Per chi come me nel momento più buio dell’anno (per il solstizio d’inverno) è stanco delle tante luci delle luminarie e cerca di approfittare del tempo libero per vedere cose nuove, potrà essere utile un elenco ragionato di ciò che avviene in città. Solo così forse è possibile sopravvivere alla Napoli dei presepi e a quella di N’Albero, centro commerciale indecoroso sul Lungomare, a metà tra pagoda e torre ‘e fierro.
Musei pubblici e privati forniscono sorprese inaspettate e valide alternative alle proposte cultural/commerciali dominanti. Il Museo di Capodimonte ospita fino al 9 febbraio la mostra Vermeer, La donna con il liuto dal Metropolitan Museum. Un unico dipinto è il protagonista della mostra; un liuto proveniente dal Musée Instrumental du Conservatoire di Parigi, una carta geografica, conservata dalla Società Napoletana di Storia Patria, e quattro dipinti con suonatrici dalle collezioni di Capodimonte fanno compagnia al dipinto del maestro olandese (Delft, 1632 – 15 dicembre 1675). La piccola esposizione è accessibile con il biglietto normale d’ingresso, senza costi aggiuntivi.
Al Museo Archeologico Nazionale, dove quasi quotidianamente ci sono iniziative, incontri, presentazioni, rimarrà aperta fino al 16 marzo la mostra Carlo di Borbone e la diffusione delle antichità, dedicata alla prestigiosa attività di divulgazione delle scoperte archeologiche vesuviane compiuta dal sovrano spagnolo, nato trecento anni fa. Non solo dipinti di Carlo III o ritratti in marmo e sculture in bronzo dai centri vesuviani, ma saranno visibili anche le preziose matrici in rame e le pagine del primo volume delle Antichità ercolanesi (stampato nel 1757), realizzato dalla Stamperia reale. La mostra illustra in modo puntuale il ruolo svolto dall’archeologia come strumento di potere e legittimazione politica nell’Europa illuminista.
Sempe al Museo Archeologico sono presenti altre due piccole ma deliziose mostre: La svolta celeste. Il riscatto di Atlante, di Stefano Parisio Perrotti (fino al 16 gennaio 2017), e Concerto per archi e fili d’erba di Carmine Rezzuti e Quintino Scolavino (fino al 29 gennaio 2017). Tanti piccoli Atlanti ribelli e sovversivi, e sculture piene di colori e sogno – dei “pronti interventi estetici” – animano le sale del museo.
Ben tre sono le iniziative ospitate dal Madre. L’atrio d’ingresso del museo è stato completamente ridisegnato grazie a Madre Axer/Désaxer (fino al 31 luglio), opera in situ del settantottenne artista francese Daniel Buren. Entrando al museo si verrà accolti da superfici colorate, specchi e righe, che trasformano il visitatore in un elemento dell’opera d’arte. Dedicata a Fabio Maiuri, influente esponente delle neo-avanguardie, è Retrospettiva a luce solida, che si snoderà fino al 3 marzo in più punti del museo. Nella Project room al piano terra e al secondo piano sono invece esposte per la prima volta in un museo le opere del giovane artista Gian Maria Tosatti (1980), che ha lavorato a Napoli dal 2013 al 2016 nel progetto Sette Stagioni dello Spirito.
Tre mostre sono invece ospitate al PAN, Palazzo delle Arti Napoli: fino all’8 gennaio la mostra di Amedeo Del Giudice intitolata Donne in…, e fino al 15 gennaio Federico II, Università dell’arte, mostra fotografica sulle opere più prestigiose presenti nelle varie sedi dell’ateneo, la cui lettura può essere approfondita attraverso le più moderne tecnologie. La mostra principale è però quella dedicata al maestro della fotografia contemporanea Steve McCurry, Senza confini, visitabile fino al 12 febbraio.
Una ricchissima collezione di giocattoli, raccolti da Vincenzo Capuano e conservati presso il Museo del Giocattolo dell’Università Suor Orsola Benincasa, è fino al 19 marzo visitabile presso il Convento di San Domenico Maggiore, nell’ambito della mostra Storie di giocattoli. Dal Settecento a Barbie, promossa dal comune di Napoli.
Alla Real Casa dell’Annunziata, dove la Ruota degli esposti accoglieva gli orfani, fino al 28 febbraio saranno esposti circa duecento disegni dell’illustratrice Letizia Galli. La mostra gratuita Storie di Bambini racconta poeticamente paure, disagi e avventure affrontate dai protagonisti dei libri dell’artista fiorentina.
Al Palazzo Zevallos Stigliano sono raccolte fino al 28 aprile sessantatré opere del vedutista Salvatore Fergola: dipinti e tele provenienti dal Museo di Capodimonte, dal Palazzo Reale e dal Museo di San Martino. Fergola (Napoli, 1799 – 7 marzo 1874) è stato l’ultimo pittore di corte, che documentò lo splendore del Regno delle due Sicilie sotto il dominio di Francesco I e di Ferdinando II di Borbone.
Un pannello pubblicitario davvero indecoroso, in corrispondenza della Chiesa della Pietrasanta a via dei Tribunali, con il nome di Vittorio Sgarbi indicato con caratteri più grandi di quelli impiegati per il nome di Caravaggio, segnala invece la mostra Tesori nascosti. Caravaggio, Tino di Camaino, Gemito, curata dal suddetto critico d’arte; sono esposte centocinquanta opere di proprietà privata realizzate da vari artisti italiani attivi tra il XIII e il XX secolo.
In città sono presenti tante altre piccole esposizioni e manifestazioni legate al Natale, ma l’offerta culturale appare in generale inadeguata a soddisfare tutti i cittadini e le esigenze di una città che viene presentata come completamente invasa dai turisti. Da qualche tempo si è scoperto che i turisti portano soldi, consumano e rappresentano una boccata d’ossigeno per commercianti e operatori turistici, ma è evidente come non ci sia un ragionamento complessivo e diversificato sulle iniziative culturali ufficiali presenti in città. Chi agisce in maniera indipendente è spesso trascurato e difficilmente trova il sostegno necessario nelle istituzioni. Chi viene in visita resta pochi giorni e si accontenta dell’immagine da cartolina di Napoli, chi ci vive spesso non riesce proprio a convincersi che sia tutto bello e caratteristico. Chi gestisce i luoghi di cultura e chi li frequenta dovrebbe essere consapevole che visitare una mostra o un museo, ascoltare musica, passeggiare nel centro storico sono prima di tutto attività utili a formare, stimolare e rendere critici e pensanti i cittadini; lo status di turista è una creazione moderna utile solo a rendere la cultura un bene di consumo. (simone foresta)
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