetti della sua vita sociale e politica (londinese)”, ricorda lei in un’intervista. Donna è scozzese, e i due vanno in Scozia in vacanza insieme diverse volte, Carlo diventa amico della sua famiglia e, da buon militante, la porta a tutte le manifestazione e gli incontri del Socialist Party. Col passare dei mesi, Carlo si apre, racconta di avere un figlio da una precedente relazione e che suo padre è molto malato in Italia.
A gennaio 2003, Carlo le chiede di sposarlo e Donna accetta. Carlo vuole avere figli, prova a convincere Donna, ma lei non vuole rimanere incinta in quel momento della sua vita. I due vanno a Bologna, ma Donna non incontra la famiglia di lui. Per tutto il 2003 rimangono inseparabili, ma verso la fine dell’anno Carlo deve andare in Italia per stare vicino al padre malato. Dalla fine del 2003 e per tutto il 2004, Carlo va diverse volte in Italia, e ci resta per molto tempo. La situazione del padre lo rende distante, scostante e depresso. Carlo parla di autolesionismo. Ad aprile, Carlo sparisce per una settimana. Poi racconterà di essere stato arrestato in Italia per aver pisciato su una macchina della polizia. La relazione di Carlo con Donna non è più quella di prima. Devono lasciare la casa dove vivono e in teoria cercare un nuovo posto insieme. Finiscono però per trovare due posti diversi. Continuano a sentirsi e vedersi sporadicamente fino a quando, a novembre, Carlo scrive un’email a Donna dicendole di non voler più essere contattato.
SOTTO COPERTURA
Carlo Neri però non esiste. Vero nome Carlo Soracchi, era, e forse è tutt’oggi, un agente di polizia, infiltrato nel Socialist Party dal 2001 al 2006. Parte dell’operazione, Carlo ha circuito e intrattenuto relazioni sessuali e romantiche con “Lindsey”, Andrea e almeno un’altra donna. Ma la storia di Carlo non è unica né anomala. Oltre a lui, almeno altri centotrentatré agenti sotto copertura sono stati identificati tra il 1968 e il 2011, in una prolungata operazione di sorveglianza e infiltrazione di oltre mille organizzazioni politiche: gruppi socialisti, comunisti e anarchici, sindacati, movimenti antirazzisti e contro la guerra, gruppi di monitoraggio della violenza poliziesca, campagne “verità e giustizia” per specifici casi di omicidi a sfondo razzista, campagne anti-nucleari, gruppi ambientalisti, contro gli allevamenti animali e contro la caccia; solo in alcuni sporadici casi organizzazioni apertamente neofasciste. Nella grandissima maggioranza uomini, gli agenti sotto copertura venivano dispiegati per lunghi periodi di tempo, nella maggioranza dei casi quattro anni.
Per quarant’anni, dal 1968 al 2008, gli agenti sotto copertura facevano riferimento alla Squadra Speciale Manifestazioni (Special Demonstraton Squad), un’unità della Sezione Speciale (Special Branch) della polizia metropolitana di Londra – che oltre a occuparsi della capitale, era anche responsabile dell’apparato antiterroristico a livello nazionale. Negli anni Duemila altri agenti appartenenti all’Unità Nazionale di Intelligence per l’Ordine Pubblico, sempre sotto il controllo della polizia londinese, si aggiunsero a quelli sotto copertura dell’SDS, espandendo le operazioni a livello nazionale, fino a quando, nel 2011, non furono costretti a ritirarsi in massa in seguito allo smascheramento di uno degli agenti da parte della sua ex compagna e dei militanti del gruppo da lui infiltrato.
Le dimensioni dell’operazione si allargano ancora di più se si prende in considerazione l’azione degli agenti infiltrati contro i sindacalisti, specialmente nel settore delle costruzioni, i cui dettagli venivano passati alle grandi compagnie, che li licenziavano e li inserivano in liste di proscrizione (blacklisting), e per i quali diventava virtualmente impossibile trovare un nuovo lavoro.
TATTICHE IMMORALI
L’uso di relazioni intime e sessuali, la creazione di famiglie e legami duraturi sotto copertura erano non solo avallate da decenni di pratiche abusive e misogine e da ufficiali compiacenti che incoraggiavano l’uso di ogni mezzo necessario per facilitare l’infiltrazione, ma riconosciute nero su bianco nel Tradecraft Manual, un manuale scritto nel 1995 da un agente sotto copertura, Andy Coles, oggi consigliere locale con il Partito Conservatore.
Seppure negli ultimi anni la natura degradante di queste pratiche sia stata riconosciuta, gli effetti materiali e psicologici di queste operazioni di polizia sono stati molteplici: la messa in discussione dell’autenticità delle relazioni politiche e sociali intessute, della propria capacità di distinguere di chi fidarsi e di chi no, o di avere il controllo sulla propria vita intima. Questi si sommano ai traumi fisici e materiali, di ritrovarsi improvvisamente soli, a dover tirare alla fine del mese, magari a crescere figli nati da queste relazioni. Per buona parte del periodo in considerazione, gli agenti erano scelti solo se già sposati, come supposto contrappeso reale alla vita fittizia da infiltrato, perché è risaputo come gli uomini sposati non tradiscano! Gli agenti sceglievano le proprie identità tramite ricerche negli uffici dell’anagrafe, utilizzando i nomi di bambini morti nei primi anni di vita. Il già citato Tradecraft Manual dà indicazioni su cosa quest’operazione significasse, rivelando al contempo la totale assenza di empatia ed etica degli agenti:
“Come da tradizione, il primo grosso compito di back-office per ogni nuova recluta dell’SDS era di spendere ore e ore alla St. Catherine’s House, sfogliando tra i registri dei decessi alla ricerca di un nome che potessero far proprio. Trovata la giusta ex-persona, solitamente un bambino o un ragazzino defunto con un nome abbastanza anonimo, le circostanze della sua morte andavano investigate. Se la morte era naturale o comunque non spettacolare, e quindi con poche chance di essere apparsa su giornali o altri documenti pubblici, l’agente dell’SDS poteva richiedere una copia del certificato di nascita della persona morta. Ulteriori ricerche seguivano per verificare lo ‘status respiratorio’ della famiglia del morto, se ancora respiravano, e dove vivevano. Se tutto era abbastanza oscuro e c’erano scarse probabilità che l’agente dell’SDS o, cosa più importante, uno [degli attivisti del gruppo da infiltrare] potesse imbattersi nei parenti o genitori del morto, allora l’agente poteva rivendicare l’usucapione dell’identità dello sfortunato per i quattro anni successivi”.
Ancora oggi, nell’ultima inchiesta sulle attività sotto copertura della polizia britannica, una famiglia ha un ordine restrittivo che vieta loro l’uso pubblico del proprio nome, perché’ l’identità dell’agente sotto copertura che si è appropriato del nome del loro figlio deceduto è ancora secretata.
CARATTERI COMUNI
Dopo lo smascheramento del primo agente infiltrato, compagne e compagni iniziano a rendersi conto della dimensione di questa operazione. Condividendo le proprie esperienze, trovano degli elementi comuni ai vari agenti. Per prima cosa risalta la separazione netta tra la vita precedente e quella da militante politico del gruppo scelto per l’infiltrazione. La vita precedente è raccontata, spesso in pochi dettagli e rari momenti, solo alle persone più vicine. È molto raro incontrare amici e colleghi. Amici, famiglia e lavoro sono le tecniche usate dagli agenti per potersi allontanare e “uscire” dalla copertura. In alcuni casi, gli agenti hanno presentato un piccolo numero di amici alle persone che spiavano (tutti poliziotti), ma questo è accaduto raramente e mai per più di una o due volte. Anche la conoscenza tra agenti sotto copertura è spesso stata tenuta nascosta. In particolare, le famiglie sono oggetto di leggenda, di costruzione dell’identità.
In più casi, gli agenti hanno mostrato foto di famiglia e raccontato delle proprie situazioni familiari. Spesso le famiglie vivono lontane. In alcuni casi, nella storia è presente un momento traumatico, una relazione abusiva che li ha “costretti” ad allontanarsi, oppure parenti lontani o malati da visitare. Menzogne usate per suscitare simpatia e come principali scuse addotte dagli agenti per allontanarsi per lunghi periodi. Altro tratto comune a molti agenti è il possesso di una macchina o un furgone, spesso collegato a un lavoro che li fa spostare frequentemente e per lunghi periodi. Molti militanti hanno ricordato come spesso l’agente infiltrato si offrisse per accompagnare tutti a casa dopo un’assemblea o una manifestazione, azione utile sia a mostrarsi amichevole sia a conoscere gli indirizzi di casa di tutti i partecipanti. Disponibilità di denaro, scarsa conoscenza del pensiero politico dei gruppi infiltrati, spesso mascherata con una propensione all’azione piuttosto che alla teoria, e concentrazione delle amicizie su membri apicali o più influenti dei gruppi sono altre delle caratteristiche riportate dalle attiviste. Da queste esperienze, l’Undercover Research Group, uno dei gruppi di controinformazione nati nell’ultimo decennio, ha creato un libretto per aiutare a identificare potenziali agenti infiltrati, nella convinzione che, seppur con modalità diverse, queste pratiche siano tutt’altro che finite.
VERSO LA VERITÀ
Dubbi, ricerche su presunti infiltrati e smascheramenti parziali erano accaduti già nei decenni passati, ma in questo senso il momento chiave è il 2010, anno in cui Mark Stone è smascherato e la sua identità rilevata. Vero nome Mark Kennedy, come e forse più di Carlo Soracchi, ha passato quasi un decennio all’interno dei movimenti no-global e dell’ambientalismo radicale, partecipando a manifestazioni, azioni dirette e contro-vertici internazionali, tra il Regno Unito, l’Islanda, la Danimarca, la Germania e l’Italia, dove ha tenuto workshop di arrampicata alla Villa Vegan di Milano. Come Soracchi, anche Kennedy ha usato relazioni sentimentali e sessuali come tattica d’infiltrazione, come ulteriore copertura e per inserirsi meglio nei gruppi sotto controllo. Kennedy è stato smascherato in primis dalla sua ex-partner “Lisa”, poi da un’inchiesta giornalistica che ha portato il suo nome sulle pagine dei maggiori tabloid e quotidiani britannici. ‘Lisa’ e quattro tra le prime donne ad aver scoperchiato il vaso di Pandora degli spycops britannici hanno recentemente pubblicato un importante volume collettivo dal titolo Deep Deception.
Nei mesi e negli anni a venire, diverse donne si sono fatte avanti – pubblicamente o anonimamente – per raccontare le proprie esperienze. Dal 1968 in poi, almeno cinquanta donne sono state indotte con l’inganno in relazioni sessuali e sentimentali, alcune delle quali durate diversi anni, con agenti sotto copertura, uomini con i quali hanno condiviso momenti intimi e familiari, a cui hanno introdotto amici e parenti, rivelato segreti e dai quali hanno ricevuto solo menzogne. Tutto quello che queste donne sapevano sui propri partner si è rivelato falso. Come ricorda ‘Jacqui’, un’attivista per i diritti degli animali in un’intervista, “il mio corpo è stato usato per ottenere intelligence su un gruppo antagonista… sono stata violentata, molte volte, è come essere violentata dallo stato”. Nell’arco di quarant’anni oltre cinquanta donne sono state abusate da una forza di polizia sistematicamente misogina e sessista. Da alcune di queste relazioni sono nati figli, poi abbandonati nel momento in cui l’operazione terminava.
Dal 2010 in poi, ventitré cause civili sono state intentate da queste donne contro singoli agenti e contro l’intera struttura di comando della MET, la polizia metropolitana. Alcune cause sono tuttora in corso. Nel 2011 otto donne fondano la campagna e gruppo di supporto Police Spies Out Of Lives, per intentare una causa collettiva contro la MET. I risultati non si sono fatti attendere. Lo smascheramento di Mark Kennedy sembra aver forzato un frettoloso ritiro di molti agenti sotto copertura nei movimenti antagonisti del paese, e poco dopo la stessa Unità Nazionale di Intelligence per l’Ordine Pubblico ha dovuto chiudere battenti.
Le campagne legali e politiche hanno costretto la polizia britannica a confermare le identità di alcuni degli agenti sotto copertura (anche se per la maggior parte restano secretate) e a pubblicare delle scuse formali nei riguardi delle donne indotte con l’inganno in reazioni sessuali con agenti infiltrati. Nella causa intentata dall’attivista Kate Wilson, la corte ha riconosciuto una “formidabile lista di violazioni dei diritti umani fondamentali da parte della MET, che include trattamento inumano e degradante, discriminazione di genere, e l’interferenza con i diritti ad avere opinioni politiche, e alla libertà di espressione e associazione”. L’intera operazione è stata ritenuta illegale: “Questo non è solo un caso di un poliziotto deviato che si è avvantaggiato del proprio dispiegamento sotto copertura per indulgere nelle sue inclinazioni sessuali”; le stesse autorizzazioni che gli agenti ricevevano erano “fatalmente viziate e l’intera operazione non può essere giustificata come necessaria in una società democratica”, rivelando mancanze e falsità inquietanti ai livelli più basilari.
Nel 2014, l’allora ministro dell’interno Theresa May ha dovuto concedere un’inchiesta pubblica sulle attività sotto copertura della polizia britannica. Un’inchiesta di dimensioni e durata colossale, che nove anni dopo è giunta solo alla fine della prima delle sei fasi in cui è suddivisa, focalizzata sul periodo tra il 1968 e il 1982. La polizia e le istituzioni hanno messo in moto tutti i meccanismi possibili per bloccare e ostacolare campagne e inchieste, tramite l’uso del neither confirm nor deny, la policy di non confermare né smentire le numerose informazioni pubblicate, la richiesta di secretazione di testimonianze e documenti chiave, la resistenza a depositare documentazione in loro possesso, il rifiuto a pubblicare i nomi degli agenti sotto copertura. Secondo Tom Fowler, attivista anarchico di COPS – Campaign Opposing Police Surveillance (Campagna contro la sorveglianza poliziesca), “l’idea di questa inchiesta è di dare raccomandazioni; per la sua stessa natura dovrà dare indicazioni su come svolgere meglio l’azione sotto copertura della polizia, in teoria, e quindi ho poca speranza in quello che uscirà dalle sue relazioni finali”.
In termini di verità, il lavoro fatto sinora è importante. Negli ultimi dieci anni un gigantesco lavoro di controinformazione ha mostrato le dimensioni di quest’apparato di controllo. “Quando abbiamo iniziato a parlarne eravamo considerati dei complottisti”, continua Tom, rivendicando il valore pubblico e storico delle informazioni ottenute dagli attivisti e di quelle che, pur se con il contagocce, sono uscite dalle cause processuali e dall’inchiesta tuttora in corso: “Molto dell’inchiesta è questo, definire date e luoghi, ottenere i documenti, leggere i verbali compilati dagli agenti sotto copertura. C’è molto di utile in questa inchiesta, e comunque non va neanche lontanamente vicino a un qualsiasi tipo di giustizia.”
AL SERVIZIO DELLA DEMOCRAZIA
In queste ultime righe è importante sottolineare che, nonostante quanto dichiarato da tanti agenti e ufficiali, a giustificare un’operazione di tale portata non sia tanto una questione di ordine pubblico. Se così fosse, gli arresti legati alle operazioni sotto copertura sarebbero molto più alti e non relativamente sporadici come risultano essere. In realtà, motore di questo sistema di sorveglianza e abusi è l’idea del dissenso come sovversione e del pensiero sovversivo come pratica criminale. La sola esistenza di gruppi extraparlamentari di varia natura era causa sufficiente per il dispiegamento di agenti sotto copertura e la schedatura continua di tutti i partecipanti. La Squadra Speciale Manifestazioni nasceva a Londra nel 1968, in risposta alle lotte contro la guerra in Vietnam. La mentalità della guerra fredda combinata con l’auto-perpetuarsi della macchina burocratica dell’intelligence ha permesso un dispiegamento incontrollato di un sistema di policing violento, abusivo e intrinsecamente sessista, disposto a utilizzare ogni mezzo necessario per accrescere la propria conoscenza di – e quindi il potere su – chi viene definito nemico.
Fino alle ultime settimane, le istituzioni britanniche si sono trincerate dietro il fatto che la SDS fosse un corpo di polizia segreto e che in quanto tale sfuggiva al controllo e alla supervisione dei ranghi più alti delle forze dell’ordine e della politica. Solo di recente, grazie alla declassificazione di alcuni documenti – che la commissione pubblica ha rifiutato di prendere in considerazione – è venuta alla luce la catena di relazioni e rapporti che periodicamente dagli ufficiali della SDS arrivavano agli uffici dei servizi d’informazione, alle alte gerarchie della polizia e sulla scrivania dei ministri degli interni. (giulio d’errico, col supporto di chris brian dell’undercover research group*)
*Senza l’aiuto delle compagne e compagni di Undercover Research Group e di Police Spies Out Of Lives questo articolo non sarebbe mai venuto alla luce.
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Risorse:
- Police Spies Out Of Lives (PSOOL) – Campagna e gruppo di supporto creato da otto donne indotte con l’inganno in relazioni intime con poliziotti sotto copertura. Il gruppo lavora per porre fine all’abuso sessuale e psicologico di attiviste e non solo da parte di poliziotti sotto copertura.
- SPYCOPS – Risorse e informazioni pubblicate all’interno della campagna PSOOL.
- Campaign Against Police Surveillance (COPS) – Rete dei gruppi infiltrati da agenti sotto copertura.
- Undercover Research Group – Gruppo di ricerca e controinformazione sulle attività sotto copertura della polizia britannica.
- Undercover Research Portal – Un wiki di facile accesso, compilato dall’Undercover Research Group, che include informazioni dettagliate su agenti e gruppi infiltrati.
- A.R. Spy Catcher – Portale dedicato agli agenti sotto copertura infiltrati nei gruppi per la liberazione animale.
- Blacklist Support Group – Gruppo Facebook di supporto per i lavoratori sindacalizzati nelle liste di proscrizione delle aziende britanniche.
- Libri pubblicati sul tema (twitter link).
- Spycops.info – Il podcast dell’attivista Tom Fowler.
- Bed of Lies – Podcast, la cui prima stagione, intitolata Love, è dedicata a questo tema.
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