Una lunga processione di fedeli intrappolati, macchie di persone incamminate verso la rotonda Diaz, polo di attrazione della giostra musicale installata per l’occasione di un 9 maggio qualunque diventato qualcosa. Mi siedo sul primo poggio utile, accanto a due turisti francesi non proprio entusiasti della situazione.
Sono le 19,30 e puntuali come un treno ad alta velocità Nu Guinea attaccano a suonare, a diffondere la loro recente produzione funkymusic. Il palco è striminzito, l’impianto è da fare invidia al miglior concerto di una band sconosciuta, la gabbia di metallo recinta i precipitati di turno. Pensavo i flash mob fossero passati di moda. Il pubblico si raduna, silenzioso e autoregolato. Liceali e adulti fraternizzano in una ritrovata adolescenza fatta di amò dove sei, amò sto qua, amò non ti vedo. Un lungo tappeto copre la striscia d’asfalto orizzontale, corpi pronti a posizionarsi in questo singolare rituale. Si agitano per placarsi non appena capiscono di non poter andare oltre.
Siamo tutti qui per te. Da più di un anno sei entrato nelle nostre vite al punto che il bisogno di incontrarti ci raduna in comunità. L’hai voluto tu, che tutto disponi e tutto proteggi. Tu siete tanti di voi, tanti anonimi sul biglietto da visita del tuo anonimato. Ci hai fatto le scarpe trovando nella Converse il tuo sponsor d’elezione. E sono contento che stavolta hai scelto Napoli, ché in questo momento non c’è di meglio da raccontare. Il cinema, la musica, la letteratura: sono un ragazzo fortunato perché tutte mi regalano quel sogno nel cuore che proprio non riusciamo a raggiungere altrove. Sei panacea di ogni distanza ridotta alla prossimità di uno schermo: la serie televisiva che porti avanti sugli spazi di Youtube ha un sacco di follower e il pretesto musicale funziona per un sacco di gente. Il tuo share si precipita in massa, in carne e ossa, per assisterti nel momento della tua prima apparizione pubblica in città. Non sei più a Milano, non sei più a Torino. Per noi ci sei gratis. Non saremmo mai potuti mancare.
Mi allontano appena inizi a “cantare”. Non che non mi interessi ascoltarti dal vivo, ma sono certo della tua vulnerabilità di scena. Un supereroe della rete queste cose dovrebbe saperle: che mi combini? Il pubblico vero è la tua criptonite. Non ci sai stare in mezzo alla gente. Ascoltando in lontananza l’eco dei tuoi beat, annoto come una cometa la tua voce in supermega autotune. Eri troppo emozionato. Un mix di sudore, cinericordi e rassegnazione serpeggia tra gli intervenuti. Gente da Faenza, Roma, Grottolella. Il tuo pubblico, discreto come è arrivato, altrettanto discreto lascia il lungomare. Il concerto da ricordare per la tua singolar tenzone contro l’hic et nunc ci vede interpreti della tua performance, non più della tua musica. Allora cambia tutto. Sono passate da poco le 21 quando hai già terminato la tua scaletta e non sei arrivato da nessuna parte. Il tappeto di prima diventa meccanico e trasporta le persone ognuna alla sua vita. Molti in silenzio, tutti sconvolti. Il lungomare torna a farsi spiaggia, non più stanza da concerto.
Non avevo ancora capito bene cosa c’era da aspettarsi da questa serata fin quando tutto si è placato nella rassegnazione di un flop. Ma sono certo che non è stato così, perché per me è stato un vero successo. Hai la mia stima: ci hai radunato come solo il lutto alle volte sa fare. Certo, stavolta in modo controllato e non spontaneo, ma chissene ogni tanto. Non è che possiamo stare a pensarci ogni volta. Sei stato bravo, chiunque voi siate. Hai insistito con tenacia e hai tenuto fede al tuo calendario, al tuo personale 9 maggio. Ora impegnati a rinnovarlo annualmente, come si deve a ogni anniversario che si rispetti. Non bluffare, però, che fessi sì, ma stronzi no. (antonio mastrogiacomo)
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