“Che l’unico metodo educativo sia l’esperienza e l’unico criterio per educare sia la libertà”: con questa frase di Lev Tolstoj si apre Di palo in frasca. Proposte e osservazioni sparse nel tempo della scuola secondaria superiore (la Bussola, 2023). E praticare l’esperienza e la libertà sono certamente le coordinate lungo le quali si muovono tutte le sperimentazioni educative e didattiche, dentro e fuori la scuola, raccontate dall’autrice del volume, Giulia Cordone.
Sin da quando era un’educatrice nel quartiere dell’Albergheria a Palermo, Giulia – da anni docente di matematica e fisica in diverse scuole superiori del capoluogo siciliano e per un periodo anche di Napoli – sperimenta percorsi di educazione libertaria e condivisa. A disagio per la mancanza di esperienza diretta e concreta nella scuola, cerca di sovvertire questo status quo consolidato, proponendo sin da subito percorsi e laboratori esperienziali in classe insieme a passeggiate all’aperto, alla ricerca di un altro sguardo per leggere la città, la natura, il mondo. A partire dal trinomio osservazione-descrizione-
Fare esperienza diretta e concreta appare fondamentale per un’educazione libertaria, così come valorizzare tutte le forme di sapere che una prospettiva obliqua fa emergere, inclusi il saper usare una fiamma ossidrica o il saper cucinare. I manuali scolastici da soli non bastano a capire la matematica o la storia o la musica, e queste necessitano di contaminarsi a vicenda. La chiusura nelle gabbie disciplinari è di ostacolo alla conoscenza: si impara solo passando “di palo in frasca” è la tesi (e il titolo) del libro. Si impara mescolando discipline e approcci che restituiscono l’unitarietà del sapere. E si impara guardando, osservando, allargando gli orizzonti. Anche in pandemia, quando eravamo chiusi nelle nostre case e la scuola faticava a reinventarsi, Giulia non si è arresa all’idea di lezioni frontali, il format tipico, in Dad quanto in presenza, in cui i ragazzi e le ragazze vengono considerati vuoti contenitori da riempire di nozioni. Ha così proposto loro di fare esperienza di quel mondo che si era improvvisamente ristretto. È nata in questo modo, all’interno di una terza superiore, l’idea della costruzione di un pendolo: ognuno faceva misurazioni individuali nella propria stanza che andavano poi a unirsi a quelle degli altri. Lavorare in gruppo, tra studenti, ma anche tra docenti, è una delle linee portanti del metodo che Giulia sperimenta.
Nel libro non ci sono “grandi maestri” (per quanto tra le righe e nelle note ne vengano citati molti, della cui visione sull’educazione si è chiaramente nutrita l’autrice), ci sono invece docenti ed educatori “normali”, sconosciuti, con le loro storie di quotidiane esperienze didattiche ed educative declinate al plurale. Le esperienze raccontate in Di palo in frasca sono infatti fondamentalmente collettive, di gruppo, di squadra, dove non è raro che agiscano più docenti insieme ed eventualmente educatori esterni, e dove gli studenti e le studentesse hanno un ruolo centrale nella costruzione delle lezioni. Nel libro non si parla mai solo di insegnamento, ma sempre del binomio insegnamento-apprendimento. L’uno si nutre dell’altro, vivono in una relazione speculare e circolare. “Nessuno educa nessuno. Nessuno si educa da solo. Gli uomini si educano tra loro, con la mediazione del mondo”, scriveva Paulo Freire in un intervento raccolto in un piccolo volumetto intitolato Le virtù dell’educatore. Nella “didattica della cooperazione” che Giulia Cordone porta avanti con le sue classi questa frase trova un’attuazione concreta. La scuola è una comunità, sostiene l’autrice, che necessita di scambi continui e dello stare insieme, perché “in effetti le discipline sono veicolate da corpi e relazioni e tendono a costruire nuovi corpi e relazioni”.
In questo contesto la cooperazione, il lavoro di squadra, attento alle specificità di ognuno, sono fondamentali per costruire saperi. Si tratta di una costruzione che richiede sovvertimento degli schemi e il coraggio di percorrere strade per nulla o poco battute. Per esempio, contro la diffusa ossessione di molti docenti rispetto all’idea che gli studenti copino o si suggeriscano a vicenda durante le verifiche, Giulia propone una didattica “della consultazione di testi e siti web, anche durante le verifiche, come fa un/una studioso/a quando vuole provarsi nell’elaborazione di un articolo”. La fiducia, possiamo dire noi alla fine della lettura, è alla base della proposta educativa del libro. La fiducia contro la paura; quella paura cha domina oggi nelle scuole e nel mondo. Quella paura che blocca i processi di sperimentazione, che si trincera nella valutazione insindacabile dall’alto e rende sempre più difficile cercare altre strade.
Sebbene sia un libro scritto da un’insegnante di matematica e fisica delle scuole superiori, riportando per lo più esperienze avvenute nelle sue classi, Di palo in frasca è un testo non solo per docenti di secondaria, e specificatamente di materie scientifiche, ma per docenti di ogni disciplina, e di ogni ordine e grado, compresi quelli che insegnano nelle università. Ciò che troviamo in questo libro sono infatti indicazioni di metodo, prospettive, visioni e pratiche educative, che possono essere strumenti di riflessione e modelli anche per contesti diversi da quelli in cui sono nati e si sono sviluppati. Contesti che seppur diversi condividono l’idea che l’aula – come direbbe bell hooks – è uno spazio di possibilità. Possibilità di cambiare percorsi e punti di vista. (renata pepicelli)
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