Fuorigrotta, Napoli. Sono passati dieci giorni ma la città sembra ancora avvolta nel lutto per la scomparsa di Diego Armando Maradona. Mentre gli appassionati – quelli che hanno avuto la fortuna di ammirare el pibe sul campo e quelli che si sono dovuti accontentare dei frammenti lasciati da scrittori, cineasti, giornalisti – continuano a elaborare la scomparsa, è cominciata la gara da parte di mortali più o meno comuni per accaparrarsi un posticino nella storia accanto al mito di Diego.
Il primo è stato il sindaco de Magistris, che ha annunciato l’intitolazione dello stadio e della futura fermata della stazione della Metro (Linea 6) al campione argentino. Gli ha risposto il governatore De Luca, che ha organizzato in fretta e furia l’inaugurazione di un’altra stazione, quella dell’agonizzante linea Cumana-Circumflegrea, approfittando del restilyng preparato dall’Eav, che aveva commissionato da tempo una galleria permanente di murales dedicati alla storia del calcio Napoli.
Per non perdersi la passerella di De Luca prevista ieri mattina, un gruppo di disoccupati si è radunato all’esterno della ritinteggiata stazione “Mostra-Maradona”, salvo dover retrocedere di qualche centinaio di metri a causa del divieto imposto dalla questura, che aveva accampato una confusa serie di pretesti. I giornalisti accorsi per ammirare le opere murali erano tanti, e la prescrizione di un presidio assai distanziato dalla conferenza, circondato da due blindati di carabinieri, aveva l’obiettivo di evitare che i disoccupati attirassero l’attenzione su questioni che la regione continua a rimandare in agenda.
«Con il nome che ho, potrebbero farmi entrare», mi sussurra Careca mentre proviamo a intrufolarci nella stazione. «Mi dispiace che nessuno abbia voglia di ascoltare i disoccupati, perché Maradona ha sempre detto che non è giusto che un’intera città debba campare a stento, tra lavoro sfruttato e disoccupazione, mentre c’è chi si fa i miliardi sul suo nome». Careca è un uomo grosso, viene da Monte di Procida e fa parte dei Disoccupati 7 Novembre, il movimento che rivendica il diritto a un lavoro stabile e sicuro nel settore della riqualificazione del territorio e delle bonifiche. I disoccupati rimarranno per ore in attesa del governatore davanti i cancelli della Mostra d’Oltremare, ma alla fine il solo ad approfittare della situazione sarà De Laurentiis, che si è portato dietro come un trofeo lo spaesato nuovo acquisto della sua squadra Victor Oshimen. De Luca, invece, diserterà l’appuntamento, proprio come aveva fatto con le prime del Napoli Teatro Festival e del teatro San Carlo, lasciando l’impressione di volersi far vedere poco in giro in questa fase, se non attraverso dirette Facebook senza contraddittorio.
«Hanno sprecato i soldi per far sfilare tutta questa celere», riflette un po’ sconsolato qualcuno del presidio, mentre dall’altro fronte tra gli agenti c’è chi ghigna: «Se non se ne stanno buoni questi qui oggi le prendono». Sullo sfondo dello stadio Maradona riposano pigramente altri quattro blindati della polizia, con gli agenti intenti a sorvegliare da un lato gli ingressi della stazione, dall’altro i disoccupati che aprono gli striscioni. Con loro ci sono anche studenti, solidali, lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, alcuni sindacalisti di base, anche in una discreta quantità ma non abbastanza evidentemente per attirare l’attenzione dei giornalisti, troppo presi da Osimhen per curarsi del presidio. Eppure la richiesta dei disoccupati alla regione Campania e al comune di Napoli è precisa: diventare parte della forza lavoro necessaria a garantire i servizi di utilità pubblica per la città, le riqualificazioni del patrimonio artistico e culturale, la messa in sicurezza delle infrastrutture, le bonifiche. Negli ultimi giorni è stato firmato il Contratto Istituzionale di Sviluppo per il centro storico di Napoli, con finanziamenti da oltre novanta milioni di euro per decine di progetti, alcuni dei quali sono stati proposti in questi anni proprio dai disoccupati organizzati. Il Cis (accordo tra Regione e Città metropolitana con sette ministeri del governo centrale, ndr) è un’operazione enorme, e dei dodici progetti ammessi ai finanziamenti dieci riguardano il territorio comunale di Napoli, per un totale di settanta milioni di euro solo sul centro città. Soldi destinati alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, come la ristrutturazione della Galleria Principe di Napoli o la riqualificazione dell’area dei Vergini, alla creazione di spazi per il co-working e per il turismo, interventi infrastrutturali come quelli sull’ex deposito del Garittone. Eppure in questo scenario, denunciano i disoccupati, del tavolo inter-istituzionale con gli enti locali e i ministeri, che dovrebbe discutere delle clausole sociali da inserire nel contratto, di formazione e inserimento al lavoro non si hanno ancora notizie. Sui giornali di tutto il mondo, in compenso, campeggiano questa mattina le foto dei murales dedicati ai campioni del calcio legati al passato e al presente della città. (alessandra mincone)
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