Slitta ancora una volta – (forse) alla fine del mese di agosto –, la nomina da parte del consiglio dei ministri del commissario straordinario per Bagnoli. Un provvedimento, successivo alla scelta di Invitalia come “soggetto attuatore”, attraverso il quale il governo metterà in campo l’ultimo e decisivo attore necessario a realizzare i suoi piani sull’ex area industriale e in generale sulla zona ovest. Un’area incredibilmente libera, considerando la densità urbanistica del resto della città; un’area con un litorale inquinato e desertificato su cui poter investire, più un’enorme zona interna per la quale i progetti di grande polmone verde sembrano accantonati, e dove le uniche realtà con cui fare i conti sono piccoli potentati di vario genere (da locali notturni a musei per ragazzi) che hanno consolidato la propria forza negli anni contrattando con amministratori di tutti i colori politici, in barba agli strumenti urbanistici.
L’ultima spiaggia per evitare la corsa all’oro (e al cemento), sembra essere il ricorso annunciato dal sindaco – insoddisfatto delle modifiche apportate dal governo al provvedimento – per l’incostituzionalità della norma Sblocca-Italia e in particolar modo riguardo la presenza di un commissario governativo, oltre – eventualmente – a un altro da inoltrare al Tar del Lazio. Se le obiezioni di palazzo San Giacomo non dovessero essere accolte, però, Invitalia e il commissario avranno pieni poteri (i pareri degli enti locali restano consultivi) per vendere agli investitori privati, senza tener conto del pur vago e confuso progetto presentato in primavera dalla giunta de Magistris.
Dall’altro lato della barricata resiste in sostanza il sindaco, alimentando l’immaginario di un primo cittadino pronto ad affilare le armi perché da Roma (ladrona) non si realizzi l’esproprio di un pezzo di città ai danni dei suoi abitanti. Di ieri è la proposta di un referendum per Bagnoli, mentre qualche giorno fa, sui social network, rimbalzava un comunicato dal sapore beffardo in cui il sindaco ripercorreva cronologicamente l’impegno dell’amministrazione per l’area occidentale, impegno che andava però sempre a sbattere contro qualche entità terza (di solito il governo, ma anche qualcosa di più astratto, come l’incendio di Città della Scienza). Eppure sono passati più di quattro anni da quando de Magistris inaugurava la sua campagna elettorale passeggiando per le strade di Bagnoli, circondato da cittadini e militanti un po’ scettici ma disponibili all’ascolto, promettendo la riqualificazione “sostenibile” del quartiere come il fiore all’occhiello del suo futuro governo. Oggi Bagnoli torna a essere la promessa preferita di de Magistris per ricompattare il proprio elettorato. Vale la pena, tuttavia, ricordare qualche fatto rilevante.
Si potrebbe ricordare che al suo insediamento il sindaco aveva promesso, quale condizione imprescindibile per la “rivoluzione”, la cancellazione della società Bagnoli Futura, che invece gli si è sciolta tra le mani per le pressioni dei creditori dopo ben tre anni, senza che l’amministrazione avesse fatto alcun passo concreto in quella direzione; o i fiumi di parole spesi su una rinascita che non è mai arrivata, e le pochade tipo la terza o quarta inaugurazione-farsa della Porta del Parco, scena già vista almeno una volta con ognuno degli ultimi tre sindaci.
Si potrebbe ricordare l’incapacità del comune di imporre la propria linea sulla ex base Nato, e l’inconcludenza di un progetto propagandato in una pomposa conferenza stampa come volano per la costruzione di una“cittadella per i giovani”; o ancora, il fallimento del processo partecipativo che aveva portato all’approvazione di una delibera per una spiaggia pubblica e gratuita tra Nisida e Coroglio: dal giorno successivo all’atto, infatti, la giunta ha chiuso la delibera in un cassetto e non ha mai fatto nulla per applicarla. Anzi, esattamente un anno fa, proprio il sindaco firmava con il governo e la regione un protocollo per la ricostruzione di Città della Scienza su quella stessa spiaggia, ignorando il volere di quasi quindicimila cittadini, che si erano espressi attraverso una petizione perché su quel litorale ci fosse la spiaggia e nulla più.
Si potrebbero, per dovere di cronaca, ricordare le porte chiuse in faccia ai comitati cittadini che chiedevano un rilancio pubblico delle aree di Zoo, Edenlandia ed ex Cinodromo, attraverso la presentazione di un progetto solido anche dal punto di vista della sostenibilità economica. Un processo, anche quello, imploso nelle decine di incontri e successivi “vi faremo sapere”, con l’epilogo della svendita delle aree a scalcagnati imprenditori, i frutti dei cui (non) investimenti sono oggi sotto gli occhi di tutti. In ultimo, non per importanza, andrebbero riportate a galla le fanfaronate sulla Mostra d’Oltremare (che assomiglia sempre più a un parco privato con tanto di locali notturni), sull’area verde di San Laise o sulle concessioni di spazi per lo sport a gruppi di giovani che lavorano con i bambini del quartiere e che ancora pagano (ad altissimo prezzo di mercato) l’affitto di strutture private.
A oltre quattro anni da quella passeggiata a Bagnoli, tuttavia, de Magistris ha ancora la faccia tosta di parlare di “partecipazione dei cittadini ai processi decisionali” e di imbonire la folla con una retorica paralibertaria, paventando scenari di “autogoverno” e “azionariato popolare per l’acquisto dei suoli” dell’ex area industriale. Una politica di chiacchiere che raccoglie, nonostante tutto, un certo credito tra alcuni settori della cittadinanza, inconcepibile per chiunque rifletta sulle scelte fatte su Bagnoli in questi anni.
In realtà, già da qualche mese il sindaco è impegnatissimo a ricompattare quel gruppo sociale eterogeneo fatto di piccola borghesia e movimenti sociali che gli fruttò la vittoria alle scorse elezioni. Ci si dedica da un lato attraverso la nota strategia vittimista che lamenta l’accerchiamento da parte dei “poteri forti” (ci sono passati Bossi e Berlusconi prima di lui); dall’altro, tramite un fitto calendario di incontri e consultazioni sui temi più disparati (casa, lavoro, e ancora, addirittura, “partecipazione”!), condito da dichiarazioni ammiccanti (dalle aperture ai Cinque Stelle fino ai soliti grotteschi riferimenti web al socialismo e all’anarchia). In questo senso, il “noi contro tutti” che risuona a Bagnoli è solo il tassello più vistoso di una campagna elettorale iniziata con largo anticipo sulle prossime consultazioni. (riccardo rosa)
Leave a Reply