TED, UN TIPO STRANO
Émilie Gleason
Canicola, 128 pagine, 18 euro
Ted è un tipo strano. Ha ventisei anni e fa spesso la pipì sotto al materasso, soffia dentro il water perché le pastiglie igienizzanti lasciano delle bolle sulla superficie dell’acqua che lo inibiscono. Ogni giorno prende la metro per andare nella biblioteca dove lavora e di cui conosce a menadito la collocazione di ogni singolo libro o film. Ted è un tipo abitudinario, che di fronte a ogni piccolo cambiamento perde il controllo, come quando non trova la sua camicia del sabato o quando non mangia il suo triplo cheeseburger per pranzo.
Una mattina la linea della metro che lo porta a lavoro è interrotta e da quel momento la sua routine viene spezzata da incontri casuali, incidenti, ricoveri d’urgenza, mix di ansiolitici, finché tutto precipita in un grande, grande caos.
Ted è anche l’acronimo che in francese sta per “Disturbi Pervasivi dello Sviluppo”, condizione del fratello dell’autrice, Émilie Gleason, al quale è stata diagnosticata la sindrome di Asperger. È a lui che si ispira la storia di questo antieroe bizzarro, che a tratti ricorda Mr. Bean, ritratto con un’ironia che cede alla tenerezza e che abbandona in partenza la missione di spiegare cosa significa vivere con la sindrome di Asperger.
Vincitore del Premio rivelazione al festival di Angoulême, da poco uscito in Italia per la casa editrice Canicola, più che un fumetto sull’autismo, Ted è il racconto di un personaggio che ci fa entrare a poco a poco nella sua stranezza, senza chiederci empatia. Basta lasciarsi andare al ritmo frenetico e alla libertà del tratto di Gleason, ai colori fluo, percorrere le linee che seguono tutta la scala di emozioni di Ted per sentire l’ingombro delle sue spalle troppo larghe e delle sue gambe troppo lunghe, che diventano dei serpenti tremolanti quando inizia a provare ansia o che si allungano a dismisura verso l’alto quando è a disagio. Con un tratto che potrebbe ricordare i disegni di una bambina tanto è essenziale, Gleason riesce a dire molto, a dare voce a ogni linea e colore, a parlare di diversità attraverso gesti, movimenti, sensazioni che solo una persona molto vicina può conoscere, e lo fa con una buona dose di orticaria verso la retorica.
Un tipo strano Ted, ma a fine lettura viene da chiedersi se non è ancora più strano un mondo che non riesce ad accogliere la sua stranezza, dove anche l’amore a volte fatica a trovare i suoi codici. (cecilia arcidiacono)
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