PREMESSA
1. Giugno Giovani è una rassegna che il comune di Napoli promuove da diversi anni. L’iter, attualmente, è più o meno questo: l’assessorato ai giovani emana una call in cui chiede alle associazioni della città di organizzare iniziative nel mese di giugno, in luoghi pubblici o privati. Dopo un paio di settimane indice una riunione in cui comunica il patrocinio alle iniziative e, nel migliore dei casi, mette a disposizione una conferenza stampa di pubblicità, qualche struttura pubblica o qualche impianto audio. Per il resto, devono fare tutto le associazioni. In questo modo il Comune si ritrova organizzata, senza muovere un dito e soprattutto senza spendere un euro, una rassegna di eventi, spesso molto più interessanti di quelli che l’assessorato sarebbe capace di organizzare, in un mese clou per i giovani e gli adolescenti, quello della chiusura delle scuole e in cui quasi nessuno è ancora in vacanza.
2. Claudio Miccoli era un ambientalista e pacifista. Fu ammazzato da un gruppo di fascisti a piazza Sannazzaro, a Napoli, il 30 settembre 1978. A lui è intitolata una strada nel quartiere Poggioreale, più precisamente nel rione Sant’Alfonso, un vialone che si trova a circa un chilometro dal carcere e al di sotto delle colline su cui poggia il cimitero di Santa Maria del Pianto. In via Claudio Miccoli non c’è nulla, se non una dozzina di enormi palazzoni grigi, e un paio di alimentari. Nei viali attorno ai palazzi c’è anche un po’ di verde, ma assai più colpisce il mare di automobili parcheggiate ovunque. In cima a una scalinata, proprio sotto il costone tufaceo su cui sorge il cimitero, ci sono due campetti di calcio. Sono entrambi abbandonati, anche se di tanto in tanto gli attivisti dell’associazione intitolata a Claudio Miccoli si sono adoperati per tagliare l’erba che cresce a gran velocità e per rimuovere i rifiuti più ingombranti che vi si accumulano. Per gran parte dell’anno, il campo è inutilizzabile dai ragazzi del quartiere.
3. Bagnoli e Fuorigrotta sono comunemente intesi come i due quartieri maggiormente dedicati allo sport della città. Fuorigrotta è il quartiere dello stadio Maradona, ma è anche il quartiere dello Sferisterio, interessato da un progetto di recupero del 2006 mai realizzato, e del palazzetto Mario Argento, demolito per metà nel 2005 e mai ricostruito. Bagnoli invece è il quartiere del Parco dello Sport, 230mila metri quadri di impianti sportivi costati circa quaranta milioni di euro, realizzati e mai inaugurati perché la magistratura ritiene che gli agenti inquinanti estratti durante la prima “bonifica” della fabbrica Italsider vi siano stati sotterrati dentro; è anche il quartiere della ex base Nato, dove gli impianti sportivi e la piscina vengono dati in affitto a privati nonostante lo statuto della Fondazione che ne è proprietaria preveda l’utilizzo delle risorse per i giovani più deprivati economicamente e socialmente della città; ed è anche il quartiere dove un consigliere di municipalità dei Cinque Stelle acquista uno spazio abbandonato (il cosiddetto “Campetto Bruciato”) e utilizzato dai ragazzi del quartiere come punto di ritrovo, lo rimette a nuovo, lo fa dipingere da Jorit pagando profumatamente, ci piazza un mare di telecamere e striscioni per la campagna elettorale, lo tiene spesso chiuso con un lucchetto e ci fa venire in comizio il leader del suo partito. Il risultato è che molti ragazzi, nonostante ora lo spazio sia lindo e pinto, non lo frequentano più.
I FATTI
C’è un filo, nemmeno troppo sottile, che lega queste tre situazioni. Durante il mese di maggio, alcune associazioni cittadine, con la collaborazione di quella dedicata a Miccoli, organizzano una pulizia del campo di Poggioreale e la giornata finale di un progetto europeo su calcio e discriminazione durato due anni. Potrebbero chiedere al Comune di rimettere in sesto lo spazio, quantomeno di mandare un giardiniere a tagliare l’erba, ma Livio, il fratello di Claudio, ci ha già provato invano tante volte. Così gli attivisti decidono di mettere in moto le loro reti informali. Coinvolgono Luigi e Sabatino, due signori quasi settantenni che si dilettano a coltivare dei terreni a Quarto, li accompagnano a Poggioreale, e con pazienza passano una intera mattinata a tagliare metri e metri di erba incolta. Ne vien fuori un bel pomeriggio in cui i ragazzini del rione Sant’Alfonso si confrontano, giocano, litigano, si scambiano selfie e numeri di telefono con i loro coetanei di Bagnoli, piazza Garibaldi, del Rione Sanità, di Scampia e di Castelvolturno.
In occasione del Giugno Giovani, le associazioni chiedono al Comune di calendarizzare nella rassegna una nuova giornata per dare continuità al loro lavoro con i ragazzini di Poggioreale e aprire le porte del campetto a tutta la città. Nonostante l’erba sia di nuovo altissima, non vogliono nulla: né soldi, né impianto audio per la musica, né taglio dell’erba. Faranno tutto loro perché hanno capito che anche le operazioni di cura e manutenzione dello spazio sono un efficace strumento di aggregazione. Obnubilato dalle ossessioni burocratiche dietro le quali questa giunta si sta nascondendo per portare avanti le proprie nefandezze (vedi il caso Sgarrupato, di cui abbiamo parlato qui), il Comune però fa una telefonata a pochi giorni dall’iniziativa, e comunica che l’evento non potrà entrare nel calendario di Giugno Giovani perché lo spazio su cui sorge il campo è uno spazio “informale”, “non riconosciuto”, “non dedicato alla pratica sportiva” (come se fosse la prima volta che il Comune patrocina o promuove un evento sportivo occasionale in una piazza o in uno spazio pubblico). L’evento viene cancellato, e le associazioni sono costrette a rimodularne l’organizzazione e a prepararlo con più cura per il mese di settembre, facendo a meno di qualsiasi sponsorizzazione istituzionale.
Chi scrive lo fa in rappresentanza di uno di quei gruppi che avevano partecipato al progetto europeo di cui sopra e che avevano provato a organizzare la giornata di pulizia e calcio a giugno. È un gruppo abbastanza anomalo, costituito quasi per intero da ragazzini tra i dieci e i sedici anni che partecipavano alle attività della ex Scuola calcio popolare Lokomotiv Flegrea, e per il resto da uno sparuto gruppo di militanti che gravitavano attorno a quel processo. Il giorno in cui Giuseppe Conte venne a Napoli a fare il suo comizio nel Campetto Bruciato, i ragazzini lo aspettarono dietro la rete di recinzione per dirgli che in quel quartiere non ci sono posti pubblici e gratuiti per giocare a calcio, e l’unico luogo in cui riescono a farlo in santa pace è il piazzale ex parcheggio della metropolitana, dove organizzano alla men peggio infinite partite nei pomeriggi d’estate. Conte li ignorò beatamente, protetto da un cordone di agenti della Digos.
Dopo aver appreso del rinvio della giornata a Poggioreale, i ragazzini bagnolesi suggeriscono agli adulti che li accompagnano in questo percorso di farselo da sé, un campo. Così il gruppo si autotassa, mette su collette, compra vernice, rulli e mazze di scopa e organizza un proprio “giugno giovani”. Nell’arco di tre o quattro pomeriggi, durante i quali vengono coinvolti i gruppi che nel quartiere danno vita a pratiche di autogestione e autorganizzazione, nel grosso piazzale vuoto della stazione di Bagnoli-Agnano Terme viene disegnato con la pittura bianca e verde un campo da calcetto con tutti i crismi. Viene ribattezzato “Bagnoli Metro Park Stadium” e verrà inaugurato con una grande festa il prossimo settembre. I primi invitati saranno i ragazzini del campo di via Claudio Miccoli.
UN NON-INVITO
Chi non sarà invitato, di certo, è il comune di Napoli, né tantomeno il sindaco, l’assessore ai giovani, quello allo sport, né quello al patrimonio, i presenti e quelli delle precedenti giunte comunali, tutti responsabili della scriteriata gestione degli impianti sportivi della città e dell’assenza di spazi dedicati ai ragazzi. Sarebbe un gesto apprezzato, tuttavia, se tutte queste persone, tutte insieme, si presentassero al campo il giorno dell’inaugurazione, a chiedere scusa perché non è davvero ammissibile che per giocare un po’ a calcio senza pagare i giovani del quartiere debbano dipingersi un campo da soli, e a contribuire alla prossima colletta sottraendo qualche spicciolo dai loro lauti stipendi. C’è da trovare il modo di costruire le porte e fissarle sul cemento. Ci vorranno soldi, ma soprattutto idee. (bagnoli street soccer)
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