A inizio marzo abbiamo pubblicato un’intervista a una lavoratrice in sciopero di Eufemia, associazione torinese di promozione sociale. La lavoratrice scioperava, insieme ad altre compagne, per contestare demansionamenti e inquadramenti inadeguati e la trasformazione degli enti del terzo settore in aziende ostaggio di logiche imprenditoriali. La lotta delle lavoratrici di Eufemia ha generato un dibattito pubblico in città e dalle assemblee sono nate riflessioni capaci di interpretare in modo critico la storia decennale del lavoro sociale. Il caso di Eufemia, lo sappiamo, non è un caso isolato. Per questo pubblichiamo di seguito un comunicato di alcune lavoratrici di Almaterra. Almaterra è una associazione nata negli anni Novanta in seno alla tradizione femminista e gestisce progetti di inclusione sociale rivolti alle fasce più deboli della popolazione urbana. Le lavoratrici di Almaterra in questi mesi hanno riscontrato condizioni di lavoro e processi di riorganizzazione interna analoghi a quelli descritti in Eufemia. Emerge in particolare il ruolo della Compagnia di San Paolo, la principale fondazione di origine bancaria di Torino: i finanziamenti al terzo settore sono erogati in cambio di una nuova definizione dell’assetto organizzativo, in modo da privilegiare dinamiche aziendali e verticistiche. Come redazione torinese intendiamo dare voce alle lavoratrici dissidenti nella speranza di illuminare un problema strutturale e sostenere la lotta per una trasformazione radicale del lavoro sociale.
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Comunicato post-assemblea socie 23 aprile: sull’espulsione di una socia.
Martedì scorso abbiamo assistito all’ennesimo abuso di potere messo in atto dall’amministrazione attuale dell’Associazione Almaterra.
In occasione dell’assemblea delle socie chiamata dall’amministrazione abbiamo voluto esternare il nostro disappunto e la nostra rabbia di fronte alla decisione di espellere una socia e lavoratrice che si è trovata già in precedenza toccata da un provvedimento disciplinare e successivamente licenziata.
La socia è stata formalmente accusata di aver tenuto comportamenti gravemente lesivi dell’immagine dell’associazione, ma questa accusa non è stata altro che l’ennesima ritorsione ai danni di una lavoratrice che all’interno dell’associazione ha sollevato, con l’obiettivo di risolverli, problemi legati alle dinamiche oppressive e svilenti portate avanti dall’amministrazione e culminate in un’aggressione verbale e fisica da parte della vicepresidente di Almaterra.
Partecipando all’assemblea, abbiamo potuto constatare come fosse stata organizzata in modo da procedere direttamente con l’espulsione della nostra collega e socia.
Non a caso, appena è cominciata, si è chiesto immediatamente di esprimere la votazione, senza neanche dar modo di fare degli interventi o apportare delle opinioni in merito. Con forza, ci siamo opposte a questa decisione e abbiamo potuto leggere i nostri interventi e condividerli con le altre socie presenti.
Era evidente però che il direttivo dell’associazione avesse già precedentemente concordato con alcune delle altre socie partecipanti l’esito della votazione: la nostra collega è stata infatti espulsa con ben 35 voti, di cui molti delegati da socie non presenti e mai conosciute. Beh! Ne avrebbero raggiunti 36, ma a quanto pare una delle presenti ha deciso di astenersi dal voto: dopo aver ascoltato le nostre parole, al momento del voto, si è giustificata davanti a tutte dichiarando che la situazione era alquanto confusa.
Dulcis in fundo, l’assemblea delle socie di martedì scorso si apre con l’intervento della presidente che informa della presenza della polizia in associazione, che sarebbe potuta intervenire durante l’assemblea, creando così un clima di terrore tra le socie e sostenendo che questa dinamica fosse dovuta alla presenza di un presidio solidale fuori. Il presidio all’esterno, attraversato anche da altre lavoratrici del terzo settore e da solidali, si è creato in solidarietà a noi lavoratrici e alla collega socia che è stata formalmente espulsa in assemblea.
Per precisione, sappiamo bene che è dal 1945 che la polizia non può intervenire nelle assemblee associative e lavorative. Fa bene ricordarlo proprio oggi, 25 aprile.
Quello che è successo due giorni fa evidenzia infatti quella che consideriamo essere una scellerata gestione dell’associazione. Le accuse mosse contro la socia in questione appaiono come un tentativo manifesto di reprimerne la voce, anziché rispondere in modo comunicativo e costruttivo alle critiche sollevate. La riconferma delle pratiche che contraddistinguono, in ogni occasione, l’atteggiamento dell’amministrazione attuale: isolare, screditare e allontanare. Pratiche che si muovono in totale contrapposizione ad ogni metodo di approccio all’oppressione e alla violenza di genere e di razza.
Continueremo a non rimanere in silenzio di fronte a questi abusi di potere, esempi di oppressione di genere e razzista, in solidarietà con le altre lavoratrici e lavoratori e contro lo sfruttamento del terzo settore. (alcune ex lavoratrici e socie di almaterra)
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