“A mali estremi, estrema destra”, diceva Corrado Guzzanti in Fascisti su Marte. “Guerriglia elettorale”, “alta tensione”, “clima di intimidazione” sono solo alcune delle espressioni usate dai quotidiani cittadini per descrivere una sequenza di azioni e reazioni iniziata ieri mattina con l’aggressione di un gruppo di neofascisti agli studenti del collettivo di Lettere e terminata (per ora) con il lancio di una bomba carta questa mattina al comitato elettorale di Lettieri a piazza Bovio. Tra i due episodi c’è stata la contestazione a Lettieri ieri pomeriggio a piazza San Gaetano, un corteo sedato con lacrimogeni a piazza Dante, e un raid notturno nel corso di una festa nel cortile dell’università Orientale. Lettieri, vittima di doppia aggressione, continua a incassare solidarietà bipartisan – in primis la “solidarietà e amicizia” del cosiddetto avversario Morcone – e stoicamente definisce la sua scelta di candidarsi “irreversibile”. Non altrettanto netta, anzi inesistente, appare la sua posizione nei confronti dell’imbarazzante candidato nella lista “Liberi con Lettieri”, il militante di CasaPound Errico Tarantino, riconosciuto tra gli aggressori armati di coltelli ieri mattina davanti alla facoltà di Lettere, nonchè noto promotore di ideologie naziste tramite social network. Particolari che vengono sorprendentemente rimossi da titoli come “Rissa tra universitari” (il Mattino) o “Rissa studenti destra-sinistra” (la Repubblica).
Nella conferenza stampa organizzata oggi dai collettivi universitari negli spazi occupati di Lettere, uno studente ricostruisce i fatti di ieri mattina, cercando di mettere in evidenza tutto quello che sui giornali è stato omesso: «La sera prima era apparso sul muro esterno della facoltà una scritta minacciosa quanto esplicita: “Antifà vi buchiamo”, insieme a svastiche e croci celtiche. Ci siamo organizzati per ripulire il muro il mattino dopo, e per volantinare contro questa recrudescenza fascista; avevamo da poco cominciato quando sono arrivati in tre con i coltelli, e hanno mantenuto la promessa».
Il bilancio è di tre accoltellati, tutti dalla parte del collettivo: uno con quattro punti di sutura a una gamba, un altro oltre a un buco alla gamba che ha sfiorato l’arteria femorale ha avuto nove punti sul braccio; la mano perforata del terzo richiede un intervento chirurgico data la recisione di due nervi, la stessa mano è stata usata per proteggere il torace, altrimenti le cose sarebbero potute andare molto peggio. CasaPound dichiara da parte sua un trauma cranico ai danni dello stesso Tarantino, causato dall’aggressione di “circa venti militanti di sinistra con il manico di un piccone”.
«Non vogliamo fare le vittime», dicono gli studenti del collettivo, «la nostra è una denuncia politica a chi sta evidentemente utilizzando l’estrema destra per seminare odio. La contestazione a Lettieri ieri pomeriggio è nata sull’onda dell’aggressione premeditata subita poche ore prima, perché si assuma le sue responsabilità per aver candidato un personaggio come Tarantino. La strumentalizzazione che ne è ha fatto la stampa ci ha lasciato senza parole, e ci auguriamo si sia trattato solo di uno sfasamento tra i tempi di arrivo dei comunicati, il nostro e quello dello staff di Lettieri». Ma non erano i giornalisti che dovevano preoccuparsi di raccogliere le notizie?
Certo una maggiore efficacia degli apparati di comunicazione diventa auspicabile anche sul versante dei movimenti, come peraltro accade da tempo, spesso con ottimi risultati. In questi casi però la concorrenza è agguerrita. Gli articoli di questa mattina sui siti dei principali quotidiani cittadini parlano chiaro: i candidati argomentano, raccontano i loro timori, come nel caso di Lettieri ma anche di Vitullo, candidato al consiglio comunale per il Pdl, che descrive impressioni e preoccupazioni seguite al lancio di una bomba carta davanti al comitato elettorale. Gli studenti invece denunciano un raid non meglio verificato, nessuna voce interpellata se non quella del comunicato, e nessuna conferma o smentita per quello che sembra rimanere un atto fumoso e buio, come la notte in cui è successo. Per chi era lì ieri notte invece il quadro è decisamente più chiaro. Poco dopo l’una e trenta si vedono sfrecciare da largo Banchi nuovi tre motorini; su due dei mezzi ci sono tre persone, sul terzo non ricordo se una o due. Hanno mazze e cappucci, e si dirigono a gran velocità verso largo San Giovanni Maggiore. Dentro palazzo Giusso c’è una festa con un concerto, organizzata dai collettivi universitari; i picchiatori si dirigono decisi verso l’entrata del palazzo dell’università con le mazze da baseball e coltelli lunghi mezzo braccio. Nonostante il panico che si scatena il portone dell’università viene chiuso e qualcuno riesce a ostacolarli, partono lanci di bottiglie e dopo essersi fatto strada a bastonate mirate e bene assestate il gruppo si rimette in sella e sparisce così come era venuto. Il tutto dura pochi minuti, e appena i ragazzi nella piazza si riprendono dallo choc cominciano a raccontare. «Erano due col volto coperto, gli altri no. Si vedeva che erano ragazzi di strada, dei Quartieri; quelli a volto coperto erano i fascisti di CasaPound e davano indicazioni su come muoversi e chi colpire», dice sottovoce una ragazza, che continua a ripetere: «È il sistema, è il sistema…». «Bisogna tornare ai servizi d’ordine delle manifestazioni di venti-trent’anni fa», commenta un altro. «È umano avere paura ma bisogna organizzarsi, sennò gli consegnamo anche i pochi spazi che ci sono rimasti nella città». (viola sarnelli)
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