I visi si deformavano, i corpi barcollavano per la città fetida e si moriva intorno ai trent’anni, di solito sugli scogli della rotonda Diaz. Ogni attività intellettuale era sospesa, nessuno aveva la forza di elaborare un pensierino – Saviano e De Giovanni erano sepolti nella fossa comune dello stadio San Paolo. Napoli era diventata una città di bruttulilli.
«Quando ci si piace, si acquista una maggiore sicurezza, si diventa più attraenti anche per gli altri e aumenta la gioia di vivere». Inizia così Beauty Coach, il libro edito da Sonzogno e firmato da Fiorella Donati, chirurgo plastico, estetico e ricostruttivo, che è stato presentato al palazzo Municipale di Sorrento. (allegra ammirati, il roma, 1 febbraio).
L’unico uomo scampato a questo assurdo morbo cittadino era Antonio Corbo, che produceva e stampava in solitudine l’unico foglio napoletano. I suoi editoriali, però, cominciavano a lanciare preoccupanti segnali di schizofrenia.
Piazza dei Martiri, una domenica come tante, anno 2004. Guido Trombetti la ricorda nel presentare Il respiro del Vino, il libro di Luigi Moio, il primo che traduce l’enologia in narrativa con una prosa morbida e i disegni di Ada Natale. «Incontrai un amico. Mi disse brusco: “Nella tua università c’è uno scienziato, si chiama Moio, la Campania è in un momento magico per il vino e lui va a Foggia per insegnare, porta alle stelle il Nero di Troia. E Taurasi, Fiano, Greco? Questi sono i paradossi di Napoli”. Mi ferì». (antonio corbo, la repubblica napoli, 29 gennaio).
Nessuno credeva più alle parole del sindaco, che peraltro parole non erano ma macabri mugugni intervallati da spaventosi rigurgiti. Circolavano, sugli organi di stampa nazionali, una serie di colmi sulla città.
Se vi dicessi che a Napoli esiste un luogo dove sono esposti lavori di Cari Andre, Andres Serrano, Giuseppe Pennone, Sol Lewitt, Giovanni Anselmo, Edi Rama, Jimmie Durham, Gilbert & George, Thomas Hirschorn, Lawrence Weiner, Giulio Paolini, Anri Sala, David Tremlett: ci credereste? E se vi dicessi che questo posto si trova nel cuore del centro storico di Napoli? (claudia canfora, il roma, 31 gennaio).
Un atteggiamento risolutivo era sconsigliabile. Nessun patto per Napoli, niente militari, questori e bastardi di Pizzofalcone manco a parlarne. La città si liquefaceva con tutti i suoi cantori. Nessuno rideva, nessuno si divertiva.
Il provvedimento, firmato dal sindaco Luigi de Magistris, impone il divieto, fino al 5 marzo, di acquistare, vendere e utilizzare bombolette spray emittenti sostanze imbrattanti, urticanti e di “detenere e utilizzare in luoghi pubblici o in luoghi aperti al pubblico materie atte a imbrattare (bombolette spray, schiume, coloranti vari, farina, uova, polveri pruriginose, creme) o recare danno a persone, cose e beni quali civili abitazioni, attività commerciali, muri, edifici pubblici e privati, mezzi di trasporto ed altri oggetti di vario genere, nonché imbrattare o sporcare strade, piazze, monumenti”. Il provvedimento impone anche il divieto di “assumere comportamenti, in luoghi pubblici e in luoghi aperti al pubblico, che possano turbare la tranquillità delle persone o creare situazioni di pericolo per la sicurezza delle persone o delle cose”. (cronache di napoli, 29 gennaio).
Il sindaco ha poi sottolineato come «a Napoli non c’è bisogno di casinò. Non c’è bisogno di un progetto su Bagnoli. Ne parleremo il 6 febbraio con il ministro per il Mezzogiorno De Vincenti. Questa città vuole costruire altri centri di aggregazione, c’è bisogno di tanti investimenti ma non di un casinò». (luca esposito, metropolis, 31 gennaio).
Ma i circoli dei lunedì al sole e le discese al mare private hanno forse salvato la classe agiata? Posillipo come stava?
I Gibboni mattatori al Circolo Posillipo (il roma, 31 gennaio).
Terrificante. Dicevi: «Posillipo» e non sapeva più di niente, una parola vuota che risuonava in una città vuota, con quartieri senza nome né identità. Tutta uguale, Napoli.
Il Rione Traiano è la nuova Scampia (il corriere del mezzogiorno, 1 febbraio).
Si gonfiavano i volti e si gonfiavano i simboli. Si perdeva il patrimonio genetico e culturale.
Per la prima volta c’è una spallata alla tradizione dura e pura della pizza napoletana. No, non è la pizza gourmet, ma quella a canotto, come viene scherzosamente e ironicamente definita da un movimento nato in sordina soprattutto nell’hinterland. […] Ma di cosa si tratta? Molto semplice, del cornicione alto, talmente alto che conferisce alla pizza la forma del canotto. (luciano pignataro, il mattino, 29 gennaio).
E allora sai che c’è di nuovo, Napoli? Addio.
La bomba lanciata dal consigliere della VII municipalità Pasquale Esposito è destinata a far discutere la città per settimane. L’esponente del parlamentino in forza al Pd, infatti, ha lanciato la proposta di una vera e propria “scissione” di Secondigliano – cinquantacinquemila abitanti – dal comune di Napoli sempre più sordo, secondo il consigliere, alle richieste di aiuto da parte di un quartiere sempre più abbandonato al suo destino. (antonio folle, il roma, 1 febbraio).
a cura di palanza
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