“Negli ultimi due mesi una parte della popolazione locale ha impedito la regolare esecuzione della campagna di indagine prevista e necessaria per poter definire compiutamente tutte le opere fondazionali da realizzare”. Con queste motivazioni il 16 ottobre scorso il comune di Trieste ha accettato la richiesta di proroga di trenta giorni della società Leitner, incaricata di completare il progetto della cabinovia che dovrebbe unire il Porto Vecchio della città alla comunità di Opicina, sull’altopiano del Carso. Il lavoro, finanziato grazie a sessantadue milioni di euro provenienti dal Pnrr, è stato assegnato nel marzo del 2023, ma almeno dal 2021 è uno dei temi di discussione in città. Mentre il Comune sostiene che allevierebbe il problema del traffico in entrata e in uscita nel nord di Trieste, i detrattori fanno notare quanto siano incerti i vantaggi derivanti da un’opera del genere a fronte della distruzione sicura di un bosco e di concreti rischi a causa delle strutture che verrebbero costruite in una zona ad alto rischio idrogeologico.
Questa è già la seconda proroga ottenuta dall’azienda, che in estate aveva avuto sessanta giorni aggiuntivi per realizzare delle analisi sul terreno del pendio tra il mare e l’inizio dell’altopiano e poi proprio intorno a Opicina. A settembre, in occasione dei primi carotaggi funzionali alle analisi, iniziati sempre nella prima mattinata, diverse persone si sono autorganizzate e si sono radunate intorno al cantiere, riuscendo in un primo momento a bloccare le operazioni. Il secondo tentativo ha invece avuto successo, anche a causa dell’ingente schieramento di forze dell’ordine che ha protetto l’esecuzione dei lavori, causando diversi disagi alle persone residenti in zona che hanno avuto difficoltà a spostarsi. In occasione di uno di questi interventi è stato presente anche il comitato No Ovovia, uno dei gruppi che da tempo sta seguendo la vicenda e che ha promosso prima la raccolta firme per un referendum cittadino, poi bloccato da un comitato istituito dal Comune, e poi alcuni ricorsi in via amministrativa. Il comitato ha organizzato una conferenza stampa nei pressi del Faro della vittoria e poi le persone si sono trasferite nella vicina area del cantiere, a cui qualcuno ha avuto accesso dopo un’interlocuzione con le forze dell’ordine.
Nel frattempo il sindaco Roberto Dipiazza manda segnali contraddittori: da una parte sembra voler preparare una via d’uscita di fronte alla possibilità che l’opera non venga realizzata, dall’altra ha già presentato il modello della futura cabina in pubblico e ora chiede al ministro della cultura Sangiuliano di “rimettere in riga” chi starebbe ostacolando la procedura. Il riferimento diretto è alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia che ha espresso un parere negativo rispetto alla costruzione dell’opera. L’orientamento è stato poi confermato dalla Soprintendenza speciale al Pnrr in un suo parere. Entrambi gli organi fanno parte del ministero affidato a Sangiuliano. Lo scorso 25 ottobre si è svolto a Roma un incontro tra il ministro, i soprintendenti coinvolti, Dipiazza, chi sta progettando l’opera e alcuni dirigenti del comune di Trieste tra cui Giulio Bernetti, responsabile del procedimento per la costruzione della cabinovia. Al termine il Comune ha pubblicato una nota in cui si dice che “la riunione ha permesso di presentare le integrazioni progettuali relative ai diversi aspetti tecnici dell’infrastruttura e del suo percorso all’interno di Porto Vivo (già Porto Vecchio). Gli aggiornamenti hanno tenuto conto in particolare modo degli approfondimenti, delle integrazioni e delle migliorie richieste dai soggetti di riferimento del ministero della cultura nella delicata area di Porto Vivo. La Soprintendenza speciale e quella di Trieste hanno preso atto dell’aggiornamento della documentazione riservandosi un approfondimento dei progetti illustrati”.
Bisogna aggiungere che ci sono anche altri ostacoli alla realizzazione dell’opera: poche settimane fa la valutazione sull’impatto ambientale della cabinovia preparata dalla Direzione centrale difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile ha avuto a sua volta esito negativo. Nel documento la Direzione sostiene che la costruzione della cabinovia andrebbe a incidere negativamente su aree tutelate anche dalla rete europea Natura 2000. Il Comune e la Regione minimizzano e sostengono di poter compensare il danno piantando nuovi alberi altrove, pensando di bilanciare così la perdita di capacità di assorbimento delle emissioni dovuta al taglio del bosco. Appare però chiaro che un provvedimento del genere non potrebbe riparare la distruzione di un habitat creatosi nel tempo.
Al di là delle valutazioni istituzionali rimane il fatto che il progetto della cabinovia va a incidere anche sul Porto Vecchio di Trieste, su cui da tempo si addensano interessi speculativi, soprattutto in seguito alla sdemanializzazione del 2014. Situato poco a nord del centro storico e rimasto per decenni in disuso dopo l’affermazione del Porto Nuovo, collocato invece nella zona sud della città, il Porto Vecchio è stato negli anni indicato come spazio da usare nei modi più diversi. Al momento sono presenti delle aree museali e si sta lavorando al trasferimento di alcuni uffici regionali, ma il progetto Porto Vivo del Comune vuole andare oltre, creando un Museo del mare, un viale monumentale e, appunto, un tratto della cabinovia.
È significativo che l’immagine che sul sito presenta il progetto includa una nave da crociera attraccata proprio di fronte al Porto Vecchio. Negli ultimi anni a Trieste queste navi sono diventate una presenza costante. È evidente la coincidenza con la riduzione del traffico navale a Venezia, ma si può ipotizzare che le compagnie abbiano iniziato ad apprezzare anche altri vantaggi offerti dalla città giuliana. Al momento le grandi navi arrivano soprattutto alla vecchia stazione marittima, giusto di fronte a piazza Unità, in pieno centro. Creare nuove banchine permetterebbe di aumentare la possibilità di accoglierle, confermando il turismo di massa come strumento principale per lo sviluppo economico cittadino. La presenza di queste imbarcazioni però sta avendo un pesante impatto sul centro cittadino, sempre più votato a un’offerta turistica, e sull’ambiente: un’analisi del giugno 2023 di Transport and Environment colloca Trieste al trentottesimo posto tra le città più inquinate dalle navi da crociera in Europa. A Trieste, in mancanza di centraline situate nei pressi della stazione marittima, di recente l’associazione Cittadini per l’aria e la Ong tedesca Nabu hanno effettuato delle rilevazioni in proprio scoprendo che i valori di inquinanti come il biossido di azoto presenti nell’aria nei pressi dell’attracco delle navi da crociera sfora di diverse volte i valori considerati accettabili.
Il progetto della cabinovia di Trieste non è però unico nel suo genere, visto che anche a Genova il Comune si sta muovendo nella stessa direzione. Città portuale come Trieste, Genova sta vedendo una presenza sempre più costante delle navi da crociera nel suo porto (rispetto ai dati di Trasnport and Environment risulta essere la tredicesima città più inquinata dalle navi da crociera a livello europeo) e sta cercando di definire il suo futuro dopo anni di deindustrializzazione marcata. Il binomio cabinovia-navi da crociera qui appare ancora più chiaro, visto che l’opera collegherebbe l’attracco delle navi al forte Begato, situato sopra alla città, sorvolando il quartiere popolare Lagaccio. La stessa azienda che ha ottenuto l’appalto di Trieste aveva dimostrato interesse per il progetto genovese senza però poi presentare un’offerta. Nel maggio 2023 l’appalto è stato affidato alla Doppelmayr Italia, unica offerente. Anche in questo caso il Comune propone l’opera come un miglioramento della viabilità cittadina e la inserisce in un piano di rigenerazione urbana chiamato “Genova meravigliosa”. Senza entrare nei dettagli, si può notare che Genova in questo momento è interessata da diversi progetti di grande rilevanza. Uno di questi è la nuova diga foranea che dovrebbe permettere al porto di accogliere più navi, anche di dimensioni maggiori rispetto a ora. Si vuole garantire più spazio di manovra per andare “nella direzione di una massima flessibilità operativa, permettendo l’ingresso contemporaneo di navi commerciali e da crociera”, come si legge nel sito ufficiale del progetto, andando quindi incontro alle grandi compagnie che operano nel settore.
A Trieste come a Genova la logistica e il turismo sembrano essere i due assi portanti dello sviluppo economico e urbano. È tutto da vedere che un orientamento del genere da parte delle amministrazioni convenga anche a chi ogni giorno vive in quelle città. (alessandro stoppoloni)
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