Rumore, marzo 2023
Da: Rumore, n.374 (marzo 2023)
“La memoria bucata è un inno alla ricerca dei dettagli più estremi e nascosti di ciascuno di noi. Ciò deve essere un vanto e la forza per provare a difendersi dalle brutali leggi del mercato, dalla massificazione della vita prima e dell’offerta artistica poi. L’arte può poco ma la vita senza arte può ancora meno”.
Antonio Raia, sassofonista napoletano qui coadiuvato da Stefano Costanzo (batteria), Renato Grieco (contrabbasso) e Stefano Giampietro (elettronica), pubblica l’ambiziosa opera in cui la musica rimodella la missione letteraria di Antonio Neiwiller, poeta, attore e regista di un teatro da se stesso definito metropolitano e clandestino.
Neiwiller descrisse così l’ossessione e l’avversione per un tempo in cui occorre convivere con le macerie e l’orrore, per trovare un senso: “Quando penso al laboratorio penso alla vita e alla morte. È là che va fatto il bilancio più lucido. Vorrei percorrere più strade, essere aperto a ogni esperienza e a tutte le forme d’arte. Bisogna mettere in discussione tutto, con coraggio, e creare con pazienza e tenacia le condizioni vitali per il proprio lavoro”. La sua voce, estrapolata da spettacoli dimenticati chissà dove, incontra il suono asciutto di Raia esattamente in questi territori non entrando mai in conflitto ma raggiungendo, invece, un’intesa quasi naturale con la drammaticità del pensiero olistico del poeta conterraneo.
Raia investiga all’interno della propria composizione, esaltando la conoscenza del lavoro di Neiwiller al punto da renderlo suo, in un’unica traccia che fa da colonna sonora al libro. L’intimità della sperimentazione raggiunge l’obiettivo di creare microspazi di ascolto, per cercarsi o ritrovarsi in silenzio e solitudine, rinnegando l’ovvio e l’idea di una società da imparare a disertare, oltre il reale. (antonio briozzo)