È notizia di oggi che la regione Campania sarebbe pronta a mettere in atto un nuovo piano di sorveglianza contro i roghi di rifiuti tossici, esplicitamente stimolato dalla pressione dei comitati. In attesa che i proclami si materializzino, il Coordinamento comitati fuochi continua a riunirsi, a discutere e a cercare di mobilitare cittadini e istituzioni. Prossimo appuntamento per questa sera, di nuovo a Caivano.
Ci voleva questa pioggia grossa sulla Campania, questa nuvolaglia scura non di fumo tossico ma di naturale acqua fresca, ristoratrice dalla calura e che spegne i fuochi dei roghi illegali sul nascere. Le avvisaglie del temporale si vedevano già da domenica sera, quando con un amico strappato alla noia volontaria delle serate estive di provincia siamo giunti alla parrocchia San Paolo apostolo, nel cuore del parco Verde di Caivano. Assiepati nel cortile antistante la chiesa, seduti e in piedi, poco meno di trecento persone prendevano parte all’incontro organizzato dal parroco Maurizio Patriciello, che ha voluto il vescovo di Aversa Angelo Spinillo, il giornalista di Avvenire Pino Ciociola e l’oncologo Antonio Marfella riuniti con lui per discutere degli incendi illegali di rifiuti che da anni appestano la vita degli abitanti delle province di Napoli e Caserta, aumentati di intensità e frequenza nelle ultime settimane. All’incontro pubblico erano anche presenti i rappresentanti di decine di associazioni e comitati locali, sia sorti da poco sia con un lungo passato di lotta alle spalle, riuniti ora nel Coordinamento comitati fuochi e impegnati nella raccolta di firme per una denuncia collettiva che quereli gli amministratori regionali, provinciali e di quarantatre comuni del casertano e del napoletano per omissione nel loro compito di tutela della salute pubblica e di controllo del territorio.
Nel vento fresco, che portava a sprazzi il maledetto fetore delle terre agricole violate nel buio, il giornalista Pino Ciociola prendeva la parola, affermando che quel che accade deve far riflettere sugli amministratori che ci governano, e invitava i presenti a fare attenzione, nel momento in cui si è chiamati al voto, a chi si decide di mandare in consiglio comunale, perché è lì che si opta per la legalità. Paternali a parte, e lasciando correre su lapsus poco felici – una settimana di vacanze “bruciata” per stare dietro ai fatti campani – merito va a Ciociola e al suo giornale, Avvenire, per aver iniziato da qualche settimana una campagna serrata sui roghi di rifiuti in Campania, arrivando a intervistare il ministro per l’ambiente Clini e a strappargli la promessa di provvedimenti immediati, già durante questa settimana. «Aspetteremo fino a sabato – ha detto Ciociola – dopodiché valuteremo le effettive contromisure prese dal ministro, e se qualcosa stia davvero cambiando». Il timore diffuso, espresso a chiare lettere da don Maurizio, è che una volta passato l’interesse nazionale per il destino tormentato dei campani, una volta spentisi i riflettori, come già in passato calerà il silenzio, e i reati, gli scarichi abusivi, i roghi, continueranno come se niente fosse accaduto. D’altra parte la disfunzione ecologica in regione, il biocidio che si sta consumando, sono la normalità da troppi anni, non più “notiziabile”.
A dispetto del suo tono pacato e suadente, don Maurizio ha alzato la voce, stufo d’indignarsi e di sopportare pomeriggi di aria acida: pretende che si inizi a pattugliare, ad arrestare, a controllare in maniera capillare e a fermare se non in regola gli sparsi camioncini che vanno su e giù nelle campagne a cercare luoghi adatti per scaricare. È un desiderio di normalità potente che emana da tutte le famiglie qui riunite, dai bambini intenti a giocare sul sagrato, da genti pacifiche tutto sommato, che lo stato dovrebbe ringraziare per non aver ancora preso le armi per farsi giustizia da soli in un accesso di istinto di sopravvivenza.
È Marfella che fornisce il quadro più utile per ragionare sull’insieme delle condizioni sanitarie e ambientali in cui viviamo e sulle modalità delle lotte legali da intraprendere. La sua esperienza come membro dell’Assise di palazzo Marigliano e come oncologo al Pascale di Napoli è preziosa, e dà anche la misura della disputa tra conoscenze ed esperti in conflitto, che è uno dei campi della lotta nelle questioni sui rifiuti da più di dieci anni. Ancora oggi ci sono medici che negano una correlazione fra rifiuti tossici sotterrati e aumento dei tumori, ci sono distinti luminari che difendono inceneritori e piani di rifiuti sgangherati. Contro quest’apparato ideologico bisogna, secondo Marfella, aprire strade laterali che conducano a mettere dei punti fermi in ambito legale, così da creare precedenti importanti, e da lì costruire. L’azione che lo tiene impegnato in questi giorni è una richiesta di chiarimento, che potrebbe portare a denunce formali, al ministro Clini e al governatore Caldoro che spieghi il motivo per cui i pompieri di Napoli e Caserta esposti ai fumi dei roghi di rifiuti nello svolgimento della loro attività professionale non siano coinvolti in alcun biomonitoraggio individuale di diossina, tale da garantirgli la sicurezza che gli spetta per legge. Se si riuscisse a dimostrare in sede legale che le quantità di inquinanti accumulate nei corpi dei pompieri campani sono superiori a quelle presenti nel sangue di pompieri, per esempio, valdostani, sarebbe formalizzata la pericolosità dell’esposizione ai fumi tossici, e si spianerebbe la strada della denuncia collettiva degli abitanti investiti dagli stessi fumi, che a differenza dei pompieri sono anche sprovvisti di protezioni e maschere anti-gas.
Le bonifiche, è meglio dimenticarle. Assediata da un crisi economica diventata ormai un idra taglia-risorse, nella danza macabra di revisione della spesa, l’Italia non può permettersi la spesa gigantesca che una seria opera di bonifica richiederebbe. È questa l’amara conclusione dell’oncologo; bisogna concentrare gli sforzi per fermare ulteriori carichi ambientali e contenere il lento genocidio della popolazione; poi la terra per cinquant’anni dovrà essere coltivata a “no-food”, e forse fra qualche secolo tornerà come prima.
Anche se forse più afflitto da questi scenari apocalittici, repressi dentro per troppo tempo, il folto gruppo convenuto davanti alla chiesa del parco Verde di Caivano torna a casa con la sensazione di essere numeroso e coeso: i cittadini sono esasperati ma determinati a vedere impresso un diverso corso al destino loro e del territorio. Ora che il governo si sente tutti gli occhi addosso è il momento di non far scendere la tensione. Il prossimo appuntamento è l’assemblea-presidio del Coordinamento comitati fuochi, convocato per mercoledi 25 luglio alle 18.30 presso la stessa parrocchia. Da lì, ci si muoverà in via Cinquevie, strada poderale a ridosso di un campo rom e via di passaggio per scaricatori e bruciatori abusivi di rifiuti. Con i piedi ben puntati sulla terra, a difendere quel che ne rimane. (salvatore de rosa)
Leave a Reply