Anche a occhi chiusi è facile capire di essere arrivati a destinazione. Non per l’odore, che ricalca perfettamente quello di una qualsiasi periferia urbana circondata da strade e cemento, ma per il rumore. Una volta superata la cosiddetta “rotonda Centro Lame” basta alzare lo sguardo al cielo, aspettare qualche minuto e attenderlo. Il rombo che arriva è potente, sovrasta qualsiasi altro suono, rimbomba dentro per alcuni istanti per poi sfumare lentamente lasciandosi dietro un silenzio misto alla certezza che a breve un altro aereo ripasserà.
Io non abito a Pescarola e mi scordo facilmente del rumore assordante sprigionato dagli aerei che ogni giorno transitano su questa periferia di Bologna. Frequento però Pescarola una volta a settimana e ogni volta che torno mi sorprendo dell’intensità di quel suono e della vicinanza di quegli aerei. Infastidita, alzo lo sguardo e rannicchio le spalle per proteggermi dall’invadenza che un aereo provoca se percepito a poche decine di metri sopra la propria testa.
Prendendo in considerazione i dati a oggi disponibili, sono circa trentamila gli aerei che nel 2018 hanno transitato su Bologna, trasformando l’aeroporto nell’ottavo scalo italiano per numero di passeggeri e modificando drasticamente la vita delle persone che risiedono nelle aree limitrofe. Trentamila aerei annui significa in media non meno di settanta al giorno che, in alcuni casi, si distanziano solo di pochi minuti gli uni dagli altri impedendo normali attività come lo studio, il riposo, la lettura, la conversazione, l’ascolto televisivo o radiofonico. Situata all’interno del quartiere Navile, Pescarola è una delle aree maggiormente colpite dall’inquinamento acustico in quanto privilegiato “vicino di casa” dell’aeroporto, che si trova a circa tre chilometri e mezzo in linea d’aria da piazza Maggiore e a circa cinquecento metri dalle prime abitazioni. Come sottolineato nel “Dossier Marconi 2018. L’aeroporto, la città, le inadempienze”, elaborato dal Comitato per la COMpatibilità AERoporto-Città (COCOMPAER), la maggior parte dei decolli avvengono verso zone densamente urbanizzate di Bologna quali Pescarola-Bertalia, Beverara-Marco Polo, Barbiere-Arcoveggio, influenzando negativamente la qualità della vita dei residenti. Esasperati da un rumore costante e motivati dalla paura di un disastro che, seppure non si sia mai verificato, torna a farsi presente ogni qualvolta un aereo “sfiora” i palazzi facendo vibrare i vetri e interrompendo qualsiasi attività in corso, nel corso degli anni alcuni abitanti, ovvero coloro che se lo sono potuti permettere, hanno sostituito gli infissi dotandosi a proprie spese di doppi vetri o altri dispositivi di isolamento acustico; quelli che ne avevano la possibilità si sono semplicemente trasferiti altrove vendendo le proprie abitazioni; altri ancora, costretti a rimanere o decisi a restare, hanno iniziato a riunirsi e lottare per migliorare le condizioni di vita proprie e delle loro famiglie.
Se è pur vero, infatti, che abitare a Pescarola significa “imparare a convivere” con un rumore invasivo e profondo che trae forza dal suo essere ripetitivo, avvolgente, capace di farsi quasi silenzioso, oltrepassare le barriere antirumore e sfondare i doppi vetri trasformandosi in quotidianità, dall’altra occorre riconoscere che questa presunta normalità può essere messa in discussione. In questo senso, ciò che il Comitato ha cercato di fare dal 2011 in avanti è stato di aumentare il controllo sulle proprie vite e sulla propria salute portando avanti quella che loro definiscono una “battaglia politica” finalizzata a problematizzare la presenza invasiva dell’aeroporto proponendo soluzioni concrete al Comune e ai dirigenti dello scalo.
Questa battaglia significa innanzitutto focalizzare l’attenzione sul raggiungimento dell’equità in salute, ovvero permettere alle persone di raggiungere appieno il loro potenziale di benessere controllando i fattori che lo determinano. Inoltre, come sostenuto dalla World Health Organization (WHO) nel documento “Environmental Noise. Guidelines for the European Region”, il rumore ambientale è sempre più riconosciuto come uno dei rischi significativi per la salute umana; se analizziamo alcune delle stime disponibili è sconfortante notare che il 65% della popolazione residente in Europa presso le principali aree urbane è esposta a livelli di rumore che superano non di poco le soglie oltre le quali si verifica un aumento del rischio di effetti avversi sulla salute. Di conseguenza, parlare di inquinamento e stress acustico significa innanzitutto parlare di salute.
Incontro alcuni rappresentanti del Comitato per la COMpatibilità AERoporto-Città nelle prime ore di un timido pomeriggio di sole. Ci accomodiamo nell’ampio giardino della casa di Pietro, uno spazio pieno di rose e piante che sprigionano un profumo raro da incontrare all’interno delle nostre città. La casa è stata ristrutturata da poco ed è l’abitazione in cui sua moglie Lina vive da quando è nata: costruita dal nonno decine di anni fa, da diverse generazioni la casa accoglie i membri della famiglia, motivo per cui la decisione di andarsene lasciandosi alle spalle l’aeroporto risulta una scelta difficile. Il sogno di Pietro di trasferirsi in Toscana resta quindi un desiderio che forse, prima o poi, si realizzerà. Insieme a lui ci sono anche Cosimo e Marina. Confrontandoci su che cosa significa abitare in queste zone, una delle prime cose che Cosimo mi dice è che lui, da diversi anni, non ricorre più al telegiornale: «Guardo solo il televideo – sorride –, tanto l’audio della televisione il più delle volte non si sente!». Un’affermazione semplice e diretta, esemplificativa del fatto che è proprio la quotidianità ciò che l’aeroporto influenza maggiormente dettando nuove abitudini e strategie di sopportazione.
Fondato nel 2011, il Comitato si scontra da sempre contro l’indifferenza di una giunta che fa del turismo low cost il suo principale e migliore alleato. «La situazione è drasticamente peggiorata dopo il 2008, ovvero da quando Ryanair sbarcò a Bologna inaugurando le prime sei tratte». A dieci anni di distanza le destinazioni verso cui è possibile volare da Bologna sono ormai quarantuno, a cui si aggiungono le linee intercontinentali da e verso gli Stati Uniti e gli Emirati Arabi, per una media di 2.986.733 di presenze solo nel 2017. «Se è vero che fino a qualche anno fa gli aerei erano più rumorosi, oggi il problema principale sta nel fatto che sono sempre più frequenti – sottolinea Cosimo sfogliando il dossier in cui è possibile trovare l’elenco dettagliato del numero dei voli dal 2009 al 2018 –. Se a questo si aggiunge il fatto che la società di gestione dell’aeroporto Marconi ha recentemente annunciato un aumento dei movimenti di oltre il 50%, risulta evidente che per il comune di Bologna tutto questo comporterà un ulteriore aumento del turismo, degli investimenti e della sua visibilità a livello internazionale». Uno scenario sconfortante per chi si trova già costretto a sopportare il transito di ottanta aerei al giorno ma a cui il Comitato non mancherà certo di opporsi.
L’incontro con i membri del Comitato si conclude con una visita guidata all’orto-giardino di Pietro: rosmarino, salvia, borragine, menta, pomodori, tagete, lavanda, alberi da frutto, viti e un roseto multicolore caratterizzano questo spazio donandogli la bellezza di uno luogo in cui è ancora possibile godere appieno di un silenzio sempre più raro quanto necessario. (rita marzio)
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