Un grosso incendio, probabilmente di origine dolosa, si è sviluppato nella notte tra martedì e mercoledì nel campo rom nei pressi di via Mastellone a Barra, quartiere della periferia est di Napoli, distruggendo quasi del tutto l’agglomerato e per fortuna non causando vittime. Alcune associazioni della zona hanno denunciato ritardi nei soccorsi e l’assenza, persino durante la mattinata successiva all’incendio, della Protezione civile. Centoventi persone, in trentatré nuclei familiari, hanno lasciato il campo e sono state allocate per la maggior parte all’interno della ex scuola Deledda, nel quartiere Soccavo, dove “abitano” già altri rom, circa un centinaio, sistemati “temporaneamente” in quella struttura più di quindici anni fa.
La mattina di giovedì i rom – emotivamente provati per aver perso tutti i loro beni e preoccupati rispetto alle soluzioni che le istituzioni dovranno prendere sul loro futuro – hanno ricevuto la visita dell’ex assessore comunale Alessandra Clemente, candidata sindaco nella lista #fareNapoli. La Clemente, accompagnata dagli attivisti dell’ex Opg – Je so’ pazzo e di Potere al Popolo, anch’essi candidati in una lista a suo sostegno, ha distribuito ai rom una “colazione solidale” a base di caffè e cornetti e si è intrattenuta a parlare con i nuovi ospiti della struttura. Gli attivisti hanno poi postato un album fotografico su Facebook rivendicando il gesto e ringraziando la candidata Clemente per avere contribuito all’acquisto di brioche e caffè.
Vale la pena ricordare che nel decennio in cui è stata in carica, l’amministrazione comunale uscente – di cui Clemente è stata una delle personalità più in vista – si è distinta per aver messo in opera politiche in favore delle comunità rom di questo tenore:
- non è stata in grado di trovare una sistemazione ai circa sessanta rom del campo di via Cupa Perillo a Scampia, le cui baracche sono state distrutte da un incendio doloso nel 2017, alloggiandoli all’interno del teatro del quartiere in condizioni di totale inabitabilità per oltre sei mesi e poi allontanandoli con una repentina iniziativa in cambio di una modestissima somma economica;
- ha lasciato tornare all’interno dello stesso campo di via Cupa Perillo, fin dai giorni immediatamente successivi all’incendio, diverse altre decine di persone, nonostante a causa dello sprigionamento di sostanze tossiche e pericolose le condizioni ambientali fossero ancora peggiori rispetto a quelle precedenti all’incendio;
- ha promesso per mesi una bonifica e una riprogettazione del campo di Cupa Perillo, riprogettazione mai avvenuta, né tantomeno calendarizzata;
- ha “bruciato” sette milioni di euro di fondi europei che sarebbero serviti per realizzare un comunque discutibile progetto di “villaggio” per i rom nell’ottava municipalità;
- si è resa protagonista dello sgombero “morbido” e poi coatto del campo rom di via Sant’Erasmo alle Brecce a Gianturco, spingendo prima una buona parte degli abitanti a lasciare le proprie abitazioni attraverso operazioni di polizia municipale (sequestri, minacce, interruzione dei servizi di distribuzione di pacchi alimentari da parte di enti del terzo settore) e poi allontanandoli e demolendo l’agglomerato senza proporre alcuna soluzione abitativa alternativa;
- è stata segnalata da Amnesty International per avere violato i diritti dell’uomo e per essersi ripetutamene resa protagonista di atti di segregazione razziale ai danni delle comunità rom;
- in totale continuità con le amministrazioni precedenti non ha mai operato concretamente per immaginare un possibile superamento della realtà dei campi e per promuovere l’equiparazione dei cittadini rom a quelli napoletani rispetto alle possibilità di accesso agli strumenti del welfare abitativo;
- in totale continuità con le amministrazioni precedenti non ha mai lavorato per costruire un percorso di uscita delle famiglie ospitate all’interno della ex scuola Deledda di Soccavo, che avrebbe dovuto essere una sistemazione temporanea per i rom provenienti da un campo nel quartiere di Fuorigrotta e che invece risiedono stabilmente in quelle aule dal 2005;
- ha discriminato nel corso della recente pandemia i rom – così come i migranti senza permesso di soggiorno e tutti gli stranieri e i napoletani privi di una residenza anagrafica – privandoli della possibilità di accedere al sostegno istituzionale dei pacchi alimentari, abbandonandoli al proprio destino e anzi, nel caso dei rom, facendo presidiare in maniera massiccia i campi e le strutture di residenza per impedire che le persone potessero anche solo allontanarsi di pochi metri nel corso del coprifuoco.
Secondo indiscrezioni raccolte dalla nostra redazione pare, inoltre, che i cornetti della Clemente non fossero nemmeno troppo morbidi e il caffè irrimediabilmente amaro. (napolimonitor)
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