Questo diario è stato scritto tra l’8 e il 22 settembre del ’43 da Zarino Dipino di ritorno ad Amalfi dal reclutamento militare tra le Puglie, la Basilicata e il Molise. Fu donato ai figli, è custodito dai nipoti.
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Movimenti
Bari – pochi giorni, settembre 1943
Foggia – mesi 3
Petacciato (Termoli) – mesi 5
Casalbordino (Vasto) – pochi giorni
Sant’Angelo d’Alife – 15 giorni
Guidonia (Roma) – 32 giorni
Diario della fuga dalla 7a armata
8 Settembre 1943 – Siamo in ascolto della radio, che dopo poco col comunicato siamo informati che un convoglio nemico e in rotta verso il golfo di Salerno, più tardi ecco che un altro comunicato c’informa che l’Italia ha chiesto l’armistizio nello stesso comunicato siamo informati che reparti nemici sbarcano a Salerno, tutti della 7a siamo in attesa di notizie. I tedeschi che sono nella nostra zona Potentina subito piazzano mitraglie sui camion e incominciano a chiedere di che si tratta che la gente fa baldoria per le vie, noi riceviamo l’ordine da S. E. il comandante di non muoverci, ma dopo poco ecco che un fonogramma da Taranto da ordine che il Comandante e gli Ufficiali Superiori devono proseguire all’imbrunire per Taranto, noi soldati sembriamo tanti sbandati e non si pensa più che cosa fare, s’incomincia a imbrunire ecco che alla mensa si serve il pranzo siamo all’albergo Moderno, appena finito il pranzo ecco che fischia la sirena che era stata per lungo tempo zitta, tutti al ricovero ecco che arrivano degli apparecchi inglesi e sgangiano poche bombe nel nostro Comando dove viene ucciso un nostro Tenente del Genio e nelle vicinanze una mamma che aveva con se un bambino il bambino rimaneva salvo, siccome già dei soldati s’incominciavano a vestire borghesi io ho una calma precisa, girando dove siamo nel ricovero ecco che m’incontro con la Liliana che piangeva ed era in compagnia della mamma e della Gina, subito mi accosto la mia presenza gli dà coraggio e siccome avevo con me qualche cosa da mangiare ne faccio porzioni e mi metto a sedere con loro dove stanco prendo sonno, la notte passa tutta disturbata dai fischi della sirena, ecco l’alba qualche ufficiale che era rimasto al ricovero incomincia ad adunarci, mentre il Comandante dell’Armata è partito per Taranto con gli Ufficiali Superiori, arriviamo al Comando facciamo la nostra pulizia solita e verso le nove e mezza senza avviso delle sirene ecco che apparecchi nemici ci bombardano di nuovo il Reparto Autonomo dove trovano la morte 90 soldati e qualche ufficiale noi dall’albergo scappiamo di nuovo al ricovero e incontro di nuovo Liliana con tutti, faccio delle domande e mi dicono che avevano appetito approfitto che cè calma e vado all’albergo mentre strada facendo si vede tutto dirupato lungo le strade, mi infilo per la porta di servizio trovo una cesta la riempio di viveri e mi preparo un pantalone borghese, mentre i tedeschi già incominciano a prendere soldati ecco che arriva al posto Liliana gia i tedeschi ci pedalano resto li mentre un tedesco mi guarda e mi metto a terra dove Liliana mi ha coperto con un suo cappotto, passo poche ore ed ecco che un ufficiale ci aduna di nuovo e invece di condurci al Comando ci porta sotto una lunga galleria, passiamo delle giornate pessime digiune e senza curarci della pulizia personale, ecco che nel frattempo passa proveniente dalla Calabria la famosa divisione Goring e fermandosi a Potenza rastrella i soldati sbandati ecco che primo si portano il Colonnello Faccia che è il nostro nuovo Comandante, poco prima ci aveva parlato e esaltando la nostra gloriosa Armata ci incitava a gridare e l’ultima sua parola fu un domani vendicatemi, strada facendo ecco che lui era in possesso di un’altra pistola si ammazza mentre noi visto che i tedeschi incominciano a ragionar male ci mettiamo a far fuoco ma dopo poco siamo soprafatti e dandoci alla fuga portiamo con noi il nostro moschetto il n° del mio era XZ2852 non lo consegnai ai tedeschi ma lo buttai in un fossato d’acqua ecco che siamo in cammino e di lunedì ed è giorno 13 settembre sono le ore 17,20 siamo in sedici soldati e dei carabinieri, per prima tappa ci fermiamo a casa Romana, nella notte abbiamo un fortissimo bombardamento con dei razzi perché i nemici vanno in cerca di ponti per fermare i tedeschi, ecco che al mattino seguente prendiamo la strada di nuovo e ci fermiamo a Pignola, riprendendo il cammino e dopo avere camminato abbastanza ecco che ci fermiamo a Sellata m. 1117 sul mare nelle vicinanze vi è un gran tunnel che ci farà da ricovero nel caso di bombardamento troviamo della buona gente che ci vende un capretto si cuoce con delle patate e il boccone è abbastanza buono, io non mi sento bene una signora tanto gentile mi prepara una camomilla e al detto posto ci fermiamo per la notte, all’alba si prosegue il cammino e qualche compagno non è in condizione di proseguire sforzandoci, e incoraggiati riprendiamo il cammino è un bel tratto che facciamo e della buona gente che ci guida a Monte Crivo Mezzano dove facciamo sosta che con i nostri viveri si mangia un discreto boccone, si riprende il cammino ma la comitiva è diminuita di numero, qualche compagno è impressionato che i tedeschi ci davano fastidio preferisce rimanere in masseria, sono le sedici si riprende il cammino per Torre Satriano, la calma e la fiducia ci dà anima, facciamo una ripida discesa sul fiume “Noce” ci vediamo avviliti per la fitta boscaglia perché non siamo riusciti a trovare un viottolo, da lontano vediamo un buon vecchietto con un somarello qualche compagno dice ma chi è San Giuseppe, il nome suo è “Arcieri Savieri” ci libera dei bagagli li carica sul somarello e ci accompagna sul monte di “Fossa Cupa” in questo posto siamo bene accolti ci danno un buon latte e del pane questa brava gente, anche il dormire è stato ottimo pensando alla notte scarsa passata sotto una galleria freddissima, molti apparecchi durante la notte ma nessun razzo, è l’alba il tintinnio dei sonagli dei buoi ci sveglia e il vecchietto col somarello è davanti la porta della pagliaia dove abbiamo passato la notte, mentre ci prepariamo sono le 6,15 è giovedì il sole non è caldo si prosegue il cammino e alle ore 7 e 15 raggiungiamo la “piana d’asino” l’unico cibo che si trova sono le more che sono in mezzo alle roste, il vecchietto è un eccellente guidatore per la “Piana Salernitana” lui ci dà coraggio e solo poche ore con lui ci ha fatto fare un buon tratto di strada, cammina facendo, ecco che siamo quasi all’altezza di “Torre Satriana” il buon vecchio ci lascia lo regaliamo e da soli riprendiamo il cammino, sono le ore 9,50 ci fermiamo sulla collina di “Serra Longa” noi tutti dobbiamo essere grati e riconoscenti a questa buona gente del Potentino, in una masseria si mangia un boccone e lontano notiamo “Tito Picerno” e ancora i monti di Potenza, strada facendo incontriamo un bravo giovane che anche lui ci accompagna, il sole si fa sentire, siamo in nove e possediamo solo una borraccia per l’acqua, la strada che facciamo non è cattiva e dopo un’ora e mezza arriviamo alla “Frazione Acqua degli Asini” e oltrepassato anche Campitelli sono le ore 15 il sole è ancora caldo, si cammina attraversando strade mentre apparecchi a bassa quota cercano collone tedesche, appena avvistati gli aerei ci nascondiamo fra i cespugli, il giovane che ci accompagna si chiama Salvatore, che è l’anima della comitiva dopo 5 ore di duro cammino ecco che vediamo da lontano un paesello di nome “Balvano” all’entrata del paese vi è una chiesa vi entriamo per pochi minuti e mentre si gira per il paese in cerca da dormire avvistiamo dei tedeschi tutti ci diamo alla fuga e più tardi finalmente ci adattiamo in una casa per dormire, al mattino seguente in questo piccolo paesello per la prima volta dall’8 sett mi faccio la barba, una discreta colazione pane e fichi, riprendiamo la rotabile che dovrà portarci a Ricigliano siamo in nove uomini dopo circa due ore e mezza di cammino ecco che s’incomincia a vedere Ricigliano con me vi sono Paolo che è di Ravello e Battista e siccome sono bene informati che il dottore condotto e un ravellese c’informiamo dove abita e appena riusciti a trovare la casa, ci fa un accoglienza speciale ci dà da mangiare troppo bene dei spaghetti al sugo e del fegato e della frutta, mentre per gli altri compagni il Podestà si è interessato per la loro sistemazione, per dormire andiamo in una casina del dottore dove per colono vi è un ravellese di nome Peppino, all’alba tutti i compagni proseguono e a Ricigliano restiamo io, Paolo Battista e un napoletano di nome Gambardella, la giornata la passiamo alquanto discreta, ma gli aerei mitragliano sempre colonne tedesche, camminando per la masseria e per il paese si fa notte, passiamo una discreta notte e all’alba con l’aiuto di Dio riprendiamo il cammino, il Battista è l’unico che non ci dà coraggio per niente, la calma ci fa strada e solo verso mezzogiorno vediamo S. Gregorio e Buccino, all’altezza di S. Gregorio consumiamo il nostro spuntino, che brava gente in queste zone, è una calda giornata ci riposiamo e alle 13 riprendiamo il cammino, arriviamo all’altezza di “Monte Cornito” e in questa zona si aggiungono due compagni della 7a Armata Bisogno e Pellegrini, esperti di questa zona perché sono quì da sei giorni, si fà sera e un bravo uomo di una masseria ci dà da mangiare delle patate lesse e ci arrangia in discreto posticino a dormire, la notte l’abbiamo passata tranquilla senza che aerei ci avessero disturbati, la tappa che si dovrà fare è breve e così solo verso le 13 ci mettiamo in cammino, a noi si aggiunge un certo Pisacane che è di Tramonti la strada è tutta discesa e strada facendo ecco che raggiungiamo “Lavanga” e lunedì e qui ci fermiamo per la notte, all’alba si riprende il cammino siamo nel Salernitano, e dopo aver fatto un buon tratto ecco che arriviamo a Pagliarella qui incontriamo due soldati americani, sui nostri volti brilla la calma perché possiamo camminare da qui senza che troviamo un tedesco, questi soldati ci hanno fatto passare delle nere giornate, piano piano in serata arriviamo a Eboli dove ci fermiamo per passare la notte, tranne che tiri di artiglieria si odono lontano, e aerei sorvolano sopra di noi, è il 22 settembre e mercoledì ci svegliamo molto presto proseguiamo per Salerno mentre le artiglierie fanno un duello fortissimo, sono le 11 ecco che arriviamo a Salerno, e proseguendo per Vietri al ponte della Molina delle mitraglie tedesche ci attaccano, e riprendendo la strada della costiera solo verso le ore 20 raggiungo Amalfi dove arrivo alla mia casetta tra lo stupire dei miei familiari.
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