Napoli. Stazione della circumvesuviana di piazza Garibaldi. Una folla impaziente si appresta a uscire dai vagoni. Spintoni e imprecazioni poliglotte accompagnano il flusso di gente. Oggi, giorno della Liberazione, in previsione del grande afflusso turistico le corse da Napoli a Sorrento e viceversa dovrebbero essere aumentate o almeno così indica il cartello affisso alla biglietteria. Eppure la calca di persone che entrano e escono dalle carrozze d’acciaio sembra indicare l’opposto. «Abbiamo aspettato per quasi tre quarti d’ora, c’è uno sciopero?», chiede al macchinista un turista. «No, anzi le corse sono aumentate ˗ ribatte il lavoratore dell’Ente Autonomo Volturno ˗ stiamo lavorando di più con lo stesso stipendio, signore».
Il serpentone di gente striscia lentamente fino ai tornelli e si blocca in attesa del controllo biglietti. F. attualmente svolge la mansione di controllore ma ha lavorato dieci anni come meccanico nell’officina dell’EAV in via Michele Mazzella a Ischia. Fino al 2015, l’officina ischitana, che allora era gestita dalla SEPSA (altra azienda dei trasporti) dava lavoro a circa venti meccanici. Poi l’azienda fu acquistata dall’EAV e incominciarono i contratti di solidarietà e i riposizionamenti dei lavoratori. «Faccio il controllore per caso, ho lavorato anni con pezzi di ricambio per autobus, poi il materiale ha cominciato a scarseggiare, siamo stati ricollocati con altre mansioni e mandati a Napoli», racconta.
È il turno di passare, la coda davanti a F. si fa ancora più lunga. Al di là dei tornelli di vetro c’è M., un altro lavoratore EAV che fornisce ai turisti alcune informazioni. Quando ha finito di spiegare la strada più breve per raggiungere il centro si rivolge al collega vicino: «Oggi lavoriamo come se fosse un giorno feriale, nessuno straordinario o aumento. Nella mia scorsa busta paga mi sono accorto che mi hanno contato perfino tre minuti di ritardo della tratta che avevo fatto e mi hanno levato dei soldi dallo stipendio».
A sinistra della biglietteria le scale mobili traghettano la folla verso l’uscita: negozi aperti, traffico, volontari dell’Avis. In effetti sembra un ordinario giorno di lavoro. Rientro dall’altra entrata della stazione, dove sostano i taxi, e sguscio verso le scale che portano alla metropolitana tra la melodia stonata del pianoforte al centro della stazione dei treni e i venditori di calzini.
Alla metro dell’ANM (Azienda Napoletana Mobilità) si può accedere con lo stesso biglietto dell’EAV (quello dai due euro in poi). Ancora folla e ressa. Arriva la metro, i binari sono così colmi che le persone fanno fatica a salire sul convoglio giallo. Università, Municipio, Toledo. Non c’è bisogno di accostarmi alle porte perché sono immediatamente spinta da una violenta forza centrifuga. L’uscita per Montecalvario è chiusa, l’ascensore bloccato con annessa gente in fila. Tocca salire le scale. Il buco incastonato di mattonelle celesti con tanto di lucette intermittenti che squarcia il soffitto al di sopra delle scale mobili è più fastidioso del solito. Finalmente un cartello con la scritta EXIT. In strada, da via Toledo fino a Piazza Carità macchine della polizia, carabinieri e piccole compagini di partiti e dell’Associazione Partigiani Italiani. Risuonano i clacson e il sassofono della banda dei carabinieri. Una signora si avvicina: «Ah, è la festa di Salvo D’Acquisto?». L’insegna di Burgher King come sfondo, i fotografi che si dimenano per trovare lo scatto giusto, una boccata d’aria per me. Riprendo la metro e ritrovo nella vesuviana lo stesso formicaio che avevo lasciato prima. Aspetto la corsa per Sorrento un’altra mezz’ora; dei treni supplementari nemmeno l’ombra. (marzia quitadamo)
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