Stretti tra due fuochi che bruciano alle estremità del quartiere, rispettivamente sulle colline di Agnano e Posillipo, gli abitanti di Bagnoli hanno preso atto ieri del proprio destino, o meglio dei piani di quello che sarà il proprio destino, nel corso di un incontro alla municipalità alla presenza del presidente Civitillo, dell’assessore all’urbanistica Piscopo e del vicesindaco Del Giudice. All’interno della sala di via Acate è stato infatti illustrato il progetto dell’accordo interistituzionale che verrà firmato mercoledì mattina e che, dopo infinite polemiche, ha messo attorno a un tavolo comune, regione e governo, per discutere, rivedere e correggere ancora una volta il piano di riqualificazione urbana dell’ex area industriale. “Prendere atto”, si diceva, perché a dispetto di tutti i proclami sul processo di partecipazione pubblica sbandierato dal sindaco, l’accordo è piovuto dal cielo, senza alcun coinvolgimento della popolazione locale e dei comitati che negli ultimi anni pure avevano fatto fronte comune con il primo cittadino, accreditandolo come degno rappresentante degli interessi della città nella battaglia contro il commissariamento del quartiere.
I due assessori arrivano a Bagnoli alle cinque e venti, con un’ora di ritardo. L’incontro tarda ulteriormente a iniziare, data l’assenza di un computer. Il piccolo schermo, appeso alla men peggio sulla parete principale della sala, rimane così bianco per un po’, mentre il presidente della municipalità si prodiga nei ringraziamenti ai due rappresentanti del Comune. L’assessore Piscopo comincia così a parlare senza l’aiuto delle slide, che comunque risulteranno inutili: in primo luogo perché dai trapezi sgranati proiettati sullo schermo si vede poco o nulla; in secondo perché né le immagini, né le parole dell’assessore faranno chiarezza sui punti più delicati dell’accordo.
Il comune di Napoli si fa vanto di aver migliorato il piano di Invitalia, secondo quello che qualcuno tra la folla definisce il “metodo Raggi”: insistere a spiegare “il disastro che poteva essere” per far digerire meglio “il mezzo disastro che sarà”. I punti forti del piano, spiega Piscopo, sono la bonifica di fondali e terreni, la presenza del parco e della spiaggia pubblica (comunque già garantiti dagli strumenti urbanistici pre-commissariamento), la costruzione di infrastrutture per il trasporto su ferro e su gomma, la rimozione della colmata, l’arretramento di Città della Scienza e il ripristino della linea di costa. Già dalla entusiasta narrazione degli assessori, emergono però alcuni elementi che configurano una realtà non così rosea, messa poi definitivamente in evidenza dalle contestazioni che arriveranno puntuali.
La questione chiave è lo stanziamento dei fondi. Nell’accordo infatti, a meno di cambiamenti dell’ultima ora, non vi è definizione precisa delle risorse necessarie (tra bonifica e riqualificazione, si parla di quasi un miliardo di euro) e soprattutto non viene scritto dove e come verranno reperiti i finanziamenti tanto pubblici che privati. Le “risorse finanziarie da allocare” sono anzi inserite (insieme alla “mancata conoscenza delle quantità inquinate di colmata e sedimenti marini” e il sequestro attuale di alcune aree) tra i “vincoli e criticità” dell’accordo, all’interno del quale si sottolinea come “il persistere di uno o tutti tra questi, potrebbe compromettere o ritardare l’attuazione del piano”.
Anche la spiaggia pubblica fa discutere. Quando all’assessore viene chiesto di essere più preciso sulla sua allocazione, Piscopo risponde genericamente che «saranno garantiti i due chilometri di spiaggia pubblica previsti dalla delibera comunale». La delibera, in realtà, parla di due chilometri e mezzo, una differenza non da poco dal momento che – secondo testimonianza di una fonte istituzionale – sarebbe causata dalla volontà di tutelare alcuni tra i concessionari di lidi e locali notturni siti tra il pontile di Bagnoli e il confine con Pozzuoli. «Ma una parte di quel litorale non è compresa nel Sito di interesse nazionale, e quindi è fuori da quest’intervento!», sbotta Piscopo, dimenticando che anche l’isola di Nisida era inizialmente fuori dal SIN, eppure non si sono incontrati grossi ostacoli nell’inserirla successivamente, per esplicita volontà del governo.
È proprio Nisida il punto più ambiguo del piano. Nello specchio d’acqua che la circonda, infatti, è previsto un porto turistico di venti ettari, mentre tra l’istmo e l’isola verranno “riqualificati” almeno due edifici, ridestinati a uso “turistico-ricettivo”. È chiaro che un porto (niente affatto piccolo: sarà grande il triplo di quanto previsto dal Pua e potrà ospitare tra le ottocento e le mille barche), prospiciente a un paio di alberghi di lusso capaci di competere con quelli del lungomare di via Caracciolo, oltre alla disponibilità di altrettante spiagge e dell’unico mare balneabile della zona, renderebbero Nisida un perfetto resort naturale per turismo di lusso, compromettendo in un colpo solo l’uso pubblico dell’ormai frequentatissima scogliera e del molo Cappellini, oltre che la balneabilità di una buona parte delle acque corogliesi, a causa dalla nafta, i fumi di scarico e gli inquinanti prodotti dalle barche. Si tratta inoltre, come fanno notare gli interventi accalorati degli attivisti dell’Assise di Bagnoli e di Bagnoli Libera, di progetti attuabili nell’immediato, tanto più che nell’accordo si spiega come un’intesa con il Ministero della difesa (che sull’isola gestisce la Marina Militare) sia già pronta per essere sottoscritta entro la fine del 2017. Per tutti gli altri interventi, quelli che – in teoria – dovrebbero provocare “ricadute sociali ed economiche” favorevoli al quartiere, si dovrà aspettare almeno la metà degli anni Venti.
Se Nisida, la spiaggia e le risorse economiche sono i tre punti cruciali, non mancano le polemiche su altri versanti. Si va dall’aumento dei volumi edificabili nell’acciaieria all’inserimento di attività commerciali in una galleria sottostante la passeggiata al mare; dalla presenza di generiche “attività commerciali e ricettive” all’interno del parco verde alla poca chiarezza sul Miglio azzurro, che ospiterà per lo più attività legate alla cantieristica navale ma sarà scollegato rispetto al porto. Insorgono gli abitanti di Coroglio che vedranno abbattute le proprie case (circa la metà di quelle presenti nel borgo), interrompendo la lezioncina dell’assessore Piscopo sulla “liceità” di edifici che, per la maggior parte, sono lì fin dagli inizi del secolo scorso; altrettanto fa, ripetutamente, Umberto Frenna, patròn dell’Arenile e leader del CoMaBa (il consorzio di imprenditori che posseggono una concessione sul litorale). Frenna, che vede come fumo negli occhi la creazione di anche un solo metro di spiaggia pubblica, tra urla e spintoni cerca di aizzare i propri lavoratori contro chi asserisce che, così com’è, la spiaggia pubblica è una favoletta senza lieto finee. La bagarre è ormai incontrollata e si va avanti così per un po’. Subissato dalle rimostranze dei cittadini, l’assessore prende il microfono e (non) risponde, in due o tre minuti di repliche in cui non entra mai nel merito delle questioni, nascondendosi dietro la natura solo “progettuale” del piano, lungi dall’essere un provvedimento esecutivo.
Passate le sette l’incontro termina tra il malumore di tutti. Nella prima parte si rivela una conferenza un po’ raffazzonata di due assessori, presentatisi alla folla per illustrare i risultati di quanto è stato deciso senza il coinvolgimento di alcun organismo locale: dalle assemblee e i comitati di quartiere, alla municipalità, fino ai consiglieri comunali, che approveranno in maggioranza un piano fino a oggi mai visto, imponendo i più temerari qualche correzione “di forma” capace di accreditarli come l’ala sinistra del consiglio. Nella seconda metà, diventa lo sfogatoio di cittadini esasperati. C’è chi perderà la casa e chi la scogliera dove fa il bagno; chi è preoccupato dei tempi e chi dei soldi; chi ha capito di essere stato preso ancora una volta in giro dall’amministrazione, e non vede troppe vie d’uscita, chiuso nella morsa di interessi rappresentati da comune e governo, esattamente come quei due fuochi enormi che da due giorni circondano il quartiere, mandando in fiamme le colline di Agnano e Posillipo. (riccardo rosa)
Leave a Reply