Questo giornale ha spesso raccontato le insidie che si nascondono nei processi di partecipazione della cittadinanza alla cosa pubblica, evidenziando l’ipocrisia celata in percorsi di apparente protagonismo popolare, utilizzati (da Torino a Catania, da Milano a Napoli) come social-washing
In uno scenario di pratiche do-ut-des talmente evidenti da rendersi invisibili, diventa sempre più difficile, per “normali” cittadini che si aggregano in maniera informale (sotto forma di comitati, gruppi o associazioni che non hanno come scopo l’investimento di capitali o il mantenimento di rendite di posizione), pretendere un ruolo nei processi di trasformazione dei territori. Una difficoltà che aumenta o diminuisce a seconda dei cambiamenti politici e istituzionali che avvengono in altre sedi, sulla base di interessi lontanissimi da quelli locali, e che hanno come esito (voluto) un aumento della sfiducia tra i cittadini verso ogni percorso di protagonismo che sia economicamente disinteressato.
Da qualche mese, l’Osservatorio popolare (che già nel 2020, dopo un lungo percorso di lotta era stato riconosciuto come interlocutore dagli enti pubblici deputati all’implementazione del Piano di risanamento e rigenerazione urbana di Bagnoli) ha dovuto rimodulare, suo malgrado, i rapporti con Invitalia e con il commissariato straordinario, come indiretta conseguenza del cambio di colore del governo. Una volta venuto meno il referente politico che si era a suo tempo fatto promotore del Praru (ovvero il centrosinistra allargato ai Cinque Stelle), il soggetto attuatore del piano, Invitalia, ha dovuto prendere atto di un sempre minore interesse per la “questione Bagnoli” da parte dell’esecutivo, circostanza che ha spinto l’ente a rivedere l’intero approccio al proprio ruolo, riconsiderandolo come mera applicazione degli interventi tecnici previsti dal piano di bonifica.
Allo stesso tempo anche il commissario straordinario (il sindaco Manfredi, coadiuvato dai due vice De Rossi e Falconio), che poteva prima contare su un governo amico, si è trovato in una posizione di isolamento e ha faticato a interloquire, sulle questioni politiche, gestionali e programmatiche legate alla rigenerazione urbana, tanto con il governo quanto con la stessa Invitalia (che nel frattempo, per iniziativa della premier Meloni, aveva sostituito l’amministratore delegato Arcuri con Bernardo Mattarella, nipote del presidente della Repubblica). L’esito di questo valzer è stato una maggiore predisposizione al confronto con i cittadini da parte dell’ente commissariale e una parallela rigidità riscontrata nei rapporti tra l’Osservatorio e Invitalia.
Poco male, se questi fragili equilibri non influissero sugli sforzi che le realtà del territorio mettono in campo per monitorare i processi di bonifica in corso, uno degli obiettivi per cui questa rete di cittadinanza attiva è nata. Difficoltà pretestuose sono sorte, per esempio, in riferimento alla possibilità di organizzare un open day dell’area “Ex Pinetina” della vecchia fabbrica (avvenuto poi il 29 gennaio scorso), un momento simbolico che aveva l’obiettivo di aprire ai cittadini una piccola porzione di quel territorio che per tre decenni è stato inaccessibile a tutti. Altri intoppi di tipo logistico si stanno provando a superare per definire il percorso di una serie di passeggiate collettive nell’ex area industriale, che permettano a vecchie e nuove generazioni di bagnolesi e napoletani di guardare da vicino, senza muri e reti di recinzione, l’acciaieria, gli impianti Cementir, il fu altoforno e le ciminiere. Abbiamo sempre sottolineato l’importanza di essere fisicamente all’interno della fabbrica e di attraversare le zone ormai bonificate dall’amianto, sia per il valore simbolico di riappropriazione dell’area, che per dare un segnale di trasparenza da parte degli enti deputati alla bonifica rispetto a operazioni che negli anni passati si sono caratterizzate per opacità e spesso illiceità.
Se Invitalia non ha mai voluto incontrare l’Osservatorio negli ultimi mesi, rimettendo in toto all’ente commissariale l’onere di interloquire con i cittadini, ha invece mostrato di essere ben disposta a figurare in iniziative-vetrina, durante le quali è arrivata ad annunciare importanti avanzamenti messi in calendario, di cui invece nessuno era stato informato sul territorio. È accaduto qualche giorno fa a Bruxelles, nel corso della presentazione del progetto Life SEDREMED, realizzato da giovani ricercatori europei in collaborazione con la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli. Il progetto, cofinanziato dalla Commissione europea e coordinato dalla Stazione Dohrn, punta a sviluppare una tecnica innovativa di bio-risanamento che possa costituire una soluzione sostenibile – tanto dal punto di vista ambientale che economico – alla bonifica a mare dell’ex-Italsider. La sperimentazione si basa sull’utilizzo di microrganismi e corrente elettrica per diminuire la concentrazione di contaminanti nei sedimenti marini, di fatto uno degli elementi più complessi delle bonifiche riguardanti gli ex siti industriali. La speranza dei ricercatori è di contribuire attivamente ai processi di bonifica di questo sito e di altri siti con problematiche simili in tutta Europa.
Come Osservatorio abbiamo preso atto dell’interesse finalmente dedicato da Invitalia al progetto, con i cui ricercatori siamo in contatto da tempo, e che anzi abbiamo provato, senza successo, a presentare agli stessi dirigenti dell’ente in più di una circostanza. Ci lasciano perplessi invece le indicazioni negative date da Invitalia nei confronti di una ricerca molto considerata a livello europeo, che propone tecniche innovative che comporterebbero, tra l’altro, un notevole contenimento dei costi rispetto al totale dragaggio previsto dall’ente; accogliamo infine con sconcerto gli annunci dati in pompa magna da Invitalia rispetto all’imminente inizio delle operazioni di capping¹, che dovrebbero prendere il via entro la primavera, senza che nessuno si sia preso la briga di informare i comitati e le realtà cittadine che sono state investite, pure istituzionalmente, di un compito di monitoraggio civico sui processi in corso.
È palese in tal senso lo svilimento della partecipazione dei cittadini che, evidentemente, essendosi guadagnati sul campo un diritto al protagonismo, non hanno nulla da proporre “in cambio”, se non le esigenze di monitoraggio e partecipazione alle scelte. Il comune di Napoli continua ad andare per la propria strada organizzando iniziative vuote nei contenuti e discutibili nella forma alla Porta del Parco, riportando alla mente i tanti tentativi fatti negli anni da Bagnoli Futura per riempire un guscio vuoto; Invitalia ed ente commissariale “dimenticano” di informare i cittadini su passaggi rilevanti, così che informazioni cruciali sui prossimi passi della bonifica arrivano prima a Bruxelles e poi a Bagnoli e Cavalleggeri, e anzi se giungono sul territorio è solo grazie al lavoro di chi intende la ricerca scientifica come un contributo da dare ai cittadini attraverso e non di traverso alle azioni istituzionali.
Con un comunicato stampa la scorsa settimana abbiamo denunciato questa spiacevole sensazione di sopportazione, più che di coinvolgimento, da parte degli attori istituzionali nei nostri confronti; approfittiamo dello spazio che ci concede Napoli Monitor per comunicare la prossima organizzazione di percorsi di formazione e di aggiornamento sul territorio, organizzati con l’aiuto di figure tecnico-scientifiche, per fare un punto sulla situazione della bonifica e delineare i prossimi scenari. Non mancheremo ovviamente di invitare ad ascoltare, e se vogliono a intervenire, quei soggetti istituzionali che di queste cose si stanno occupando. (osservatorio popolare bagnoli)
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¹ Processo che – una volta messo in sicurezza un suolo – mira a creare sistemi di sicurezza e barriere di superficie ridimensionando la capacità degli organismi naturali di spostare i sedimenti contaminati verso la superficie, proteggendola dall’erosione e assicurando quindi una maggiore durata degli interventi.
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