Presentato il Forum delle culture 2013. Il modello è Barcellona ma le premesse sono incerte
Il 22 gennaio scorso in un incontro al teatro Mercadante il sindaco e l’assessore alla cultura hanno avviato i lavori di preparazione per il Forum delle culture che si svolgerà a Napoli nel 2013. Gli spazi principali sono stati individuati nell’area occidentale: la Mostra d’Oltremare; il Collegio Ciano, dopo la dismissione delle strutture della Nato; l’area dell’ex acciaieria di Bagnoli fino a Coroglio, dopo che la società Bagnolifutura avrà portato a termine la bonifica.
La seconda edizione del Forum è da poco terminata a Monterrey, in Messico, ma la sua invenzione si deve alla città di Barcellona, dove si è celebrata la prima edizione nel 2004 e dove risiede il comitato promotore. In effetti, prima ancora che un grande festival di arte e cultura, il Forum è nato in Catalogna come strumento di trasformazione urbanistica. Una strategia sperimentata con le Olimpiadi del ’92, che furono calamita di investimenti e di turisti, macchina da soldi e da consenso. Al di là dell’evento, quel che stava a cuore ai promotori era di portare a termine il disegno lasciato a metà con le Olimpiadi: completare il recupero del litorale urbano fino al confine orientale della città.
A pochi mesi dall’inaugurazione, mentre ancora addetti ai lavori e gente comune si interrogavano sul significato e i contenuti del Forum, le opere commissionate alle grandi firme dell’architettura internazionale erano a un passo dalla consegna: un centro congressi, un auditorium, un porto da mille posti barca, ma anche una centrale elettrica e un depuratore delle acque. Dei duecento ettari interessati dall’operazione però, solo un quarto riguardava il recinto denominato “zona Forum”. Il resto faceva parte di un piano che stava rivoltando da cima a fondo quella parte di città. Attorno ai cantieri del Forum crescevano grattacieli in cui sarebbero sorti grandi alberghi, uffici e residenze di lusso. Il pretesto del Forum teneva insieme gli obiettivi dei costruttori e dell’amministrazione locale. I privati mettevano i soldi per alberghi e centri commerciali e il comune riqualificava un’area di risulta, non “competitiva”, rendendola appetibile agli investimenti delle multinazionali e del turismo.
La federazione dei comitati di quartiere declinò quasi subito l’offerta di partecipare, contestando tra l’altro agli organizzatori l’espulsione di molti residenti in seguito all’impennata dei valori immobiliari. L’antropologo Manuel Delgado, in un articolo su El Pais intitolato “Il circo delle culture”, definì il Forum «un’operazione speculativa travestita da evento culturale», uno spazio a metà tra il parco tematico e il centro commerciale.
Nell’incontro del Mercadante non si è parlato di questo. Erano presenti numerosi artisti e operatori culturali, alcuni dei quali avevano scortato l’assessore Oddati in Messico. Chi non era a Monterrey si è preso una piccola rivincita al Mercadante, lamentando l’esclusione dagli spazi culturali di gestione pubblica. L’assessore ha avuto buon gioco nel rimproverare gli scontenti di non essere intervenuti sul merito delle cose proposte. Ma si tratta dello stesso assessore che ha promosso circa un anno fa il cosiddetto “piano strategico”, che dopo aver riunito in assemblea decine di associazioni e singoli cittadini, tutti ben disposti a farsi coinvolgere, è rapidamente e in modo definitivo scomparso dall’agenda politica. Che si tratti di scarsa volontà o di mera incapacità, sul modo di costruire la partecipazione nessuno deve farsi illusioni. Al di là dei generici inviti, anche stavolta tutto si ridurrà a farsi inserire in un cartellone lungo centouno giorni, in cui sarà davvero difficile escludere qualcuno.
Allora, piuttosto che sgomitare per rientrare in questo eterogeneo calderone, sarebbe più utile se le forze critiche, compresi gli artisti, approfittassero del dibattito che il Forum porterà con sé per chiedere conto del modello di città che si va costruendo; e magari proporre una visione alternativa a quella del marketing urbano e dei grandi eventi, basata piuttosto sulla buona amministrazione dell’ordinario, il supporto non clientelare all’iniziativa dei cittadini, e così via. Per fare un solo esempio, visto che si parla di Bagnoli (e dell’esempio di Barcellona), si potrebbe chiedere da subito la garanzia che il litorale, sottratto a una libera fruizione da mancate bonifiche e concessioni ai privati, in vista del Forum venga reso pubblico e balneabile in tutta la sua estensione. Insomma, declinare un’offerta, dire “no” per una volta, può anche essere un atto politico. E di questi tempi, con queste istituzioni, si rischia addirittura di fare una bella figura. (luca rossomando)
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