Una giornata di iniziative, volantinaggi, passeggiate, blitz rumorosi tra gli ombrelloni piazzati abusivamente sulle spiagge napoletane dai concessionari, abusivi a loro volta, dei cosiddetti “lidi privati”: è stata più o meno questo la “presa della battigia”, organizzata dagli attivisti di Mare libero pulito e gratuito a Napoli nella più calda domenica di luglio.
Forse è necessario un breve riassunto delle puntate precedenti per cogliere l’importanza delle proteste che stanno avendo luogo quest’estate sulle spiagge di tutta Italia, e con una certa intensità a Napoli, città che vacilla sotto i colpi del turismo di massa ma che non è capace di offrire ai visitatori, né soprattutto ai suoi abitanti, un litorale pubblico e gratuito degno di questo nome.
A marzo 2023 il Consiglio di Stato ha stabilito che la proroga dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2024 delle concessioni per gli stabilimenti balneari che insistono sulle spiagge italiane non era da considerarsi valida. Il colpetto di stato tentato dal governo Meloni con il Decreto Milleproroghe, infatti, aggirava una serie di norme, soprattutto legate alla trasparenza del mercato delle concessioni, beatamente ignorate fin quando è stato possibile dai governi di diversi colori politici, preoccupati di perdere il consenso della lobby di imprenditori che da decenni godono indebitamente della gestione privata di un bene pubblico. Una lobby che ha trovato nella presidente del consiglio il suo riferimento naturale, e che da qualche anno si scontra, da un lato, con gli indirizzi dettati dall’Unione Europea e le sentenze di diversi tribunali italiani, dall’altro con un movimento che reclama la fruizione di un bene (le spiagge) che lo stesso Consiglio di Stato ha definito allo stato “scarso” quantitativamente.
È bene, tuttavia, sottolineare la diversa prospettiva da cui si muovono gli attori che stanno smantellando le certezze degli imprenditori che hanno preso possesso delle spiagge italiane riducendo all’osso gli spazi per il loro libero utilizzo: l’Ue, coerentemente con i parametri della infausta Direttiva Bolkestein (2006), si preoccupa che il mercato dei servizi sia trasparente, competitivo e dinamico; i movimenti e i cittadini che non vogliono più essere obbligati a dover pagare per poter stare in spiaggia, invece, pretendono una riforma radicale della gestione di un bene che è naturale, e quindi di tutti.
Di questa battaglia Napoli sta diventando città simbolo, in considerazione anche di una serie di clamorose storture che vanno dalla balneabilità attribuita a specchi d’acqua notoriamente inquinati, dove si manda la gente a fare il bagno nel tentativo di decongestionare i pochi spazi disponibili, fino alle assurde norme che contingentano gli accessi alle più belle spiagge cittadine ancora non in mano ai concessionari privati.
Proprio questa capacità di inquadrare la “questione mare” in una visione complessiva è stata la forza della “presa della battigia” di ieri, che vedrà il suo continuum in un’altra giornata di lotta, questa mattina, con la manifestazione contro la firma di un indecente accordo tra il governo e il comune di Napoli a Bagnoli (accordo che ha molto a che vedere con la sottrazione della costa ai napoletani, e di cui parleremo nei prossimi giorni). Una forza che sta nella capacità di smascherare le contraddizioni, come quella esplosa sulla balneabilità dell’area di Pietrarsa, per la quale gli attivisti chiedono bonifiche serie all’interno di un progetto che coinvolga l’intera aera orientale. Un messaggio inequivocabile (“Si alle bonifiche: da Vigliena a Pietrarsa, da Mastellone alla Darsena petroli; No alle concessioni!”) è comparso su un lungo striscione affisso a ridosso del lungomare di Pietrarsa, creando non pochi malumori nella “sinistra istituzionale” del quartiere, che molto ha investito per ottenere la balneabilità dell’area, e che ha infatti subito inviato una serie di figuri a polemizzare con gli attivisti. Ciò nonostante, il volantinaggio è andato avanti per ore, aprendo un canale di confronto con le tante persone che stanno frequentando la spiaggia in queste settimane, senza ricevere informazioni chiare sulla condizione delle acque.
In tarda mattinata, fino al pomeriggio, il gruppo di attivisti è aumentato di numero, dando vita a una lunga passeggiata da Posillipo al lungomare Caracciolo, attraversando tanto le (poche) spiagge libere, quanto le strutture degli stabilimenti privati, e portando scompiglio tra i titolari delle concessioni che vivono nella paura di dover aprire i propri cancelli ai cittadini che vogliono raggiungere il mare senza pagare.
Il primo blitz è avvenuto in realtà a Castel dell’Ovo, dove è stato affisso un enorme striscione con scritto “Vendesi. Rivolgersi: Manfredi-Meloni”, in riferimento alle operazioni di dismissione del patrimonio pubblico iniziate con il Patto per Napoli e che governo e amministrazione comunale stanno portando avanti. Dopo, i manifestanti hanno preteso di attraversare il Lido Ideal di Posillipo per raggiungere la spiaggia di donn’Anna, girovagando tra gli ombrelloni e spiegando ai clienti dello stabilimento che stavano pagando per un servizio illegittimo, considerando la scadenza delle concessioni. «Vogliamo il diritto di andare al mare senza pagare», si sente dal megafono. «Non vogliamo dover prenotare per le spiagge di Posillipo, e siccome gli spazi sono pochi vogliamo interventi immediati per la riapertura di quelle di Riva Fiorita e Cala Badessa. Vogliamo un piano per la gestione pubblica del mare, bandi che riducano la superficie assegnata ai privati e la rimozione di pontili e altre strutture illegali».
Dopo lunghe chiacchierate con i bagnanti e qualche tuffo rigenerante la marcia riprende, arrestandosi definitivamente alla spiaggia di Rotonda Diaz, invasa con una danza festosa di palloni Super Santos e tamburi, tra l’approvazione generale. Qualche seccatura la procura il solito Borrelli, che da settimane frequenta quotidianamente la zona per la sua guerra surreale ai venditori ambulanti. Dopo qualche sparuto applauso ricevuto, però, il deputato dei Verdi è costretto ad allontanarsi tra i fischi: «Fai la guerra ai poveracci, mentre davanti ai potenti te la fai sotto!», gli gridano dietro. Quando capisce che nessuno gli alzerà le mani addosso, Borrelli lancia un cenno alla sua guardia del corpo e se ne va mestamente.
Sono intanto le sette, il sole comincia a calare, la musica può partire e la festa avere inizio. Si ballerà solo per qualche ora, però. L’appuntamento per questa mattina è alle dieci alla stazione della metro di Cavalleggeri. La premier Meloni arriverà alla Porta del Parco e troverà, prevedibilmente, una accoglienza degna della sua carica. (redazione)
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