Foto e testo di Alessandra Mincone
Migliaia di persone si sono ritrovate in piazza ieri in diverse città d’Italia (Trento, Torino, Milano, Bologna Roma, Napoli, Cagliari) per chiedere la fine del massacro in atto nella Striscia di Gaza per opera dell’esercito israeliano ed evidenziare l’ipocrisia di “una giornata che denuncia gli orrori dell’Olocausto, ma lo fa mentre un altro genocidio è in atto, in Palestina, dove al momento sono morte trentamila persone, il settanta per cento delle quali erano donne e bambini”, scrivono i Giovani Palestinesi d’Italia.
I manifestanti sono scesi in piazza nonostante i divieti delle questure, che avevano prescritto i cortei dopo l’invito del Dipartimento della pubblica sicurezza, che proponeva un rinvio delle dimostrazioni.
A radunarsi a Milano, a piazzale Loreto, c’erano circa tremila persone, per supportare la conferenza stampa indetta dai Giovani Palestinesi. Anche loro, insieme alle altre associazioni palestinesi, avevano ottenuto il via libera a manifestare, ma seguito delle polemiche e delle pressioni arrivate da importanti esponenti della comunità ebraica e da rappresentanti in Italia dello stato d’Israele, la questura locale ha comunicato il divieto per “motivi di ordine pubblico”.
La conferenza stampa è cominciata alle 15:00, dopodiché i manifestanti hanno provato ad avanzare verso il luogo in cui era stato inizialmente concordato il punto d’arrivo del corteo, l’anfiteatro della Martesana. In piazza cartelloni, bandiere, uno striscione con scritto: “Mai più significa Mai più per nessuno!”.
Dopo una lunga trattativa tra i militanti e la digos, le forze dell’ordine hanno caricato il corteo nel tentativo di far indietreggiare i manifestanti che intendevano sfilare su via Padova. Dopo le cariche, una volta rientrata la calma, un ingente schieramento di blindati della polizia si è posizionato anche alla coda del corteo, impedendo il movimento a tutti i manifestanti fino alle sette circa della sera, e lo svolgimento dell’assemblea di chiusura della giornata prevista a piazzale Loreto.
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