Ha cominciato a circolare sul web nel pomeriggio di sabato, il comunicato dei medici rianimatori dell’Ospedale del Mare diramato in risposta all’ultima diretta Facebook del presidente della regione Vincenzo De Luca. De Luca aveva fatto insinuazioni riguardo una presunta ambigua gestione dei posti di terapia intensiva nelle strutture ospedaliere; i rianimatori hanno rispedito le accuse al mittente, elencando anzi le carenze strutturali, organizzative e di risorse umane evidenziate dalla gestione dell’emergenza da parte della regione, a cominciare dalla situazione relativa al Covid Center dell’Ospedale del Mare. Partendo da qui, e provando ad allargare lo sguardo, abbiamo intervistato -MC, medico specialista in servizio in un ospedale napoletano.
È la prima volta durante quest’emergenza che il personale sanitario prende posizioni così esplicite. In genere parlano i sindacati, come l’Anaao (Associazione Medici Dirigenti) si era espressa circa venti giorni fa, ma in generale i sindacati sono molto allineati, sostengono De Luca politicamente, tutti lo hanno votato. Il Covid ha reso ingestibile una situazione che era già critica. Prendiamo le dotazioni del personale. Abbiamo dovuto usare le mascherine di Decathlon, non c’erano i ventilatori, ci sono carenze di tutti i tipi… fino a giugno io ho ricevuto tre mascherine, adesso stanno cominciando a darcele.
Molti medici si stanno rendendo conto in questa fase della posizione diciamo “molto morbida” dei sindacati. È anche vero che noi siamo una categoria professionale dirigenziale. I sindacati, diceva Di Vittorio, sono quelli degli operai… i medici non li sindacalizzate proprio. Però l’assenza totale del sindacato fa effetto. Qualsiasi altra categoria lavorativa, in queste condizioni, col tempo indeterminato e una condizione forte come la nostra, farebbe scioperi a non finire. Invece noi non abbiamo mai fatto una manifestazione.
L’accusa ai rianimatori è solo un altro tentativo di scaricare verso l’esterno le colpe della mala gestione sanitaria: prima quello che fa jogging, poi la mamma della bambina che vuole andare a scuola, adesso addirittura i medici. Tra l’altro facendo un’affermazione grave sulla quale se De Luca ha delle prove dovrebbe avviare un’indagine preliminare, non una diretta Facebook.
La situazione all’interno delle strutture sanitarie è già molto tesa, un’affermazione del genere non fa che aumentare la possibilità di aggressioni nei confronti del personale. Se vogliamo restare sulla questione specifica, De Luca tira in ballo dei meccanismi che sono interni agli ospedali e che chi è esterno non riesce a capire. Può capitare, per esempio, che tu dai la disponibilità di un posto letto, ma nel frattempo ti chiama l’ospedale di Castellammare e ti manda un paziente: il letto automaticamente si occupa.
Tra l’altro De Luca fa questa uscita a vuoto sui posti letto, quando il vero problema sono proprio le bugie che lui stesso dice sulla comunicazione dei posti letto. In un primo momento la Campania era considerata zona gialla perché lui comunicava più posti letto di quelli che ha. In quella specie di baraccopoli che è il Covid Hospital dietro l’Ospedale del Mare, la Regione dice che ci sono settanta posti letto, in realtà ce ne sono a stento sedici-diciotto perché manca lo spazio, le suppellettili, alcuni respiratori non funzionano e soprattutto non ci sta il personale. Non puoi mettere settanta persone con cinque rianimatori e tre infermieri: e chi la guarda la gente? Un anestesista può seguire quattro o cinque posti letto, non di più. Anche perché se succedono tre crisi nello stesso momento, chi le gestisce?
Le carenze di personale derivano dalle mancate assunzioni dovute al commissariamento, ora De Luca dice che ha fatto le richieste e purtroppo nessuno è voluto venire. Ma se da un lato questa è una situazione cronica da venti anni, viene da chiedersi, da marzo ad adesso questi che cosa hanno fatto? Non hanno fatto praticamente nulla. Qui si parla ogni volta dei responsabili del contagio come di quelli che corrono, di quello che porta il cane in strada, eccetera. Il problema è che tra le principali cause di contagio ci sono gli ospedali, quelli campani in particolare, da marzo in poi non hanno mai avuto dei piani operativi, mai avuto percorsi di sicurezza, di pulizia. Nel nostro ospedale sono state montate per mesi le tende in cui doveva farsi il pre-triage, cioè la visita che tu fai prima di entrare in ospedale: sono rimaste vuote per mesi. Per cui la gente doveva entrare in ospedale e tu solo dopo scoprivi se il paziente era positivo o meno. Nel frattempo quello aveva infettato tutti.
In un pronto soccorso come il nostro accedono almeno centocinquanta persone al giorno, moltiplica per tutti gli ospedali e calcola in sei mesi quante ce ne possono essere state. E poi ci stanno quelli che tornano a casa e lo diffondono nelle famiglie, gli operatori sanitari, gli infermieri, quelli delle pulizie, le guardie giurate, tutti questi messi assieme rappresentano dei focolai enormi, che insieme alle fabbriche rientrano nella grande questione dei luoghi di lavoro in cui si diffonde la pandemia. In più, bisogna tener conto del fatto che è completamente mancata l’assistenza domiciliare, che è fondamentale, perché la maggior parte di questi pazienti possono tranquillamente essere gestiti a domicilio. Le Usca esistono sulla carta, i medici di base, che dovrebbero essere i coordinatori delle Usca, non ne sanno niente, non c’è personale neanche per quello.
Il problema dei nuovi Covid Hospital è che sono strutture di fortuna, anguste, che contengono poche persone, senza personale. Il dibattito se servano o meno lascia il tempo che trova. Adesso De Luca se ne vanta dicendo: “Avete visto che ci servivano?”. Certo che ci servivano, perché nel frattempo non è stato fatto niente per il territorio, è ovvio che i pazienti ricoverati lì dentro ci sono. Tra l’altro la struttura dell’Ospedale del Mare è stata costruita mentre veniva chiuso il Loreto Mare, che ha centinaia di posti letto e sale operatorie che potrebbero essere utilizzate per operare i pazienti infetti da Covid, che invece vengono operati altrove, in sale non attrezzate, fomentando il contagio. La logica vuole che se tu hai un paziente fratturato, che ha il Covid ma è asintomatico, lo porti là, chiami un ortopedico di un altro ospedale se non ce l’hai per operarlo, poi il medico torna al suo lavoro e il paziente resta là. Non che porti il paziente per essere operato in una sala che non è a tenuta stagna, nella quale dopo sarai operato tu o il tuo vicino di casa, mentre ci sta un ospedale vuoto da un’altra parte.
Terminata la fase del commissariamento ora ci dicono che i fondi per le assunzioni ci sono, ma di fatto sono i medici che mancano. Prima di tutto dobbiamo “ringraziare” il numero chiuso nelle università. Poi tanti ragazzi vanno a lavorare in strutture private convenzionate, economicamente più favorevoli e altri ancora se ne vanno all’estero. Certo, questa non è una situazione che risolvi subito, ci dovevano pensare dieci o venti anni fa, con una strategia a lungo termine. Si dice: nei prossimi dieci anni assumeremo “X” medici e piano piano cambieremo le cose. Invece questi in cinque anni hanno chiuso tre ospedali: il San Gennaro, gli Incurabili e il Loreto Mare. Il San Giovanni Bosco è diventato Covid Hospital e così in centro è rimasto solo il Pellegrini, che è sovraccarico a livelli spaventosi.
L’assenza della medicina territoriale contribuisce a sovraccaricare gli ospedali, perché si aggiunge il portato di tutte quelle patologie che potrebbero essere seguite a casa e che già si riversavano in ospedale prima della pandemia. Ci sono tantissimi pazienti cronici che potrebbero essere seguiti a domicilio e invece si vedono costretti ad andare in ospedale perché, di fatto, il medico di base è sovraccarico, la guardia medica non fa niente, altre strutture non ci sono… Manca tutto, mancano gli ospedali di comunità, manca una riforma della medicina generale: non è possibile che il medico di base stia chiuso nello studio e faccia il passacarte. La medicina di base deve essere h24, devono fare i turni, per questo devono diventare dipendenti, non è possibile che siano privati convenzionati con la Regione. Solo che per cambiare queste cose serve una visione, serve una riforma generale e la Campania è indietro anni luce. Il ministero della sanità ha competenza ormai solo sulla ripartizione dei fondi e su poche linee guida nazionali, il resto è regionale, tanto è vero che ogni regione fa come vuole: in Lombardia la medicina di base quasi non esiste più, è tutto privatizzato. (intervista a cura di riccardo rosa)
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