È stato arrestato oggi il Sindaco di Legnano, Giambattista Fratus, esponente di spicco della Lega nelle vicende politiche dell’Alto Milanese. L’arresto del sindaco, dell’assessore al bilancio e dell’assessore alle opere pubbliche segue un periodo di tensioni all’interno della giunta leghista iniziato già nei mesi scorsi. Di seguito riportiamo un estratto da un articolo di Gloria Pessina su Legnano uscito sul numero 2 de Lo Stato delle Città (aprile 2019), nel quale si ricostruiscono alcune vicende economiche e politiche della ex “Manchester d’Italia” attraverso i racconti di un operaio e le analisi di un sociologo.
[…] Qualche mese dopo, mentre traduco le interviste fatte a Legnano per il progetto per cui stavo lavorando, osservo che la Pensotti, l’azienda di cui mi aveva raccontato Patrick, non viene quasi mai citata dai rappresentanti delle istituzioni, della società civile e del mondo delle imprese che avevo incontrato. Tutti invece mi avevano raccontato del passato glorioso dello storico Cotonificio Cantoni e della fabbrica di turbine Franco Tosi, a cui sembrava fosse ancora legata l’identità incerta della Legnano di oggi. Il segretario di Confartigianato Alto Milanese aveva definito la Franco Tosi «una città nella città» aggiungendo che Legnano era cresciuta «intorno alla fabbrica».
Sorta venti chilometri a nord di Milano, Legnano ha visto la nascita dell’industria tessile agli inizi dell’Ottocento, seguita a distanza di cinquant’anni dall’industria meccanica e per questo è stata definita da alcuni “la Manchester d’Italia”. Negli anni Settanta del Novecento il Cotonificio Cantoni impiegava cinquemila operai ed era il più grande impianto italiano del settore, mentre la Franco Tosi dava lavoro a oltre seimila persone ed era uno dei maggiori produttori di turbine in Europa.
Tra le altre imprese attive nel settore tessile fino agli anni Settanta/Ottanta c’erano la De Angeli-Frua, il Cotonificio Dell’Acqua, la Tintoria Agosti, la Manifattura di Legnano, la Tintoria Giulini&Ratti e il Cotonificio Bernocchi. Nel settore metalmeccanico erano sorte intorno alla Franco Tosi anche la Ercole Comerio, la Bozzi, le Industrie Elettriche di Legnano, la Mario Pensotti e la Andrea Pensotti. Della maggior parte di queste, ora a Legnano rimangono gli scheletri e grandi aree dismesse, soprattutto lungo la ferrovia e l’asse del Sempione. Gli enormi edifici color vinaccia della Franco Tosi sono ancora la prima immagine che si ha di Legnano arrivando in treno da Milano, ma l’azienda, più volte ristrutturata nel corso degli anni, ha ormai delocalizzato buona parte della produzione fuori dall’Italia ed è stata ceduta più volte, passando per le mani dell’indiana Gammon, per essere alla fine rilevata dal gruppo Presezzi, che sta valutando di spostare i meno di duecento operai rimasti da Legnano alla Brianza. Nonostante le delocalizzazioni, l’Alto Milanese, di cui Legnano costituisce (o si crede) il cuore, è tuttora uno dei pochi posti in Lombardia (e in Italia), dove gli impiegati in attività manifatturiere superano il cinquanta per cento. Legnano è ancora una città mediamente ricca.
Andrea Pensotti, che avrebbe poi dato il nome all’azienda, era un caporeparto della Franco Tosi che agli inizi del Novecento aveva deciso di usare le competenze acquisite nella grande industria per creare la propria impresa, un’officina meccanica per la produzione di caldaie industriali. Provo a ricostruire le vicende dell’azienda a partire da quello che mi racconta Patrick, con vari articoli di cronaca e l’aiuto di qualche lettura sulla storia recente di Legnano, in particolare alcune parti del libro Piccolo Nord. Scelte pubbliche e interessi privati nell’Alto Milanese (2011) curato da Simone Tosi e Tommaso Vitale. All’inizio degli anni Settanta la Andrea Pensotti era diventata una delle principali aziende di Legnano, ma dieci anni più tardi sia questa che la Mario Pensotti, impresa parente nata prima e specializzata in caldaie domestiche, avevano chiuso i battenti. Le vicende delle due Pensotti sembravano definitivamente concluse, quando un’azienda della provincia di Varese, la Sices, rilevò nel 1995 l’industria legnanese specializzata nella produzione di generatori di vapore. Nel 2002 la Sices acquisisce anche la Idrotermici di Padova, dando vita alla Pensotti Fabbrica Caldaie di Legnano S.p.A. (Pensotti FCL).
Sono gli anni in cui Legnano riesce a ottenere finanziamenti nell’ambito dei Fondi Strutturali Europei, venendo riconosciuta come area “ex industriale a grave declino”. La Pensotti FCL avvia le attività nel 2005. Quando Patrick comincia a lavorare lì, nel 2007, sono in trenta ma nel giro di pochi anni diventano centoquaranta. All’inizio fanno caldaie per cartiere, poi negli anni si specializzano nei settori di cui mi aveva parlato Patrick per raccontarmi i suoi giri per il mondo: raffinerie, industrie petrolchimiche, centrali termoelettriche, inceneritori e impianti di teleriscaldamento.
Nel 2009 un gruppo di imprese dell’Asse del Sempione, tra cui la storica Franco Tosi e la Sices-Pensotti FCL, danno vita a Legnano all’Associazione promotori per lo sviluppo del metadistretto della termoelettromeccanica e forniture per l’energia, presto trasformata in Energy Cluster dall’amministratore delegato di Sices. Sono gli anni in cui il governo Berlusconi vorrebbe far ripartire il nucleare in Italia, ma l’iniziativa viene bloccata dagli esiti del referendum del giugno 2011, pochi mesi dopo il disastro di Fukushima.
Negli anni successivi, complici anche gli effetti della crisi strutturale del 2008, il successo della Pensotti FCL inizia a incrinarsi. I siti produttivi della Sices in Italia (Varese, Legnano e Porto Torres) riducono la produzione, che aumenta invece a Kielce, in Polonia. La crisi del sito di Legnano, ossia della Pensotti FCL, diventa palese dal 2014 fino a diventare irreversibile all’inizio del 2018 quando il Tribunale di Varese riconosce che l’azienda “presenta i requisiti di fallibilità”. A marzo 2019 la Sices S.p.A. e la Sices 1958 S.p.A, già in liquidazione, dichiarano fallimento al Tribunale di Varese, che è in attesa della stessa dichiarazione da parte della Pensotti FCL, già in concordato da vari mesi. L’azienda aveva un debito di circa ottanta milioni di euro, la maggior parte del quale era imputabile alla “casa madre”, la Sices. Il debito aveva impedito alla Pensotti FCL di acquisire ordini negli ultimi anni, nonostante vincesse commesse grazie alla qualità dei prodotti e alla competenza dei lavoratori. Non era però in grado di fornire garanzie economiche sulla propria stabilità ai potenziali clienti.
A gennaio 2019 l’associazione delle imprese che operano nella Città Metropolitana di Milano e nelle province di Lodi, Monza e Brianza (Assolombarda) diffonde un video nel quale l’amministratore della Sices dichiara che «le condizioni del contesto sono molto cambiate, l’economia si è spostata e dobbiamo puntare in maniera diversa». Già componente del consiglio di amministrazione della società che gestisce gli aeroporti di Malpensa e Linate e presidente di Confindustria Lombardia dal 2013 al 2017, Alberto Ribolla indica come temi centrali su cui investire la flessibilità e la velocità. Dice che «il mercato domestico, dell’Europa, non serve più», e che «la partita si vince soprattutto nella logica del prodotto, del know how, del design, dell’engineering, di tutto ciò che è più difficile da aggredire dal punto di vista del costo». Attualmente Sices concentra la maggior parte della propria produzione in Polonia e Grecia, dove il costo del lavoro è nettamente inferiore.
Io e Patrick ci sentiamo di nuovo a marzo 2019, quando gli dico che sto scrivendo questo articolo. Mi racconta che dopo sette mesi in aspettativa dalla Pensotti, passati a lavorare a Mantova, ha dato le dimissioni ed è stato assunto con un contratto di un anno dalla ex Ansaldo Caldaie (oggi AC Boilers) a Gallarate, quindici chilometri a nord di Legnano. Si occupa di impianti dieci volte più grandi, soprattutto per centrali termoelettriche in paesi come l’Egitto. Ora sta cercando di limitare le trasferte: «Con tutti i giri che ho fatto per la Pensotti, tra l’altro, mi sono giocato una famiglia. Quando partivamo, io e i miei colleghi ci sentivamo parte di qualcosa di importante, eravamo orgogliosi di essere quasi degli ambasciatori di un’azienda di grande qualità. I rischi familiari venivano in secondo piano, ma ora non sono più disposto a rischiare». Non è l’unico, anche altri della sua squadra di avviatori si sono trovati a un bivio tra famiglia e lavoro. Molti di loro hanno trovato un nuovo impiego tra Gallarate, Milano, Venezia e Novara, anche se pagato meno o a condizioni peggiori rispetto a quelle che avevano alla Pensotti.
Nel frattempo, mentre scrivo, arriva la notizia che il sindaco di Legnano Gianbattista Fratus, esponente di spicco della vita politica dell’Alto Milanese, ha perso la maggioranza in consiglio comunale. Qualche quotidiano locale e nazionale prova a spiegare la dinamica degli ultimi mesi, ma la vicenda è ancora piuttosto confusa. L’unico fatto chiaro che emerge dagli articoli è che la giunta leghista di Legnano rischia il commissariamento. (gloria pessina – continua)
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