In via Gallarate si trova un edificio con la facciata a riquadri rossi e bianchi, un cancello basso e il tipico tetto a dente di sega. I colori vivaci e l’insegna vintage richiamano l’immaginario delle fabbriche di giocattoli; niente farebbe presagire che proprio lì, a due passi da un grande centro commerciale, si progettano metodi sempre più letali di combattere sott’acqua. Le grandi fabbriche di armi si trovano quasi tutte fuori città e in luoghi isolati, ma per Cabi Cattaneo è un’altra storia: l’azienda fondata negli anni Trenta del Novecento si trova ancora nella sua sede storica a Milano. “È l’unica azienda rimasta nella zona”, come conferma Alberto Villa presidente e amministratore delegato della stessa in un’audizione alla Camera dei deputati.
Ed è proprio in quella zona popolare e residenziale, nella quiete serale di venerdì 22 marzo che un corteo cittadino ha sfilato da piazzale Accursio fino quasi all’ingresso della fabbrica. I manifestanti – poco più di un centinaio – sono stati fermati dalla polizia in tenuta antisommossa nei pressi del civico 64, hanno poi invertito la rotta e bloccato il traffico in diverse vie fino a raggiungere il centro commerciale Portello. Striscioni che recitavano “Blocchiamo chi arma Israele”, “No missione Aspides”, “Fuori l’Italia dalla guerra”, “Blocchiamo la filiera della morte” sono stati esposti tra i negozi e diversi interventi a favore del cessate il fuoco e della resistenza del popolo palestinese hanno echeggiato nei vari reparti. Alcuni abitanti si sono uniti al corteo, altri hanno applaudito e cantato slogan dai balconi e il volantino “Il genocidio inizia da Casa nostra – Blocchiamo Cabi Cattaneo che arma Israele” è girato di mano in mano. «Non sapevamo dell’esistenza di questa fabbrica – riferisce un passante –, se lo avessimo saputo saremmo scesi per strada prima».
Il punto è che dello storico produttore di sottomarini si sa poco, da una parte perché è un settore di nicchia, dall’altra perché è solo nell’ultimo decennio che è uscito allo scoperto per ragioni strategiche. Nel 2016 mostra pubblicamente un hangar e una barca rigida gonfiabile di sua produzione per la prima volta e viene citata come un’azienda con “livelli di esportazione altamente competitivi” e una salda reputazione. In seguito, in concomitanza con l’audizione alla Camera del 17 maggio 2021, alla Cabi Cattaneo vengono destinati circa due milioni di fondi pubblici per la “ricerca tecnologica nel settore della difesa” e questo solo nel trimestre che va da aprile a giugno 2021. Alla parata della Festa della Repubblica del 2023 viene declassificato un altro mezzo, un sottomarino degli anni Novanta con una tecnologia molto avanzata, “almeno di dieci anni avanti rispetto alla concorrenza”. Due mesi dopo, Cabi stringe un’alleanza con Fincantieri e, nel pieno del genocidio del popolo palestinese, il 12 dicembre 2023 presenta con Leonardo al Polo nazionale della dimensione subacquea di La Spezia un mezzo molto sofisticato utilizzato per le incursioni, ben noto alla marina statunitense e israeliana.
È chiaro che i sessantadue operai specializzati non sono alle prime armi, si tramandano il mestiere di padre in figlio, fidelizzati a una realtà che vanta un’esperienza quasi centenaria: il fondatore Giustino Cattaneo progettò i Mas (Motobarca armata svan, poi Motoscafo anti sommergibile) che vennero commissionati dalla Regia Marina per far fronte alla flotta austro-ungarica. Inoltre, Cabi ha dato la sua “entusiasta adesione al progetto” di un libro in più volumi dedicato agli “eroici assaltatori della Decima Flottiglia Mas della Regia Marina” che l’11 settembre, in seguito all’armistizio del ’43, si dichiararono alleati della Germania nazista e si attivarono anche contro la resistenza dei partigiani italiani. Capriotti della Decima Mas e un suo collega di Cabi Cattaneo addestrarono gli operatori della Tredicesima Flottiglia Commando di Israele fin dalla sua fondazione e nel ’48 i siluri a lunga o a lenta corsa (i maiali) progettati da Cabi furono usati dal neonato stato ebraico per rompere l’accerchiamento egiziano nel porto di Gaza.
La collaborazione è continuata, come si evince dal memorandum ventennale tra Italia e Israele in ambito militare-industriale e di ricerca scientifica e dalle indagini della società civile: nel 2020 le autorizzazioni in valore di euro avevano superato i ventuno milioni e, anche se la documentazione riguarda più che altro il settore dell’aeronautica e della sorveglianza, tra le aziende italiane beneficiate dall’export di armi citate da Osservatorio Diritti figura anche Cabi Cattaneo. Importante segnalare come la Marina israeliana, che è stata tra le prime al mondo a utilizzare il cannone super rapido 6 di Leonardo (ormai fusa all’israeliana Rada Electronics S.p.a.), abbia un reparto incursori (la tredicesima flottiglia di cui sopra) di cui, secondo l’amministratore delegato di Cabi, Comsubin (raggruppamento italiano subacquei e incursori) sarebbe “un’entità gemella, anzi, la sua origine e c’è un bellissimo rapporto”. Uomini del Comsubin sono attualmente impegnati nella missione Ue Aspides nel Mar Rosso sulla fregata Martinengo in cui l’Italia avrebbe il comando tattico per garantire il passaggio delle armi mercantili nel Mediterraneo.
Tutto ciò, secondo la rete Milano per la Palestina, “manifesta chiaramente la volontà del governo di continuare a essere complice del genocidio del popolo palestinese e del massacro di altri popoli per lo sfruttamento delle risorse e per l’egemonia politico-militare nella logica imperialista, coloniale e capitalista dell’Occidente, con Stati Uniti ed Europa in prima fila”. Il presidio si è svolto nella cornice della Israeli Genocide Week (18-22 marzo), la settimana per il boicottaggio dell’entità sionista che è stata lanciata dai Giovani palestinesi (Gpi) a partire dalle università. Oltre a Cabi, Milano ha espresso dissenso contro Eni, Confindustria e contro l’evento “Sinistra per Israele” che si è tenuto giovedì 21 marzo in corso de Amicis.
Sabato 23 marzo al ventiquattresimo corteo per la Palestina in centro città è stata celebrata la resistenza del popolo palestinese. Resistenza e Liberazione sono le parole d’ordine dell’assemblea pubblica che si terrà giovedì 28 marzo alle 20 in via Arquà 15 per organizzare un 25 aprile che sia “un giorno di ricordo per le lotte passate, presenti e future”. (sofia volpi)
ALTRE FONTI UTILI:
Antonio Mazzeo, Roma-Tel Aviv. Fratelli d’armi, alleati di guerra, Orient XXI, 3 novembre 2023
Chiara Bonaiuti, Armi italiane e trasparenza, ritorno al passato, Sbilanciamoci, 23 febbraio 2024
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