«‘Sta città è morta, è muort’ pure ‘o pallone». In fila verso il botteghino del Giraud, aspetto il mio turno per ritirare il biglietto per Savoia-Quartograd, incontro valido per la terza giornata dei gironi preliminari di Coppa Italia Dilettanti. Tra accenti improbabili, biglietto alla mano, mi avvio al bar Maurino per un caffè e per tranquillizzare il parcheggiatore che aveva risposto con aria rassegnata al mio «cambio i soldi e ve li porto». Mancano cinque minuti, le porte della tribuna stampa Catello Coppola si aprono anche per me.
Ho deciso d’assistere alla partita per due motivi: si trattava del primo confronto tra il Quartograd e una società storica e di rango come il Savoia. I due bandieroni opposti lo certificano: su quello dei circa cinquanta tifosi giunti dall’area flegrea c’è scritto “2012”. In tribuna, a dieci metri dal mio naso, c’è il tifo organizzato oplontino. Sul vessillo campeggia l’anno 1908. Centoquattro anni di storia di differenza. Un murales all’ingresso ritrae la squadra di Torre Annunziata che contese in finale il titolo nazionale, nel 1923/24, al Genoa. Vice campioni d’Italia. Dopo retrocessione e fallimento al termine della scorsa stagione, oggi l’Asd “Oplonti Savoia” milita in Eccellenza. Il Quartograd, ripescato, gioca in Promozione.
Il secondo motivo è la presenza in campo di Tommaso Manzo, ragazzo con la maglia numero dieci, ex operaio Fiat che ha fatto innamorare cittadine come Bacoli, Monopoli, Pozzuoli. Ma questa è un’altra storia. Manzo è un talento come pochi, e anche se l’età si fa sentire, gli basta saper giocare al pallone meglio degli altri per fare la differenza.
Il terzo motivo l’ho scoperto leggendo la distinta ufficiale. In panchina, per il Quartograd, c’è Diego Armando Maradona. Junior. Che ha iniziato ad allenarsi con i flegrei da pochissimo. Ho sempre pensato che Diego jr. avrebbe potuto ambire a categorie più alte. Per lui, tra l’altro, c’è una sorta di conflitto d’interessi, visto che per il Savoia svolge il ruolo di direttore del settore giovanile, e per il Quartograd fa il calciatore. In panchina lo vedo steso, con i piedi appoggiati al muretto. Per passare il turno al Savoia serve una vittoria con due gol di scarto, dopo aver perso contro il Cimitile, squadra invece battuta – a sorpresa – dai flegrei. Sugli spalti è iniziata già la sfida. I tifosi del Savoia sventolano Che Guevara, quelli del Quartograd accendono fumogeni blu. Cori oplontini: «Ma voi cosa avete capito / il nostro è un amore infinito!». Una voce rauca dalle gradinate guida la performance della tifoseria. Qualcuno in tribuna si chiede, : «Ma chi è, ‘o Simpsòn?». I mille del Giraud cantano sulla melodia di Meu Amigo Charlie Brown.
Al secondo minuto il Savoia è già in vantaggio. Manzo è atterrato da Mangiapia, per l’arbitro Ozzella di Frattamaggiore è penalty. “Il re di Bacoli” spiazza il numero uno De Stefano. Lo speaker del Giraud annuncia il gol parodiando il collega Bellini del San Paolo con il risultato che il parodiante risulti più godibile del parodiato. Dopo aver scandito il nome di battesimo del marcatore, i tifosi rispondono con il cognome. L’annunciatore aggiunge: «’Ruoss’!», e se ne va. Gli altri quattro gol, mi informa l’operatore al mio fianco, li potrà vedere venerdì, dalle 20, su Televomero: «Facciamo questa trasmissione da quarant’anni, ogni venerdì».
La partita va avanti. Bastano pochi minuti per capire la differenza tra un difensore vero come Guarro, capitano del Savoia, e un fake come Raul Albiol. In campo, per i blancos, brillano due stelle su tutte: Manzo e Castiglione. Quest’ultimo è un mediano tenace e dalla tecnica sopraffina. Non sbaglia passaggi, indovina lanci perfetti, le sue verticalizzazioni sempre appropriate e precise.
Al ventitreesimo subisco due morsi di zanzara in rapida successione. Un minuto dopo il Quartograd sfiora il sensazionale pareggio. Il numero dieci Capuano, col piglio di Rooney, si avvia in solitaria verso Salineri. Con un rapido movimento fa sparire la palla, la porta è sguarnita. Non si fida del sinistro, sposta la palla sul destro ma dà il tempo di rientrare ai difensori del Savoia. Tenta invano l’appoggio a un compagno e l’azione svanisce con un nullla di fatto. Il Quartograd comunque ci crede. Il terzino flegreo Mangiapia è fumantino: guarda male il guardalinee, gli rivolge alcune frasi, rischia l’espulsione. Il tasso tecnico del Savoia, però, è elevato: il numero otto, Blasio, sfrutta un’indecisione difensiva, entra in area e serve Balzano. Tiro fuori misura. La gara è viva, il tecnico del Savoia si lamenta in più occasioni dell’operato della terna arbitrale («Perchè sono di Frattamaggiore», mi dice un signore di nome Alfredo che sembra saperla lunga). Viene espulso al trentasettesimo.
«Tu per me sei come una malattia, tu per me sei come la marijuana». Cori sempre più surreali circondano il Giraud. Punizione per il Savoia, Tommaso Manzo prende la rincorsa. Palla a venticinque metri dalla porta, la sua zolla, direbbe Piccinini. Palo! Una volta Manzo segnò un gol da cinquanta metri al Delle Alpi, con la maglia della primavera del Napoli. Non andò all’Empoli, in serie A, perchè la Puteolana reputò l’offerta troppo bassa. Poi ha scelto la famiglia invece delle ambizioni. Tra primo e secondo tempo mi giungono notizie strane – che proverò a verificare – sull’altra squadra di Quarto, quella gonfalone della legalità che per la prossima stagione non ha presentato l’iscrizione. Scopro anche che il numero quattro del Savoia, Castiglione, certamente più forte di Jorginho, si sta per laureare.
Nel secondo tempo il Quartograd inserisce Maradona junior. A ventotto anni sembra già una vecchia gloria. Ha scelto la carriera da allenatore, anche se nei primi minuti va via in serpentina e sembra tornato ai bei tempi. Al quarto minuto della ripresa la partita giunge a una svolta. Il nervoso Mangiapia si fa espellere per fallo in area su Onda. Dal dischetto Balzano marca il due a zero, ma con un gol, il Quartograd sarebbe ancora qualificato. Maradona dopo dieci minuti è cotto, arretra il proprio baricentro cercando di dare una mano ai compagni in mediana. Le uniche azioni degne di note nascono proprio dal suo destro, in grado di lanciare il centravanti Capuano, ormai isolato in attacco. Esce De Vivo, entra Spinosa. Commenti in tribuna: «Un pasticciere per un filosofo». Tre a zero, segna il diciasettenne Onda, che va ad abbracciare il suo idolo Manzo. Il quattro a zero arriva a venti minuti dalla fine. Ancora il numero dieci del Savoia scocca un destro al volo perfetto, micidiale, non potente ma imparabile. Il Quartograd si arrende. Maradona inizia a camminare. Stoccate dai giornalisti di marca oplontina: «Diversamente Maradona. Diversamente calciatore». La rete del cinque a zero è fuori luogo. Ora Quartograd e Savoia sono separati da una categoria, ma fino a quattro mesi fa il Savoia era in serie C, il Quartograd in prima categoria. Quattro gradi di separazione. (el trinche carlovich)
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