1. Luglio 2022. L’allarme per la crisi del lavoro sociale ed educativo da qualche settimana riaccende il dibattito nei siti e nelle riviste dedicate al welfare. Tutti ne parlano e tutti ne sono preoccupati: terzo settore, sindacati confederali, centri studi della Bocconi e riviste di settore nelle ultime settimane hanno rilanciato il tema, con prospettive in parte convergenti e in parte diverse, di cui sarebbe bene discutere da un punto di vista critico. Rimandiamo questa discussione a un prossimo intervento, per condividere invece il racconto di un lavoro in corso e soprattutto l’invito a partecipare a un laboratorio sul welfare pubblico che si terrà a Padova l’1 e 2 ottobre prossimi, da cui speriamo possano nascere idee, pratiche e alleanze per una trasformazione del welfare in senso radicalmente pubblico.
2. Siamo un gruppo di persone che lavorano nei servizi sociali e che fanno ricerca sul welfare nelle università e in altri contesti. Vogliamo costruire uno spazio aperto e dialogico di scambio e riflessione sulla crisi del welfare pubblico e sui modi in cui risolverla. Sappiamo che il problema delle condizioni di lavoro è noto da tempo, e non sono mancate le mobilitazioni e prese di parola di operatori e operatrici che le vivono in prima persona. Con fatica, anche dentro l’università, il tema viene talvolta proposto in senso critico. È un problema che però, come molti altri, emerge ciclicamente per poi eclissarsi, destando attenzione soprattutto nell’emergenza: per esempio quando un appalto viene assegnato al massimo ribasso escludendo la cooperativa che da anni lo gestiva (generalmente già in condizioni assai critiche), come a Perugia nello scorso inverno o a Casalecchio di Reno nelle scorse settimane; oppure quando una comunità educativa chiude per mancanza di educatori (spremuti fino al burn-out o dimissionari perché decisi a evitare di finirci), dopo lungo logoramento per l’insufficienza delle rette comunali e regionali dalle quali dipendono, come a Milano poche settimane fa.
3. Di fronte a questo panorama, le grandi opzioni che vengono prospettate nel dibattito sono in genere due. Da un lato, si spinge per il rifinanziamento del sistema delle esternalizzazioni e il rafforzamento del potere del terzo settore in sede di definizione delle politiche: qui la “co-progettazione” e la “co-programmazione” sono le nuove retoriche imperanti. Dall’altro, sempre all’interno del sistema delle esternalizzazioni, si promuove il co-finanziamento delle politiche da parte di soggetti privati: le cooperative stesse, le imprese sociali, le fondazioni bancarie, gli “investitori a impatto sociale”. In entrambi i casi, il miglioramento del lavoro e del servizio sarebbero una specie di conseguenza naturale degli interventi, senza che questo miglioramento sia tuttavia mai messo a tema nella sua autonomia.
Ci piacerebbe aprire, assieme ad altri, una diversa prospettiva.
Per farlo vogliamo rimettere al centro una grande questione che – nel dibattito dominante – rimane in ombra o viene liquidata con grande facilità, ovvero il nesso tra le condizioni di chi lavora e la qualità dei servizi e dunque l’accesso ai diritti sociali per chi ne beneficia. Pensiamo che, per farlo, vada indagato e messo in discussione alla radice il sistema delle esternalizzazioni e che questo vada fatto insieme da chi lavora nei servizi e da chi lavora nelle università e studia le trasformazioni del welfare in senso critico.
Ci sembra che questo ponga ogni considerazione riguardo un nuovo welfare pubblico su un piano necessariamente trasformativo e conflittuale. Si tratta di un conflitto in cui siamo inevitabilmente coinvolti, ciascuno nel proprio ruolo, nei servizi come nell’università e nella ricerca, e nel quale dunque vogliamo intervenire insieme. Nessuno in questa fase ha risposte sicure, e noi vorremmo trovare un modo di cercarne e prefigurarne insieme alcune.
4. Un’immagine-guida del nostro percorso è quella delle “comunità scientifiche allargate” che avevano rivoluzionato i saperi sul lavoro operaio negli anni Settanta e che oggi andrebbero reinventate all’altezza dei tempi, facendoci ispirare da altri che – in giro per il mondo – ci provano.
Vogliamo insomma portare una proposta culturale e politica sul welfare: non una proposta astratta ma incarnata in pratiche di ricerca, di lavoro e di fruizione dei servizi che mettano a fuoco le ingiustizie che percorrono i due mondi che abitiamo – quello dei servizi di welfare e quello della produzione di conoscenza sul welfare – per poterle combattere con alleanze trasversali.
5. Invitiamo chi studia, chi lavora e chi è coinvolto nei servizi di welfare a partecipare a due giornate di riflessione e di dialogo. Ci confronteremo con linguaggi e metodi diversi su una serie di questioni e di domande:
● Quali attori definiscono e gestiscono i servizi di welfare e sulla base di quali obiettivi?
● Quali responsabilità hanno gli attori pubblici e privati nel regolare le condizioni di lavoro nei servizi?
● Come si lavora nei servizi di welfare, in base a quali contratti, retribuzioni, orari e gradi di sicurezza economica e personale?
● A quali scopi dovrebbe rispondere l’attività di un servizio di welfare?
● Come riconoscere e valorizzare l’esperienza e i saperi dei destinatari dei servizi e delle comunità locali?
● Come rompere gli schemi tradizionali dei servizi che replicano i ruoli di “esperti” e di “utenti” impedendo un vero dialogo e un vero cambiamento?
6. Nei due giorni ci faremo domande e cercheremo risposte grazie al contributo di studiose e studiosi che lavorano su questi temi; gruppi di operatrici e operatori che negli anni si sono impegnati nel dare voce al mondo del lavoro nel welfare; gruppi di persone che si sono organizzate per ottenere un diverso accesso ai servizi di welfare.
Il metodo che ci guiderà è quello di mettere gli strumenti della ricerca sociale al servizio di un’elaborazione condivisa di conoscenze provenienti da più attori, per riflettere e fare emergere un discorso collettivo, inventare strategie e nuove pratiche di azione.
Il laboratorio si svolgerà l’1 e il 2 ottobre 2022 presso l’Università di Padova (Dipartimento di filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata). È auto-organizzato e gratuito, e siamo in grado coprire almeno una parte delle spese di viaggio e alloggio dei partecipanti.
Nella nostra call trovate i dettagli dell’iniziativa: chiediamo a chi vuole partecipare di contattarci alla mail labwelfarepubblico@gmail.com, inviandoci anche una breve presentazione (dalla mezza pagina in su) in cui ci racconta cosa fa e cosa lo/la spinge a esserci.
Leave a Reply