Ho sentito la storia di una casalinga francese capace di predire i valori delle società quotate in borsa. Ogni sera la signora esegue un rito codificato, poi va a dormire e sogna le salite e le discese dei valori nel grande mercato finanziario. Ho deciso di imitarla nella speranza di risolvere i tanti problemi che ci affliggono. Una sera ho masticato una noce moscata, ho bevuto tè al melograno e ho atteso le visioni notturne. Imprevedibili sono i fenomeni dell’universo: anziché profetizzare valori futuri delle azioni, ho visto in sogno i progetti vincitori del bando ImpatTO. Disorientato, appena infastidito, ho cercato informazioni su tal “ImpatTO”. Si tratta di un bando finanziato con più di due milioni dall’Unione europea a beneficio della Città di Torino. I fondi saranno distribuiti tra enti privati capaci di “attivare spazi di comunità” dove organizzare, la sera, “attività artistico-culturali”. Si raccomanda di coinvolgere in particolare i “luoghi poco sicuri” dei quartieri di Aurora e Barriera di Milano. Il bando scade il 4 ottobre. Riporto qui l’esito delle mie visioni con l’intento di regalare spunti e suggerimenti a operatori sociali e creativi di Torino, esibire il valore di un metodo magico, lasciare a chi legge la possibilità di decrittare immagini di sogno. Ogni riferimento a individui, associazioni del terzo settore e istituzioni reali è puramente onirico.
LE PALAFITTE SULLA DORA
Sotto il ponte di corso Regio Parco un isolotto emerge dal fiume Dora. Lì ho visto esili costruzioni in legno sorrette da pali conficcati tra il terreno fangoso e il flusso d’acqua. Tre abitazioni da due piani s’alzano accanto ai salici del lungofiume e una bandiera sventola mostrando il nome del progetto: “PalafitTO”. Qui ha trovato casa l’artista di quartiere. Una zattera attende in secca dopo aver trasportato alcuni bambini delle scuole di quartiere. Sono i piccoli studenti che il pomeriggio attendono davanti ai portoni degli istituti i genitori ritardatari: l’artista, grazie a un protocollo d’intesa con la Città, ha il diritto di rapirli e costringerli a disegnare con le tempere. Verranno liberati al crepuscolo. Le opere – schizzi di alberi, case e mostri fluviali – sono esposte la sera sulle sponde della Dora. Ecco l’artista di quartiere che allestisce la selezione serale sotto i lampioni, accoglie sorridente i viandanti incuriositi e rivolge uno sguardo sollevato alle telecamere poste per dissuadere da ogni intento vandalico.
CIRCOLO PERIPATETICO
Viene la sera lungo la Dora, vedo un gruppo di anziane signore dei quartieri rispettabili della città, di vecchi torinesi un tempo dirigenti nella grande fabbrica. Si tratta di un circolo di filosofi viandanti: discettano di storia del pensiero mentre passeggiano per il quartiere Aurora. Il progetto, ideato dalla libreria indipendente di zona, prevede camminate culturali nelle zone pericolose del lungofiume per disturbare l’attività dei soliti spacciatori. I peripatetici vestono tailleur dai colori dolci, conservano pacchetti di sigarette nel taschino della camicia rigata: qualcuno sosta un secondo, prende appunti o annota domande. Ogni sera un ricercatore precario dell’università arrotonda lo stipendio intrattenendo gli anziani; ora tiene una lezione sulla diatriba tra diofisismo e monofisismo durante il concilio di Calcedonia. Un malintenzionato, stordito dal problema teologico di difficile risoluzione, rinuncia ai suoi atti criminosi e si allontana. Una ronda di polizia accompagna da una certa distanza le riflessioni sulla natura di Cristo.
ANGELI DELLA NOTTE
In un parco urbano gestito da cittadini benestanti vedo tre container verdi. Qui gli amanti del parco conservano scope, tosaerba, vanghe per piccoli lavori di manutenzione. Grazie al bando europeo hanno comprato brandine, sacchi a pelo e cuscini e ospitano nei container persone senza casa. I vagabondi possono passare l’autunno all’asciutto, almeno. In cambio devono dedicare quattro ore al giorno al volontariato civico: s’aggirano per le vie sporche con bustoni di plastica e raccolgono cicche, cartacce, bicchieri lasciati dal pubblico affascinato dai tanti eventi serali lungo la Dora. Indossano pettorine rosse con la scritta: “Gli angeli della notte”. Appare un gestore del parco e controlla che i volontari non barino: su una tabella segna le ore effettive di lavoro. S’avvicina l’alba, sono finiti gli intrattenimenti e i dj sono tornati a casa. Ecco un randagio differenziare il suo raccolto in bidoni colorati e avviarsi alla brandina che l’attende dentro il container, lontana rintocca la campana del duomo.
PAGINE DI LEGALITÀ
La scuola di narrazione vicino al fiume allestisce centinaia di punti bookcrossing sparsi per il quartiere. Vedo librerie in compensato o in solido legno di noce poste davanti alle porte delle case popolari disabitate. Le scaffalature, cariche di libri, sono difficili da spostare e dunque questo ostacola le occupazioni illegali. La selezione libresca, a cura degli stessi studenti, raccoglie il meglio della letteratura italiana contemporanea, da Nicola Lagioia a Claudia Durastanti. Ora il viavai serale di lettori curiosi tra cortili e corridoi genera uno spontaneo presidio culturale e stimola l’amore per la lettura negli abitanti onesti, legittimi assegnatari di appartamenti. Ogni terza domenica del mese è prevista in cortile la conferenza del preside della scuola di narrazione: lo vedo intento a mostrare l’importanza dello storytelling con utili riferimenti storici. Mi appare con le braccia aperte, ha la voce calda – l’ora è crepuscolare. Purtroppo una casa vuota, nonostante tanti sforzi civili, è stata occupata da una famiglia di abusivi. S’alza un frastuono improvviso perché interviene la celere, odo urla, sbattere di porte; poi torna la calma. Anche i poliziotti, dopo aver dato due scossoni e qualche manganellata, ascoltano rapiti la conferenza del preside, accattivante storyteller.
EDICOLE DI COMUNITÀ
Vedo una vecchia edicola dismessa che ora porta un cartello: “Spazio comunitario”. Si assicurano servizi per i cittadini. Lo spazio comunitario è chiuso, la serranda resta giù silente. Il tetto s’inneva, poi esplode la primavera, attorno l’erba secca nel caldo d’agosto. Non succede niente, la serranda resta giù silente.
L’ENERGIA DELLA RIEDUCAZIONE
Vicino al campus appare un capanno spazioso con tetto spiovente e grondaie in ferro, all’interno tavoli e panche accolgono gli studenti impegnati con gli esami. Possono studiare qui fino a notte inoltrata. Agli angoli dell’aula ci sono dinamo che garantiscono l’energia per il capanno e per i lampioni lungo un ampio tratto fluviale. Ora scorgo una botola sotto ai piedi degli studenti: la apro e scendo in un sotterraneo. Qui ci sono decine di biciclette da camera dove reclusi pedalano come forsennati. La loro energia è raccolta dalle dinamo. Riconosco un pedalatore nonostante il volto sfatto e madido di sudore. Tu sei qui? E come mai? Che cosa è successo? Mi risponde senza fermare lo sforzo: «Siamo coloro che hanno violato le norme civiche. Tra noi ci sono gli imbrattatori di muri, gli sbandati pescati a organizzare grigliate abusive al parco o, peggio ancora, gli amanti seriali del bivacco. Vedi il mio vicino? Ha organizzato una festa fuori dal suo portone senza aver prima avviato una co-progettazione con la Città per trasformare il tratto di strada in bene comune. E nemmeno ha redatto una richiesta seguendo il protocollo degli usi urbani temporanei. Resterà qui dieci anni!». (visioni a cura di francesco migliaccio)
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